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giovedì, Aprile 25, 2024

Ischia in picchiata, ma niente è perduto

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Al peggio non c’è mai fine. Questa l’impressione se si dà uno sguardo all’andamento stagionale dell’Ischia Isolaverde, segnato inequivocabilmente da una parabola discendente: partiti alla grande con Mister Bitetto, i gialloblu hanno iniziato a scricchiolare con il tecnico barese (3 sconfitte di fila), poi hanno fatto peggio con Di Costanzo (la serie negativa si ferma a quota 4) e si sono “superati” con Antonio Porta in panchina. Con lo 0-1 al cospetto di una Juve Stabia rimaneggiata e tutt’altro che perfetta, gli isolani conoscono il record negativo in stagione: quinta sconfitta consecutiva e palma di peggiore squadra del momento, ritrovandosi a fare peggio addirittura di una Lupa Castelli che negli ultimi cinque turni ha totalizzato tre punti. Fortuna ha voluto, ed è bene ricordarlo, che nel Girone C fossero presenti proprio i laziali: in caso contrario, l’Ischia avrebbe rischiato seriamente di concludere il campionato all’ultimo posto.

Il momento drammatico dell’Ischia Isolaverde (sportivamente parlando) si spiega soprattutto con le ultime tre sconfitte interne, arrivate contro avversarie che certamente non possono essere considerate imbattibili. Come già successo contro Paganese e Monopoli, i gialloblu hanno dato l’impressione di potere fare punti anche contro la Juve Stabia di Zavettieri, squadra cinica ma segnata sabato da non poche assenze e protagonista di qualche svarione di troppo soprattutto nella zona centrale del campo. Al netto di qualche occasione non sfruttata, i gialloblu hanno mostrato ancora una volta di non essere squadra di carattere, di soffrire la mancanza di un vero leader e di non essere in grado di tenere il campo – dal punto di vista fisico – per più di 45 minuti. Problema atavico, questo, che gli isolani si portano dietro dai tempi di Mister Bitetto e del suo staff: un limite che potrebbe costare caro, carissimo in vista dei play-out.

ENTRIAMO NEI 30 GIORNI DECISIVI. L’appuntamento del 21 e 28 maggio è di quelli che non si possono sbagliare, perché l’Ischia si gioca la categoria ma anche il suo futuro. È ormai certo che i gialloblu si piazzeranno tra il penultimo e il terzultimo posto, con tutti gli svantaggi del caso (prima gara in casa e solo un risultato su tre disponibile). Da qui non si scappa, poco da fare, ma questo non significa che la squadra isolana possa permettersi il lusso di arrivare ai play-out (eventualmente) con otto sconfitte consecutive sul groppone e con il morale sotto i tacchi. Al contrario, per arrivare al meglio agli spareggi, c’è bisogno subito della più classica inversione di tendenza, anche se i prossimi avversari si chiamano Matera, Catanzaro e Cosenza. Insomma, nelle prossime tre giornate l’Ischia dovrà dare segnali di vita, poco importa se alla fine sarà penultimo o terzultimo posto, anche perché Monopoli e Melfi sono, a conti fatti, sullo stesso livello.

L’ISCHIA DEVE TORNARE A FARE PUNTI, MA COME? In queste ultime giornate forse è arrivato il momento di mettere tutte le caselle al posto giusto e di provare una formazione tipo: Porcino non sembra dare garanzie da terzino sinistro (e questo succede da inizio anno), Florio ci mette tanto impegno ma non è un interno di centrocampo, Manna non è certamente un centrocampista e Di Vicino in attacco non riesce ad incidere. Vero, la rosa gialloblu offre veramente poco, soprattutto sulla linea mediana, tanto che a fine marzo si è provato a prendere un regista scandinavo: tutto giusto, ma Antonio Porta – che certamente non è l’unico colpevole – è chiamato a trovare una soluzione nelle ultime giornate, a semplificare il gioco gialloblu, magari tornando a quel 4-4-1-1 che due anni or sono gli permise di conquistare la promozione in Lega Pro unica. In questo senso, Kanoute sarebbe il Cunzi della situazione, e Gomes potrebbe mettere i vestiti dello Scalzone che fu.

IL PUBBLICO. Al di là delle più classiche congetture tecniche, dei limiti della rosa e delle eventuali colpe dei singoli, l’Ischia per tornare a vincere – e potrebbe sembrare un azzardo per qualcuno – ha bisogno assoluto del calore del suo pubblico o, perlomeno, di giocare in un ambiente sereno e non segnato da polemiche. Certo, il danno è stato fatto, i gruppi organizzati e molti sportivi isolani sono sul piede di guerra per un’annata ricca di contraddizioni (vedi la questione allenamenti), ma in vista dei play-out sarebbe auspicabile una pacificazione anche solo parziale. Per questo, chiaramente, appare fondamentale il ritorno della squadra sull’isola a partire (eventualmente) della settimana prossima, con annessa “tregua a tempo” con la tifoseria. A fine anno si potranno fare i conti, chiedere i chiarimenti del caso, ma adesso è arrivato il momento per la società di fare un passo (decisivo) verso l’isola e per i tifosi di tornare allo stadio. Solo per la maglia.

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