Non servivano minacce plateali. Bastava il contesto, le conseguenze implicite, la voce che circolava al porto. Tra il 2022 e il 2025, a Ischia, il trasporto marittimo dei rifiuti ha seguito una sola rotta: quella dettata dalla TRA.SPE.MAR. s.r.l., gestita di fatto da Angelo Marrazzo.
Chi provava a discostarsi finiva per pagare in termini di controlli, multe o isolamento. Chi restava nel solco, lavorava “in pace”. Tutto questo, però, è venuto a galla quando un solo imprenditore ha scelto di denunciare. Il resto dell’economia locale ha reagito con disagio. E in molti casi, con reticenza. Il risultato? Un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dal Commissariato di Ischia, guidato dal vice questore Ciro Re, che ha svelato una rete di pressione fondata non solo su chi imponeva, ma anche su chi accettava.
2022: Il primo scarto
Nella primavera del 2022, l’imprenditore che poi diventerà denunciante nota un cambiamento. Dopo aver abbandonato la compagnia TRA.SPE.MAR. per tentare rotte alternative, inizia a subire controlli ambientali e portuali con una frequenza anomala. “Ogni volta che tentavo di partire con un’altra compagnia, succedeva qualcosa. Prima un controllo, poi una sanzione. Come se qualcuno segnalasse ogni mio spostamento”, ha dichiarato ai magistrati. Nei mesi successivi comincia a documentare ogni episodio, accumulando fotografie, copie di verbali, comunicazioni ufficiali e note di viaggio. “Un giorno ho capito che non era più un problema commerciale. Era diventata una forma di accerchiamento. E allora ho deciso che avrei raccontato tutto”, spiega. Ma ci vorrà ancora un anno prima che quelle carte diventino un fascicolo giudiziario.
2023: La denuncia e la reazione degli altri
Nel marzo 2023, l’imprenditore deposita la prima memoria informativa. A giugno, formalizza l’esposto. A luglio, la DDA delega alla Polizia di Stato l’apertura di un’indagine. Il 13 e il 14 luglio 2023, iniziano le audizioni dei colleghi del settore: imprenditori che operano nel trasporto, demolizione, raccolta o trattamento dei rifiuti sull’isola. Tra i nomi ascoltati, con le sole iniziali e i settori coinvolti: A.A. edilizia e trasporti; P.D.S. trasporto inerti e discariche; G.B. logistica e rifiuti speciali; G.D’A. demolizione e smaltimenti; S.S. mediazione ambientale; M.M. e G.M. distribuzione edile; G.Z. metalli e rottami; R.P. raccolta rifiuti non pericolosi. Nessuno conferma esplicitamente le minacce. Ma le intercettazioni ambientali nel corridoio del Commissariato, registrate con dispositivi nascosti, dicono il contrario.
Le frasi che smascherano il sistema
Durante l’attesa per essere sentiti, alcuni imprenditori discutono tra loro. L’atmosfera è carica di tensione. Dalle registrazioni emergono passaggi che non lasciano dubbi: “Ci ha tirato tutti in mezzo. Ora tocca pure a noi spiegare perché viaggiavamo con lui”, si lamenta G.D’A. “Tu per toglierti dall’imbarazzo devi dire che non sai niente. Che ti hanno solo chiamato perché stavi nel giro”, suggerisce S.S. a G.B. “Noi muti. Sempre muti. Che dobbiamo fare, ci roviniamo pure noi?”, replica R.P. a G.Z. Sono frasi che confermano un sistema di allineamento informale, basato sull’adattamento. Nessuno lo dice nei verbali. Ma tutti lo sanno.
Estate 2023: il controattacco
Dopo la denuncia, inizia la controffensiva. Marrazzo, intercettato, prepara dossier per screditare il denunciante: “Dice che ha tutte le carte in regola? Mo gliele facciamo noi le carte. Gli faccio fermare il camion anche all’imbarco”, dice in una conversazione. Partono lettere anonime, articoli pilotati, segnalazioni ambientali infondate. Il tentativo è isolare l’unico che ha parlato, anche agli occhi dei colleghi. Nel frattempo, gli altri imprenditori continuano a usare la TRA.SPE.MAR., come se nulla fosse accaduto.
Inverno 2023 – 2024: il consolidamento del silenzio
Nonostante le intercettazioni e la quantità crescente di materiale probatorio, nessuno tra gli imprenditori cambia la propria posizione. Gli investigatori raccolgono verbali con dichiarazioni scarne, prudenti, calibrate. Un passaggio da un’audizione: “Non ho mai subito minacce. Però… come dire… con TRA.SPE.MAR. si lavorava senza problemi. Con gli altri era tutto più complicato.” Il clima è quello della rinuncia consapevole a una vera libertà di scelta. In tanti preferiscono il percorso meno rischioso: tacere e proseguire. Anche se nel silenzio si afferma il dominio dell’intimidazione.
Giugno 2025: l’arresto
Il 5 giugno 2025, dopo oltre un anno di indagini, la Procura Antimafia dispone: l’arresto domiciliare per Angelo Marrazzo; il sequestro delle due motonavi principali della TRA.SPE.MAR.; la contestazione delle aggravanti per metodo mafioso e abuso del potere economico. Nel decreto si parla di un controllo “di fatto” sull’intero ciclo del trasporto dei rifiuti marittimi, costruito tramite relazioni personali, intimidazioni indirette e vantaggi operativi concessi in esclusiva.
Il silenzio non è neutrale
Alla luce delle prove, diventa chiaro che la forza del sistema non risiedeva solo in chi lo imponeva, ma anche in chi lo accettava. Il porto di Ischia, per anni, ha funzionato come una zona grigia di complicità tacite, dove la paura si travestiva da pragmatismo e il consenso si manifestava nel non opporsi. “Ho avuto paura, sì. Ma più paura mi faceva l’idea di continuare a far finta di niente”, ha detto il denunciante. Quella frase non accusa nessuno. Ma interroga tutti.