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venerdì, Marzo 29, 2024

Ischitano processato per essersi arricchito con il business degli immigrati

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Alfonso De Martino viene ritenuto la mente dell’associazione per delinquere finalizzata alla truffa allo Stato. E’ accusato anche di peculato e appropriazione indebita

 

E’ un business che fa gola la gestione dei centri di accoglienza degli immigrati, che hanno bisogno di un tetto e di un pasto. Tutto ovviamente pagato dallo Stato con una retta quotidiana assai appetibile, che ha attirato l’attenzione di molti “imprenditori” sparsi sullo Stivale e, in Campania, di un nostro concittadino, tale Alfonso De Martino, che insieme ad altri ha realizzato un grosso centro di accoglienza. A poche miglia dall’isola, in quel di Pozzuoli, tanto da costituire un’apposita associazione, denominata “Un’Ala di Riserva”. Con questa, insieme agli altri soci, avrebbe fatto una fortuna spropositata, perché lo Stato versa per ogni ospite accolto in questo centro di accoglienza 40 euro al giorno, che fanno 1.200 euro al mese. Un vortice che non è passato inosservato, fino a sfociare in una indagine della procura della Repubblica che per il tramite della polizia giudiziaria ha di fatto messo sottosopra questo centro gestito oltre che dal De Martino, dalla moglie Rosa Carnevale e da Giuseppe Carnevale. Tutti e tre sono stati sottoposti ad una verifica molto puntigliosa da parte della polizia giudiziaria. Tanto da essere emesse delle ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari disposte l’11 maggio del 2015 dal gip Antonio Cairo. Di conseguenza vennero sottoposti ad interrogatorio di garanzia, come è riportato nel decreto che dispone il giudizio. Per una serie di reati che vanno perlopiù dalla truffa ai danni dello Stato, l’appropriazione indebita che si sarebbe materializzata in diverse occasioni, fino alla costituzione di una vera e propria associazione per delinquere che viene contestata a tutti e tre con l’aggiunta per soli due di essi del reato di peculato. E così il De Martino e i due Carnevale sono stati spediti dinanzi ai giudici del dibattimento. Per una vicenda, peraltro, che ha avuto grossi clamori mediatici, perché quello che emergeva in questa inchiesta era di tale proporzione da non poter passare inosservato, perché la convenzione è stata di rilevante entità economica per lo Stato, superando per un periodo triennale 1.300.000 euro.

Il De Martino è comunque quasi sempre presente in tutti capi d’imputazione e viene ritenuto dagli investigatori la mente, colui attorno al quale tutto ruotava.

Per la procura della Repubblica ci sarebbero state delle numerose irregolarità di natura fiscale, contributiva e previdenziale. E per riuscire in questo intento, come di solito accade vengono artatamente costruite delle false fatturazioni che servono per comprimere gli utili ed innalzare i costi. Questo potrebbe essere l’aspetto meno grave di tutta la vicenda, perché ce n’è un altro su cui gli investigatori si sono soffermati allorquando in una “dependance” dell’associazione risultavano di fatto presenti una serie di migranti che in realtà non erano stati mai ospiti. Ricevendo comunque il contributo, allorquando inviarono l’elenco alla Protezione Civile. E’ stata la Guardia di Finanza alla fine a constatare che tra il luglio del 2011 e il giugno del 2013 vi erano state delle strane operazioni non solo contabili, ma anche di natura gestionale. Si pensi che il denaro versato dallo Stato per l’assistenza gli immigrati è stato utilizzato per l’acquisto di immobili e finanche per comprare 37 biglietti per assistere alla partita di Champions League Napoli-Chelsea.

Ma non è finita. Per aumentare il flusso di migranti nel centro, sarebbero state versate mazzette ad un funzionario della Regione, camuffate da spese per prestazioni mediche agli ospiti del centro.

 

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