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venerdì, Marzo 29, 2024

La morte civile di Ischia

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L’ennesimo omicidio stradale riguardante la S.S. 270 Sopraelevata, al di là delle specifiche competenze e di ogni indiscutibile, storica omissione, mette a nudo un aspetto fondamentale della nostra Comunità isolana: l’egoismo imperante. Non trovo una motivazione campanilistica ad ogni costo, nel caso di specie, anche perché la solidarietà tra isolani/compaesani è da sempre pressoché inesistente, figuriamoci verso un extracomunitario.

Quel che è innegabile è il solito concetto “non mi tocca da vicino, non è affar mio”, a prescindere dall’etnia, dalla provenienza o dall’appartenenza della vittima: un post sui social, un intervento pubblico, un’indignazione più o meno latente verso chi poteva fare e non ha fatto e poi, dopo pochi giorni, tutto nel dimenticatoio. Anzi, anche la più frivola delle feste di piazza in programma nella stessa giornata ad opera di una parrocchia, come fatto notare puntualmente dal nostro Direttore in un suo recente editoriale, è stata ritenuta fin troppo importante per essere annullata dopo la morte in strada di un ragazzino innocente di soli sedici anni. Albanese. In vacanza ad Ischia.

Naturalmente, se la gente comune proprio non riesce ad andare oltre questo becero modo di campare, è la gente “in Comune” che dovrebbe rappresentare la svolta, il cambio di passo, la fattività che fornisce, magari anche speculandovi elettoralmente, la speranza (non dico la certezza) di aspirare concretamente a quei provvedimenti impopolari ma indispensabili per riprendere ad assumere le sembianze di un paese sicuro, civile e al passo coi tempi.
Non starò qui a stilare l’elenco di quanti morti ha causato quella strada dalla sua apertura ad oggi; piuttosto, mi appassiona tenere conto che l’unico intervento tanto auspicato da tutti, cioè l’illuminazione della Sopraelevata, in essere ormai da anni, di fatto non ha mitigato il rischio di gravi incidenti per chi la percorre. Il controllo automatico della velocità, anch’esso indicato da più fronti come unica soluzione possibile perché toccherebbe concretamente la tasca di qualsiasi conducente, anche il più sconsiderato, finora non ha trovato alcuna applicazione nell’ambito degli atti di chi è preposto a prendere provvedimenti.

Dopo l’incidente di pochi giorni fa, abbiamo visto alcuni posti di blocco “a metà strada” ad opera dei Carabinieri, pronti a rilevare le frequentissime infrazioni di chi percorre in entrambe le direzioni la nostra variante esterna, pensando di essere su un circuito a senso unico in cui il Codice Stradale è pari ad una semplice opinione; ma sappiamo bene, visti i precedenti, che non si tratta di una costante, bensì di una tipica sorta di ovvietà dettata dalla suggestione del momento. Nella speranza, ovviamente, che in questo caso abbia invece a ripetersi con una certa ritualità. Nel frattempo, ho sottoscritto anch’io una petizione lanciata tramite change.org per sollecitare il Sindaco della Città Metropolitana, De Magistris, all’installazione di un sistema efficace di controllo della velocità. Tuttavia, specie non volendo dimenticare la morte del dott. Mastrogiovanni lungo la litoranea Casamicciola-Lacco Ameno nel 2012, sappiamo bene che tutto l’asse viario compreso tra Ischia e Panza necessiterebbe di un sistema del genere. Intanto, ancora oggi tutto tace!

Agosto è cominciato, inesorabile, con la frenesia dei suoi ritmi, coinvolgenti chiunque spera ardentemente di trarne il massimo profitto possibile, o semplicemente desidera che la sua meritata vacanza ad Ischia proceda nel migliore dei modi e senza intoppi. E anche quest’aspetto ha reso particolarmente difficile, la sera dell’incidente mortale del povero Xhemal Velsmali, la gestione del traffico, inevitabilmente interrotto a poco più di cento metri dai semafori e oggetto delle rimostranze di chi, giunto al termine del suo “giro per sopra”, si è visto costretto a compiere un’inversione di marcia e ritornare verso il Porto, ben lungi dal preoccuparsi cosa fosse successo e a chi, ma semplicemente smadonnando a più non posso per il disagio subito.
Ho trovato una citazione anonima che trovo particolarmente adeguata al 4WARD di oggi: “Civiltà è l’opposto di caos e barbarie. La civiltà è una fase avanzata della società umana, in cui le persone vivono con un ragionevole grado di organizzazione e comfort e possono dedicarsi a cose come l’arte e l’istruzione, avendo superato le problematiche relative al procacciarsi il cibo o difendere la propria prole. Solitamente si attribuiscono alla civiltà caratteristiche positive, tra le quali spicca il saper stare insieme e il condividere una vicinanza sociale basata sul rispetto reciproco. Le persone civili sono quelle che sanno essere gentili con il prossimo, anche se gli sta antipatico. Solo attraverso la civiltà si possono porre le basi per l’instaurarsi di una società in cui possiamo tutti vivere allegramente.” Fin troppo spesso ho avuto modo di trattare questo argomento, nella speranza che qui sull’isola d’Ischia qualcosa cominciasse a cambiare in meglio, dopo aver praticamente gettato alle ortiche anni e anni di altruismo ed ospitalità che hanno rappresentato (e nonostante tutto, ancora rappresentano) la fortuna di gran parte di noi. E mi avvilisco quando devo prendere atto che anche la più fervida delle speranze deve cedere il passo a un’evidente stato di logorio sociale che si manifesta in ogni dove e che sembra irrisolvibile.

E mentre solo qualche testimone oculare o i pochi sensibili scossi dalle immagini del corpo senza vita di quel povero ragazzo, ben consapevoli che avrebbe potuto esserci un proprio caro al suo posto, sarebbero pronti a sostenere qualsiasi tipo di battaglia pur di non consentire il ripetersi di tragedie del genere, la stragrande maggioranza di noi non ha perso tempo per tornare al proprio lavoro, alla propria famiglia, alla cura dei propri interessi e, perché no, del proprio ego sempre più smisurato. Mentre Ischia, la “bella Ischia” solo mutuata nel nome ma mai perseguita da chi oggi è demandato a decidere per tutti noi, continua la sua inarrestabile picchiata verso chissà quale suolo su cui schiantarsi, prima o poi, in modo irreparabile. Una morte civile, credetemi, dalla cui responsabilità nessuno, e sottolineo NESSUNO, potrà essere esonerato.

2 COMMENTS

  1. Caro Davide,
    Ho precedentemente commentato l’indifferenza di chi dolosamente è inefficace rispetto al poco da fare che ci sarebbe. La soluzione è banale: automobilista attento più alla sua auto o moto che alla vita altrui? Dossi elevati che obbligano al rallentamento; dove? nei 20 SOLITI PUNTI CRITICI DOVE SONO ACCADUTI GLI INCIDENTI PIÙ GRAVI. Almeno evitiamo il ripetersi…..un esempio su tutti: la giovane Marianna morì investita all’incrocio leonardo mazzella e via mirabella alle 20 di sera di una triste estate: tu pensi qualcuno abbia preso spunto per installare un banale dissuasore?????
    Davide, le piccole comunità dovrebbero essere più pronte e vicine al territorio ma i politici purtroppo son tutti uguali.
    Un caro saluto.

  2. Già negli anni ’80 i troppi soldi affluiti sull’isola avevano dato alla testa: i parvenu ischitani continuavano a costruire ovunque senza accorgersi che stavano stravolgendo l’assetto urbanistico dell’isola (e conseguentemente anche il traffico). La sinergia nefasta tra politici, maestranze della frauca, avvocati specializzati nei condoni edilizi e vigili urbani conniventi ha creato un mix esplosivo che ha trasformato l’isola in una metropoli.
    I parvenu continuavano ad usare la politica per arricchirsi con le mazzette e per ficcare i loro parenti nei posti pubblici, invece di adoperarsi per far emergere i migliori talenti come avviene in ogni comunità sana: ognuno di noi conosce ottimi laureati e diplomati che sono stati costretti ad emigrare perché non facenti parte del sistema tribale ischitano, mentre i ciucci matricolati sono stati piazzati nei posti di potere (partecipate, vigili urbani, municipi) per perpetuare il tribalismo.
    Il caos è aumentato giorno dopo giorno fino a raggiungere il livello parossistico odierno: altro che “la bella Ischia”, siamo diventati “la piccola Varcaturo”.
    Non concordo con la chiosa finale secondo cui NESSUNO sarà esonerato dalla responsabilità per la morte civile dell’isola: io non me ne sento affatto responsabile.
    (non per niente sono NEMO).

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