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In medio stat pizza | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 22 giugno 2022

Flavio Briatore ha attirato su di sé e più del solito le critiche del mondo intero (si fa per dire) per le sue considerazioni sul costo della pizza. Breve riepilogo: in uno dei “Crazy Pizza” creati dal noto imprenditore, il gustoso cerchio al forno nato a Napoli e non altrove e divenuto Patrimonio dell’Umanità nel 2017 può raggiungere anche i sessanta euro di spesa se guarnito con dell’ottimo Culatello di Zibello. Ecco, quindi, l’analisi di Briatore, che ha puntualmente dettagliato i costi delle eccellenti materie prime utilizzate nel suo locale, portare ad una conclusione: come fanno i pizzaioli tradizionali a vendere una Margherita a quattro/cinque euro e riuscire a mantenere le loro strutture con tutte le enormi spese da affrontare? In altre parole, secondo lui, se con un prezzo così basso ci si guadagna, bisogna necessariamente usare ingredienti estremamente scadenti e la qualità va a farsi benedire.

Personalmente sono sempre portato a credere che la verità stia nel mezzo. Ecco perché, se da una parte il prezzo troppo basso per una pizza può essere figlio della qualità oltremodo scadente della stessa, dall’altra trovo fondato il ragionamento che elevare il livello medio delle pizze in circolazione sia innanzitutto un dovere, proprio nel rispetto dell’importanza di un piatto che va onorato sempre e comunque nel migliore dei modi. E se una pizza targata Briatore che costa oltre i sessanta euro è roba da ricchi modaioli e non certo per famiglie normali, va anche detto che la stessa considerazione fu fatta anche quando il noto chef stellato Carlo Cracco, nel suo ristorante milanese in galleria, presentò la sua discutibile rivisitazione della Margherita a ben ventidue euro. E per non allontanarci troppo, sia ad Ischia sia in terraferma, le principali pizzerie gourmet (quelle che vanno per la maggiore), pur non svenandoci più di tanto, ci chiedono comunque e a giusta ragione un prezzo base giustificatamente superiore alla media della zona.

Riflettendoci, un compromesso potrebbe esserci. Intanto, viva la pizza (ma solo quella buona)!

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