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giovedì, Marzo 28, 2024

Italo Giulivo e la verità che fa male: “Vi vorrei far vedere cosa c’è dentro l’alveo Senigallia”

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Gaetano Di Meglio | Italo Giulivo parla senza peli sulla lingua e, se la volta scorsa aveva avuto qualche picco di protagonismo e di allarme, ieri pomeriggio nella chiesa di Santa Maria Maddalena è stato chiaro, preciso, serio. E, dalla sua bocca sono uscite le parole che non ci piace sentire. Quelle che accusano. Quelle che richiamano alla responsabilità e alla serietà di un paese che ha molte cose da chiarire. Prima di tutto a sé stesso.

“Il 25 novembre 2022 non si poteva parlare di una messa in sicurezza, Casamicciola era già un territorio critico e l’Unità di Bacino ci ha fatto una foto delle criticità di questo territorio con le mappe del rischio e delle zone R4. A Ischia è possibile della mitigazione del rischio e della convivenza con il rischio, ma non è possibile la messa in sicurezza di un territorio che è una montagna. Il 26 novembre ci spinge ad una riflessione. Quella notte – ha detto alla platea – sono venuti giù 178 mm di pioggia in poco meno di tre ore con dei picchi in poco più di mezzora. Sono venuti giù, quasi con certezza, 40 mila metri cubi di materiale ad una pendenza e ad una velocità difficile da calcolare. 40 mila metri cubi sono due campi di calcio pieni di materiale per 4 metri di altezza. Tutto questo è transitato su Via Monte della Misericordia che doveva essere un fiume. Abbiamo alvei strade che lo sono anche prima del 26 novembre. Ci siamo mai preoccupati quando siamo entrati nella cava se il tubo posticcio era sufficiente o stavamo facendo un danno agli altri?” si è chiesto il direttore Giulivo.

“Noi abbiamo fatto con il territorio come si fa con un malato come in un pronto soccorso – illustra ancora Giulivo – per poi mandarlo in corsia per la mitigazione del territorio. Per la mia esperienza – aggiunge ancora Giulivo – qui a Casamicciola, mi aspettavo di trovare maggiore attività e resilienza e, invece, ci siamo ritrovati a fare il COC al Capricho (parte la stoccata contro Castagna & Co). Una realtà, non certo per colpa nostra – che non avevamo un piano di protezione civile – accusa ancora.
“Per mettere in sicurezza ci vuole un PUC e se tutto questo non c’è – continua Giulivo -, si parte da una fotografia problematica. Dobbiamo migliorare ed è una sfida da affrontare. Ad Ischia arrivano risorse che in altre emergenza non ho mai visto e altre ne arriveranno con il decreto terremoto. Le risorse stanno arrivando e – confessa – adesso si tratta di trasformarli in progetto”.
Poi le parole di Giulivo sono un colpo a tutti: “Abbiamo completato le azioni dell’alveo Senigallia. Là dentro – ha detto – si trova di tutto. Attraversamenti… vi vorrei far vedere le foto per la realtà e per le manomissioni antropiche – poi cambia il tono – che aumentano il rischio. Ora vanno affrontate e vanno affrontate insieme con i privati. Si tratta di abbattere i muri costruiti in proprietà demaniale. Non troviamo colpevoli – addolcisce la sua posizione – ma vogliamo mitigare il rischio”.
Poi Giulivo torna sulla politica: “Come si affronta un’emergenza senza avere un piano. Come affrontiamo l’emergenza senza un piano? Ora Arrivano i presidianti e gli strumenti per valutare il rischio. Non c’è la bolletta della protezione civile che si può pretendere un servizio. In protezione civile – aggiunge – ognuno deve fare la sua parte e la comunità deve migliorare la propria capacità di convivenza con il rischio. Dobbiamo essere consapevoli che l’isola d’Ischia ha problematiche di natura vulcanica, idrogeologica, tettonica e da mareggiate”.

Direttore, un j’accuse forte, quello che ci ha colpito sono state le sue parole sulle forti manomissioni che ha trovato nel valore Senigallia e che mi sembra l’abbiano anche preoccupato per l’intensità e per la manomissione della sicurezza dell’alveo.
“Sì, ma non è una novità, nel senso che le manomissioni all’interno degli alvei sono note. Sono degli alvei strada, sono delle cave che molte volte sono state adibite a strade per raggiungere anche abitazioni del territorio. È ovvio che quelle manomissioni hanno determinato, diciamo così, delle situazioni che non consentono il libero deflusso delle acque e quindi una situazione di aggravamento su valloni che sono noti per le condizioni di rischio. Chiunque apre una cartografia del piano di assetto idrogeologico dell’isola d’ischia, verifica che quelle cave sono già perimetrate a rischio molto elevato. Non è un’accusa, è una constatazione di quello che avviene nella stragrande maggioranza del territorio, non solo dell’isola d’ischia, ma di tutto il territorio italiano, perché purtroppo la eccessiva urbanizzazione e l’eccessivo uso del suolo ha comportato queste fra missioni e queste interferenze con quelle che per natura dovevano essere le vie di deflusso delle acque e, purtroppo, quando le acque sono tante non guardano a questi ostacoli che purtroppo insistono all’interno degli alvei.”

Altra preoccupazione che lei ha segnalato è quella invece dei muri che forse sono più pericolosi e che, immaginiamo al Senigallia ma anche altrove, oggi rientrino in quella che è l’emergenza che ci preoccupa di più perché mettono a rischio tutto quello che c’è dopo. Quindi le strade, le piazze
“Diciamo che un fiume secondo un Regio decreto del 1904, il 523, dovrebbe avere una fascia di rispetto di 10 metri sulla destra e sulla sinistra. Purtroppo, questa fascia di rispetto non c’è, è stata urbanizzata per motivi anche legittimi, risalenti nel tempo e stratificati. Non siamo qui a dire se la colpa è di uno o dell’altro, però è chiaro che nel momento in cui ci sono queste strutture e si decide di intervenire, bisogna demolirle. E, per demolirle, bisogna avere il consenso del proprietario, perché se quella struttura è un pericolo la demoliamo è come dire e non ci aspettiamo che un domani qualcuno ci dica perché avete tolto la mia proprietà o avete demolito la mia abitazione. Se quella è un’abitazione a rischio e siamo tutti consapevoli, ci sarà anche un consenso del privato alla demolizione di quella struttura.”

Ascoltando le sue parole, ad Ischia in termini di attenzione e risorse e anche organizzazione, come nel caso della Protezione Civile, c’è una particolare attenzione dopo l’emergenza che in altre zone, evidentemente, non c’è.
“Le ordinanze della protezione civile nazionale hanno creato un percorso che consentirà al Comune di Casamicciola non solo di avere un piano di protezione civile che faccia tesoro delle esperienze maturate in altri contesti nazionali e possibilmente un piano intercomunale di protezione civile mettendo a sistema tutte le risorse che si hanno tra i comuni dell’isola, perché un comune da solo, difficilmente, può affrontare situazioni impegnative come quella del 26 novembre e perché, inoltre, le ordinanze di protezione civile hanno consentito di avere un supporto di presidianti che sono delle figure tecniche che conoscono a menadito il territorio e sanno decifrare ogni piccolo segnale in caso di pioggia, che sia un precursore di un fenomeno che vada attenzionato prima che le cose accadano in modo da avvertire la popolazione in tempo utile.“

Ha detto che è impossibile mettere in sicurezza l’isola d’ischia nel senso assoluto del termine, però si può mitigare questo rischio. Oltre alle responsabilità che si chiedono agli amministratori, mi è sembrato nelle sue parole anche ti leggere un appello ai cittadini a fare la propria
“Il mio è un appello che vale per tutti i cittadini, non solo dell’isola d’ischia. Il sistema di Protezione Civile è un sistema piramidale che parte dalla base, fatta dai singoli cittadini che, partendo dalla consapevolezza dei rischi del proprio territorio, devono assumere comportamenti corretti. Se c’è un tombino che si sta ostruendo e io ci vivo a fianco, non devo solo lamentarmi e aspettare che qualcuno lo venga a pulire, posso anche, come fanno tanti volontari, prendere un qualsiasi attrezzo e provare a pulire da solo quel tombino, sapendo che se non viene manutenuto si allaga casa mia.

Dicevo, un comportamento consapevole rispetto ai rischi del territorio. Poi, è chiaro, ognuno deve fare la sua parte. Ma io ho solo ricordato quello che prevede il codice di Protezione Civile, ossia dell’approccio partecipato e vicinanza attiva che parte dal basso e poi arriva fino al vertice come è accaduto in questo caso in cui il comune e l’isola d’Ischia non c’è la facevano a gestire giustamente quell’emergenza e hanno chiesto aiuto alla Regione e la Regione ha chiesto aiuto allo stato e siamo qui con un Commissario Delegato di Governo che sta gestendo l’emergenza”.

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