fbpx
giovedì, Aprile 25, 2024

Ischia e l’eruzione possibile

Gli ultimi articoli

A seguito dei tragici eventi di fine agosto, con il terremoto che ha devastato parte del Centro Italia, l’attenzione dei media e non solo è tornata ad essere molto forte sui temi legati alla geologia e alla staticità del terreno. Di conseguenza, le pagine di cronaca di molti giornali e i servizi mandati in onda da varie testate giornalistiche nazionali hanno riportato all’attenzione dei più l’esistenza dei cosiddetti fenomeni di vulcanesimo secondario e non solo. Dalla caldera scoperta in Campania nel mese di agosto, ai vulcanelli siciliani legati a tragici episodi della scorsa estate, fino alle fumarole apparse in vari punti del sud Italia e ai fenomeni nostrani, con i boati avvertiti in alcune località ischitane e quella puzza di zolfo che ancora non ha una sua spiegazione. Un vero e proprio “risveglio” della terra, per così dire, che sta cambiando i profili di molte regioni e mettendo, spesso, in stato d’allarme, la popolazione residente.

Il verificarsi di nuovi fenomenici di vulcanesimo secondario è sempre più frequente, come lo possono essere i soffioni o le bolle sottomarine, o anche ciò che avvenne nella cittadina di Paternò, in Sicilia, dove ben quattro vulcanelli sbucarono dal nulla nel cortile di una abitazione e dalle cui bocche è sgorgata una mole non indifferente di acqua calda mista a fango che ha invaso tutta la strada. La fuoriuscita del fango dalle viscere della terra è stata preceduta, secondo i testimoni, da un rumore simile all’ebollizione. Un rumore insolito che spinse i residenti dell’abitazione ad andare a controllare: non era acqua o pioggia, ma con enorme stupore hanno assistito alla colata di fango che ha progressivamente invaso la strada, rilasciando circa 40 metri cubi circa di melma.

Un fenomeno che non si può predire con massima certezza, quello del vulcanesimo secondario, che porta anche alla possibile comparsa di fumarole e geyser, come accade spesso in alcune zone di Ischia e prontamente riprese da smartphone e videocamere e condivisi sul web.

Se da un lato questi fenomeni registrano una impennata, dall’altro gli enti preposti hanno aumentato il livello di vigilanza. Tecnologia, studi e sensibilità. Sono tre elementi fondamentali per la conoscenza e la tutela del territorio che ci circonda, territorio sempre più al centro delle cronache per episodi legati all’inquinamento o a cedimenti (frane, alluvioni…) che mettono in pericolo persone e cose.

La nostra isola, vulcanica di nascita, è da sempre una “osservata speciale” dei vari istituti di ricerca (anche se negli ultimi periodi i sensori e le centraline in alcuni punti dell’osservatorio sono fuori servizio e le trasmissioni avvengono su altra linea, ndr), specialmente dopo la scoperta, avvenuta grazie a nuovi rilevamenti tecnologicamente più avanzati, di un vero e proprio “mare di lava” che si muove al di sotto di una grande area dei Campi Flegrei. Tanto magma che si sarebbe formato in una profondità di tre chilometri nell’area epicentrale della Solfatara. Grazie al monitoraggio messo a punto da un team di ricercatori dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irea) e dell’Osservatorio vesuviano dell’Istituto Nazionale di geofisica a vulcanologia (Ingv-Ov), per comprendere meglio i fenomeni di sollevamento avvenuti in questi ultimi anni ai Campi Flegrei si sono avuti dati molto importanti. “Grazie ai dati acquisiti dai satelliti Cosmo-SkyMed (messi in orbita dall’Agenzia spaziale italiana a partire dal 2007), dotati di sistemi radar, e dai ricevitori Gps della rete di sorveglianza geodetica Ingv-Ov, composta da ben 14 sensori sparsi nell’area dei Campi Flegrei – ha spiegato Susi Pepe, ricercatrice del Cnr-Irea nell’agosto scorso – è stato possibile studiare le deformazioni, anche millimetriche, della superficie terrestre e conoscere l’andamento del sollevamento del suolo all’interno della caldera in corrispondenza dei ricevitori”.

Con questa grande mole di dati, oltre a conoscere meglio la situazione attuale, è possibile fare anche delle proiezioni su cosa potrebbe accadere o sulle conseguenze di determinati fenomeni.

Ischia, visto il suo ruolo, per così dire, centrale nello studio dell’evolversi delle condizioni ambientali del pianeta, è stata presa ad esempio per creare una proiezione di una possibile colata lavica che potrebbe scaturire proprio da una bocca di fuoco presente sulla nostra isola.

A creare questa “visione futuristica” è stato Mike Soulsby che l’ha presentata ad una conferenza sulla geologia indetta dalla rinomata università di Portsmouth (MSc Conference). Il suo grafico, bellissimo e terrificante allo stesso tempo, mostra una porzione della nostra isola compresa tra Ischia e Casamicciola Terme, con le aree che potrebbero essere colpite da una colata lavica improvvisa. Vediamo come siano fortemente in pericolo le zone costiere del Castiglione, del porto stesso di Casamicciola Terme e del porto di Ischia e come le colate si diramino anche verso le aree abitate del centro storico del comune di Ischia.

Immagini che fanno riflettere e che pongono anche altri interrogativi. Ischia ha una storia vulcanica molto lunga e complessa, fatta di fasi tumultuose seguite da lunghi “silenzi”.

Per le linee guida della protezione civile campana Ischia è, lo sappiamo, tra le aree da tenere sotto controllo. Leggiamo infatti nella descrizione collegata alla nostra isola: l’intensa attività idrotermale – acque calde, emissioni di gas – e la storia eruttiva di Ischia, indicano che l’isola è un’area vulcanica ancora attiva. Attualmente il vulcano si trova in stato di quiescenza; è comunque importante tenere costantemente monitorato il suo stato di attività, poiché sull’isola vivono stabilmente 50.000 persone.

Su Ischia il monitoraggio è effettuato dall’Osservatorio vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La rete strumentale presente permette (quando in pieno regime e funzionante, ndr) il monitoraggio continuo della sismicità e delle deformazioni del suolo. Vengono inoltre effettuate misure e campionamenti periodici di acque e gas. Sull’isola sono presenti fumarole con temperature massime prossime ai 100°C sulle pendici di Monte Nuovo e Monte Cito e lungo il litorale di Maronti. In altre località le fumarole presenti invece non superano i 46°C. Ogni anno le stazioni sismiche rilevano pochi eventi di bassa energia, anche se in passato sull’isola si sono verificati forti terremoti che hanno provocato ingenti danni.

I monitoraggi “moderni” sempre più precisi e qualitativamente elevati, porteranno ad una maggiore presa di coscienza verso un territorio che, lo vediamo anche nel resto di Italia e non solo, è in continuo movimento e rinnovamento?

 

 

5 COMMENTS

  1. Grazie per le preziose informazioni. Ora, aspettiamo il piano di emergenza in modo che ognuno sappia cosa si deve fare in caso di eruzione vulcanica. Concretamente, come possiamo scappare se i Porti di Casamicciola e di Ischia sono sotto la lava?
    E poi, bisognerebbe anche pensare ad informare in varie lingue i turisti!

  2. Questo coglie che scrive queste cose dovrebbe essere denunciato o quantomeno dovrebbe trovarsi sull’isola nel momento in cui…speriamo mai…succeda una cosa del genere…magari è anche uno di quelli che viene a farsi le vacanze sulla nostra isola….se hai il coraggio vogliono mostra il tuo volto ..oppure firmati per come ti ha fatto quella cagna di tua madre…con tutti rispetto per gli animali….stronzo! !!!!!!

  3. Scrivo a te…merda che hai pubblicato questo commento…mi auguro che sotto ci capiti quella Cagna di tua madre e quella grande zoccola di tua nonna….stringo pezzo di merda!!!!…se hai il coraggio dele tue dichiarazioni….firmati….stronzo! !!!

  4. Ogni anno escono questo genere di notizie e ogni anno vengono confutate. Onestamente le prendo a livello di articoli comici e passa la paura.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos