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giovedì, Marzo 28, 2024

Isole di nuovo «contro», spunta la guerra della caprese

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Rieccole, una contro l’altra. L’elegante Capri, la variegata Ischia. Universi paralleli, rette che potrebbero incontrarsi – rafforzandosi – e che invece se ne guardano bene. Quasi non bastassero ataviche rivalità, che affondano le radici in un passato remoto, quasi che la necessità di fare sistema non induca a sentirsi parte di un “unicum”, il Golfo di Napoli, spunta – tra le pieghe dell’estate mangereccia – una nuova sotterranea “guerra” tra le isole. E’ la guerra della “caprese” e della sua paternità, orgogliosamente rivendicata dall’Isola Azzurra dopo che ieri, nel corso del TGR, l’ischitano Paolo Iacono ha raccontato che a dispetto del nome «la torta di mandorle non è caprese». O meglio, una signora caprese aveva portato la ricetta a Ischia. Da qui, dunque, sarebbe nata la sua fortuna. Isola verde più che azzurra, la caprese dal nome sbagliato? Macchè. Dalle parti dei Faraglioni, se la sono presa eccome. Una vera e propria levata di scudi, confluita anche in una nota indirizzata da un cittadino, Franco Gargiulo, al caporedattore del TgR, Antonello Perillo: «Seguo da anni il Tg itinerante,e seguivo con grande interesse la rubrica “Antichi sapori” e le indimenticabili, colorite e invidiatissime cronache di Nicola Muccillo. Nell’edizione di oggi, però, ho trovato una forzatura che sarebbe stato meglio evitare, secondo me. Nulla di eclatante; campanilismo? Forse, ma solleticato. Al minuto 14:48 – racconta Luongo – l’inviato dice, porgendo giornalisticamente la notizia: “Mi hanno detto che la torta caprese non è nata a Capri, è nata a Ischia, è vero?” In tutta risposta,l’intervistato, il signor Iacono dice: “E’nata ad Ischia, è vero, nata a Ischia da mano caprese perchè un ischitano è andato a Capri, ha rubato una bella signora (sua mamma) che aveva la ricetta”, “ed ha avuto piu’ successo qua; però da mano caprese”. Ora noi capresi saremmo pure fessi, ma se a Capri avevamo la ricetta della “Torta di mandorle” (chiamiamola col suo vero nome ) mica lo saremmo stati fino al punto di tenercela in un quadretto, non metterla in atto e aspettare che ce la portassero via… Jamme bell!! Se avevamo la ricetta, impastavamo e infornavamo pure, no? Risultato della forzatura televisiva è stato il non parlare affatto dell’altra torta, quella locale. Certo, per motivi di tempo; allora, anzichè dire cose “inesatte” sulla torta di mandorle, era meglio valorizzare l’altra torta, sicuramente locale. Tra l’altro quella caccavella di pasta era veramente invitante. So – conclude con ironia Luongo – che Lei la torta di mandorle più buona ed originale l’ha mangiata a Capri… Saluti».
E insomma, la torta caprese diventa un nuovo caso diplomatico, a poche ore di distanza peraltro da un caso analogo, stavolta a parti invertite: su “Libero”, Maurizio Belpietro ha raccontato di Capri come dell’isola della Merkel. Ma come? E le passeggiate sull’Epomeo? E i saraghi di Sant’Angelo? E i concerti del pianista Iacono? Risentito, gli ha scritto il vicesindaco di Forio, Gianni Matarese, a al povero Belpietro non è restato che fare pubblica ammenda.
Insomma: saranno anche divise da poche miglia marine e parte dello stesso Golfo, ma Ischia e Capri paiono più attente a rimarcare peculiarità e differenze che non a creare ponti ideali tra due bellezze indiscutibili e complementari.
Complessi di inferiorità dell’isola più grande, che a Capri invidia il turismo ricercato e i titoloni internazionali, affondano del resto le radici nel lontano 1954, e forse anche prima. Allora, i coniugi Dorothea e Stuart Jones arrivarono a Ischia per realizzare un reportage per “National Geographic” (e ne verrà fuori un racconto meraviglioso). Confessando di voler verificare in prima persone l’assunto di un amico inglese, secondo il quale «Ischia, nearly five times bigger than Capri, was five times more beautiful». Ischia, quasi cinque volte più grande di Capri, è cinque volte più bella. Tra rivincite e sgambetti, le due isole hanno così continuato a ignorarsi, anche ingenuamente. E qualche mese fa, bastò che un sito americano (dailymakeover.com) accompagnasse la top ten delle migliori Spa al mondo (premiando il Regina Isabella) ad una descrizione dell’isola d’Ischia, l’isola «lesser-known», «neighboring Capri» (l’isola meno conosciuta, vicino Capri), per far riaffiorare invidie e gelosie. Tornate a galla oggi, a parti invertite.
«Il continuo paragonarsi a Capri con invidia – ha spiegato Benedetto Valentino, padre del Distretto Turistico – nasconde una vera e propria sindrome di cui soffriamo noi ischitani. Anzi, due. Una è il dilemma del porcospino, studiato da Freud e da Schopenhauer. E l’altra è una profonda insicurezza, figlia di scarsa autostima. Cerchiamo di crescere e di migliorare». Il dilemma del porcospino, già. L’idea è che quanto più ci si avvicina, più si corre il rischio di “ferirsi”: proprio come i porcospini, con i loro aculei. Se si avvicinano tra loro, gli aculei finirebbero col ferire entrambi: quanto basta per renderli solitari e poco inclini al branco, benché avvicinandosi troverebbero il modo di riscaldarsi vicendevolmente traendone vantaggio.
Così, Ischia eviterebbe Capri. E viceversa. E la paternità di una torta caprese può diventare pomo della discordia per una nuova guerra silenziosa. Che ieri, per intenderci, ha visto scendere in campo – su Facebook – l’intellighenzia caprese, a cominciare dall’ottimo collega Giuseppe Catuogno. Che ci ha scherzato su, ma non troppo: «Ho grande stima per gli ischitani, ho tanti amici a Ischia, l’isola verde è fantastica….però la torta caprese è e resta caprese».
Per la verità, anche la letteratura regala pagine interessanti sull’asse Ischia-Capri. Con una scorrettezza ante-litteram, negli anni ’30. Protagonisti Geoffrey e Kit Breth Harte, giovane coppia inglese fresca di matrimonio in vacanza a Capri. E il racconto ce lo offre la traduzione dell’ottima Gina Menegazzi (Geoffrey & Kit Bret Harte, L’isola nel sole, Imagaenaria Edizioni Ischia, 2013). I due volevano scoprire Ischia, e non erano ancora tempi di turismo. Il portiere d’albergo caprese li redarguì, non senza un pizzico di malcelato snobismo: «Non vorrete mica andare là! Nessuno va a Ischia. Niente alberghi, niente stranieri, niente divertimenti. A differenza di qui a Capri…». Sono passati ottant’anni, non tutto sembra cambiato. C’è chi ci scherza (come il regista Corrado Visone, che sentenziò: «I capresi si vantano della famosa piazzetta, che è grande più o meno come qualsiasi bagno di una nostra casa abusiva media. Definiscono la nostra Sant’Angelo la “piccola Capri”, quando è ben noto che Capri è la “grande Sant’Angelo”». E c’è chi fa più o meno sul serio.
In attesa, naturalmente, di una liaison che farebbe bene all’una e all’altra. Magari nel segno della caprese, chissà. Perché poi alla fine sapete come è andata? «Le vere origini della torta caprese sono pugliesi – scrive Graziano D’Esposito – e a Capri la ricetta arrivò solo negli anni Quaranta». Ecco, appunto: tra i due litiganti, il terzo gode.

1 COMMENT

  1. Il ridicolo è che i Santangiolesi hanno fatto la ennesima pubblicità gratuita a Capri- Quanto sono bravi

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