ELIANA DE SANCTIS | Lo scorso 3 aprile si è svolta presso la Biblioteca Nazionale di Napoli la cerimonia di presentazione di un volume che ne raccoglie gran parte dei titoli a fronte dei quasi novantamila custoditi tra le bacheche e i sotterranei della biblioteca stessa.
Il lavoro, curato dai Proff. Fabrizio Lomonaco e Claudia Megale, docenti di Storia della Filosofia Moderna e Storia della Storiografia Filosofica dell’Università Federico II, prefato dal Dott. Roberto Evangelista, ricercatore CNR e edito Diogene Edizioni, è il frutto di una collaborazione tra l’Università e la Biblioteca di Palazzo Reale, finanziata dal progetto PRIN-PNRR 2022.
Il «Catalogo della Biblioteca Brancacciana», questo il titolo, rappresenta un contributo di notevole rilevanza per la storia della cultura napoletana, in quanto ripropone in forma integrale la catalogazione dei libri appartenuti a un potente porporato, il cardinale Francesco Maria Brancaccio e antenata della moderna Biblioteca Nazionale.
La collezione privata di Brancaccio, risalente alla metà del Seicento, constava inizialmente di ventimila volumi; il cardinale, napoletano di origine ma romano d’adozione, tornando in patria volle portare la raccolta con sé e offrirla alla sua città come un dono; alla sua morte, desiderò che la biblioteca diventasse un luogo di pubblico utilizzo. Le ultime volontà del cardinale furono raccolte dai nipoti, il cardinale Stefano, il vescovo di Ariano Emanuele (che l’arricchì di altri trentacinquemila volumi) e fra’ Giovan Battista, baly di Malta, i quali curarono e allestirono la biblioteca nel palazzo attiguo alla Chiesa e all’Ospedale di Sant’Angelo a Nilo.
La Brancacciana fu inaugurata nel 1690 e aperta al pubblico un anno dopo. Ben presto si arricchì di nuovi preziosi volumi, grazie a importanti donazioni come quella del barone Andrea Gizio che, nel 1700 regalò una raccolta di manoscritti e libri di araldica e genealogia. Nel 1724 arrivò una svolta epocale: il re Carlo VI d’ Asburgo, allora re di Napoli, accordò alla Brancacciana il diritto di ricevere obbligatoriamente in dono una copia di qualsiasi testo venisse stampato in città. Dopo diverse peripezie che videro l’alternarsi di periodi di decadenza, successo, chiusura e autonomia, nel 1922 la Biblioteca fu definitivamente incorporata a quella regia, all’interno della quale furono trasferiti tutti i volumi, che si trovano lì ancora oggi.
Questa breve ricostruzione storica aiuta a comprendere l’importanza del progetto di ripubblicazione del Catalogo; non solo un valido strumento di supporto per le attività di studio e ricerca specialistica ma anche una vivida testimonianza del contesto storico e culturale della Napoli dell’età moderna.
Tra Sei e Settecento la capitale partenopea vantava un’intensa vivacità intellettuale, una variegata circolazione di saperi che spaziavano dalla scienza alla religione, dalla letteratura alla filosofia, dalla storia al diritto e che convivevano con dinamicità disarmante. Riprova della straordinaria apertura culturale della città in un tempo di forti contrasti storici e ideologici e che l’hanno resa degna capitale di un regno secolare.
L’evento di presentazione del «Catalogo della Biblioteca Brancacciana di Napoli» si è avvalsa degli interventi della Prof.ssa Antonella Cuciniello, direttrice della Biblioteca dei Gerolamini, Prof.ssa Maria Rascaglia, della Biblioteca Nazionale, Prof. Vincenzo Trombetta, dell’Università degli Studi di Salerno e la Prof.ssa Paola Zito, dell’Università Vanvitelli che hanno offerto una prospettiva profonda e dettagliata sulla famiglia dei Brancaccio e la diffusione del sapere a Napoli.
L’auspicio è che questo primo, straordinario lavoro di ricatalogazione rappresenti l’avvio di una nuova ricerca utile a registrare i volumi rimanenti, insieme ai moltissimi tesori talvolta sconosciuti o dimenticati che da anni, o addirittura secoli, da qualche parte, silenziosamente, giacciono aspettando di essere riscoperti, conosciuti, ricordati.