Cancelli serrati, silenzio nei corridoi, striscioni appesi ai cancelli e manifesti funebri simbolici: la chiusura delle Terme Comunali di Ischia ha generato un’ondata di indignazione e protesta tra i lavoratori e la comunità locale. Con l’estate ormai iniziata, uno dei presidi storici del benessere termale dell’isola resta inspiegabilmente chiuso.
“Dopo una lunga agonia…”
È la frase che campeggia in un finto necrologio affisso all’ingresso dell’impianto. Il tono è ironico e amaro: “Dopo una lunga agonia si sono spente le Terme di Ischia. Ne danno il triste annuncio i dipendenti tutti. Si dispensa da promesse e da fiori.” Un messaggio forte, che denuncia con sarcasmo la mancanza di risposte istituzionali e l’incertezza sul futuro della struttura. La situazione ha lasciato senza lavoro una ventina di dipendenti, che da mesi non ricevono stipendio né informazioni concrete sul proprio destino. La stagione turistica è alle porte e la chiusura delle terme rappresenta un grave danno economico e d’immagine per l’isola, da sempre legata alla vocazione termale.
Alla radice della crisi: gestione, debiti e concessioni
Alla base della chiusura, tuttavia, non si può ignorare il recente passato. Dopo la gestione della Alga Srl, sotto la direzione del dott. Fiminiani, la struttura ha dovuto affrontare gravi difficoltà, aggravate soprattutto dall’emergenza Covid-19 e dal calo drastico del turismo. In questo contesto, i rapporti tra il concessionario e il Comune di Ischia si sono progressivamente deteriorati, complicandosi ulteriormente a causa di una posizione debitoria di rilevante entità. A pesare, inoltre, sono state anche le problematiche legate alla concessione per l’emungimento dell’acqua termale, nodo tecnico e legale che ha contribuito a bloccare ogni prospettiva di riattivazione.




Un avviso affisso nei pressi dell’ingresso lancia un messaggio diretto a tutti i residenti: «Chiediamo con determinazione l’immediata riapertura delle Terme Comunali di Ischia e la reintegrazione di tutti gli ex dipendenti». Il testo sottolinea il valore storico, sociale ed economico delle terme, definendole “fiore all’occhiello della comunità” e punta il dito contro “una gestione politica incapace che ha compromesso l’attrattiva turistica dell’isola”.
La chiusura delle terme non colpisce solo i lavoratori: è tutta l’isola a risentirne. Le terme rappresentano da sempre una risorsa centrale per il turismo dell’entroterra, capace di attirare visitatori anche fuori stagione. La loro inattività rischia di compromettere gravemente l’economia locale, soprattutto in un momento cruciale per la ripartenza post-pandemica.
Le Terme Comunali di Ischia sono chiuse, i lavoratori in protesta, la comunità preoccupata. Nel silenzio delle istituzioni, cresce la pressione per una soluzione rapida e concreta. L’isola non può permettersi di perdere uno dei suoi simboli più importanti.

Decine di persone a fare i fanghi con nomi fasulli per sfruttare alcune agevolazioni sotto agli occhi di tutti e adesso piangono…
Ischia non può permettersi di far chiudere le terme? Eppure è così. Si dicono solo parole al vento ma l’unica parola vera da dire è una sola, VERGOGNA.
Menomale che c’è stato un referendum sul quesito del fatto che l’acqua rimanesse pubblico! Il popolo come ha votato? Maggioranza ha votato SI. I politici cosa hanno fatto? Se ne sono fregati e hanno regalato l’acqua pubblica al miglior offerente. Poi si chiedano perché la gente no va a votare per i referendum.
Vergogna, vergogna e vergogna.
Cosa e una vergogna? Che i lavoratori facciano sciopero o che abbiamo fatto un referendum che l’acqua restasse publico e poi Virna venduto per pochi euro al privato per lucrare?
Te lo spiego subito cosa è la vergogna. La vergogna è che un centro così importante sia chiuso. I lavoratori non c’entrano affatto anzi è una vergogna per come vengono trattati. E cmq ora si sta parlando del centro benessere ma si deve parlare di tutta l’isola di come sta sprofondando sempre più giù. E che si fa? Niente, ognuno si gira dall’altra parte e chi si è visto si è visto.
Quando il pubblico fallisce il privato va a gonfie vele. Peccato solo che non si fa come nei tempi dei Romani con chi non amministra la cosa pibblica con cura e sapienza! Sicuramente c’è qualcuno che percepisce uno stipendio publico e guida il fallimento di queste terme.