giovedì, Ottobre 10, 2024

James Senese a Sant’Angelo: “Ho sognato Pino, mi ha detto: Canta Chi tene ‘o mare”

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Isabella Rispoli | Ho sognato Pino, mi ha detto: “Canta Chi tene ‘o mare”. Il sax di James Senese  con il suo Napoli Centrale, si leva nella notte: un lungo, intenso applauso dal pubblico raccolto al molo di Sant’Angelo dove il mare è proprio lì, come la commozione per i due grandi della napoletanità: James che canta Pino Daniele.

Gaetano Senese, James, si dice un “un napoletano nero che suona il sax a metà strada tra Napoli e il Bronx”. Nato a Miano nel ‘45 da un soldato statunitense afroamericano e una giovane ragazza napoletana, conserva orgogliosamente le due culture di cui è figlio, fondendole, mixandole e nella la sua musica. Un po’ jazz, un po’ napoletano, a tratti rock, James accompagna le frasi con degli hai capit che suonano come degli you know americani.

Si definisce “figlio della guerra” per via dell’incontro avvenuto tra i suoi genitori alla fine della seconda guerra mondiale. In qualche modo questo influenza le tematiche dei suoi dischi?

“Sì, diciamo di sì. Non posso fare a meno di essere influenzato da questo. Napoli e l’America fanno parte di me, a volte riesco a stare dall’altra parte ma il più delle volte sono qui, è più forte di me, hai capito. Sento di essere un vero napoletano”.

Nella sua musica emerge più il Gennaro di Miano o l’afroamericano James?

“Diciamo che sono riuscito a fondere spontaneamente i due personaggi. È naturale quindi che dal mio modo di essere esca un linguaggio molto personale”.

Ha dichiarato che nei suoi brani tratta i sentimenti del popolo represso. Cosa intende?

“Che bisogna avere il coraggio di dire tutta la verità. Il popolo napoletano è bello, pieno di sentimenti, ma ha anche difficoltà nell’ammettere i propri difetti, i propri sbagli, hai capito…. dire la verità è importante, essere obiettivi, puliti”.

Da ambasciatore del sud, di Napoli ma non solo, che momento è per il meridione d’Italia?

“Sappiamo bene che ci sono delle cose che non vanno, da molto tempo. Dobbiamo riuscire a sopravvivere a questa baraonda che ci circonda, hai capito….non fa evadere i nostri sentimenti puri”.

E’ vero che sono tempi in cui l’assenza di personaggi iconici come Troisi, Pino Daniele,  per una città come Napoli si fa sentire?

“Noi dimentichiamo, dimentichiamo molto presto. Il sentimento, intendo. Ci sono tanti artisti che hanno calcato Napoli in un certo modo, hanno fatto rivivere la nostra realtà di sentimento puro. Totò, ad esempio. Purtroppo siamo abituati a dimenticare. Pino è morto due anni fa, ma io non sento un brano di Pino da nessuna parte, nemmeno in radio. Solo noi musicisti europei lo omaggiamo”.

Tra l’altro lei per anni ha collaborato con Pino Daniele…

“E’ lui ad aver collaborato con me! [ride]”.

Com’è nata questa intesa?

“Lui mi ha chiamato dicendomi: “Io sono Pino, ho sentito Napoli Centrale, mi piace molto e vorrei suonare con te”. Ci siamo conosciuti praticamente come un uomo e una donna, abbiamo comunicato così. Eravamo molto simili, abbiamo subito legato”.

Quindi possiamo dire che lei abbia contribuito al lancio di Pino Daniele, che all’epoca era ancora agli esordi.

“Sì, ho contribuito al suo successo, sicuramente. Gli ho dato tutta la mia esperienza, hai capito…”

Aspettanno ‘o tiempo. Cos’è il tempo?

Aspettanno ‘o tiempo è una realtà in cui si creano delle dimensioni, dove c’è ancora questa voglia di evadere e di scoprire che non dovrebbe mai finire, ma che un giorno finirà. In poche parole il tempo è il benessere, la ricerca di una vita migliore della nostra. Io riesco a galleggiare, ma pensiamo invece al popolo che in questa dimensione non riesce a sopravvivere”.

Cosa aspettiamo?

“Aspettiamo il tempo di tutto, anche della morte, hai capito… Anche se vorremmo fosse quanto più lontana possibile, la aspettiamo. Aspettiamo il tempo anche delle cose che vorremmo realizzare, per il popolo, per noi stessi”.

C’è stato un periodo di interruzione dei Napoli Centrale in cui si è dato alla carriera da solista, sbaglio?

“In parte. Mi spiego. Noi siamo nati tra il 1975 e il 1976. Dopo l’uscita del primo disco è cominciato ad emergere il mio nome. In realtà James Senese esisteva già, però quando abbiamo cominciato ad avere successo, anche in seguito alla collaborazione con Pino, ha acquisito ancora più visibilità. Chiaramente questo ha condizionato la struttura dei Napoli Centrale che come gruppo si è un po’ offuscato. Dal 1980 però ho ripreso completamente la mia creatura. Tuttora mi chiamano James Senese: io sono Napoli Centrale!”

Tra le nuove generazioni vede emergere qualcuno?

“Per l’amor di Dio! Ci vuole molto tempo, passione, dovere verso gli altri. I giovani vorrebbero tutto e subito ma questo non è possibile. Emergere significa regalare qualcosa prima agli altri e poi a se stessi, come hanno fatto i musicisti del passato. Io sono 50 anni che sto qui perché cerco qualcosa per gli altri e per me, hai capito… “Tutto e subito” è un concetto destinato ad esaurirsi nell’arco di poco, quelle che rimangono sono le realtà in cui si ama se stessi e la propria città”.

Un po’ la logica dei social, tutto e subito. Contenuti brevi, immediati, fenomeni che nascono e muoiono nel giro di pochi mesi…

“Non è colpa loro. I giovani vogliono tutto e subito perché i soldi fanno gola, chi è che non vorrebbe una bella macchina? I giovani non cercano il sentimento. Non tornano indietro ad amare ciò che dovrebbero, come la famiglia o ciò che c’è intorno a noi. Tutto e subito fa in modo che non venga rispettato più nessuno, hai capito…”.

Il rapporto con l’isola d’Ischia. Che suggestioni le evoca questa terra?

“Ma guarda… ho villeggiato qui per anni. Abbiamo un ottimo rapporto, Ischia fa parte di Napoli e nel golfo abbiamo cose incredibili. Ischia è un bel posto. E’ un piacere esibirmi in luoghi come questo: il profumo di Ischia dà felicità. Qui voglio farvi ascoltare un po’ tutta la mia vita, come vedo il mondo e ciò che ho dentro. Quello che ho subìto, il male e il bene. Usciranno tante cose, sia l’allegria che la tristezza. Ciò che ho vissuto e continuo a vivere. Potrei vivere meglio di ieri eppure non riesco, perché sono molto coinvolto da ciò che mi circonda. Voglio combattere questo sistema, è così da tanti anni. Se mi trovo qui è perché sono riuscito a non farmi influenzare, a non cadere nel sistema e questa per me è una cosa grande. Ascolteremo un’astronave che si posa sulla terra…”.

Chi tene ‘o mare cammina ca vocca salata, ‘o sape ca è fesso e cuntento… Così dunque l’omaggio di Senese ad Ischia ricordando Pinotto (“che ora sta in un posto migliore”), il 25 agosto, per il progetto “Dal monte Epomeo al borgo marinaro di Sant’Angelo”, tra i ringraziamenti del sindaco Rosario Caruso e dell’assessore al turismo di Serrara Fontana Emilio Giuseppe Di Meglio – padrone di casa – e l’efficienza di Pasquale Raicaldo. Sullo sfondo un borgo magico che continua a regalare musica, arte e cultura.

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