
Il mio amico Isidoro Di Meglio aveva ragione quando mi diceva, in tempi non sospetti, che avrebbe firmato al buio qualsiasi accordo per poter riprendere la stagione 2021 a partire da giugno. La proroga dello stato di emergenza fino a tutto aprile con il prossimo dpcm sancisce a tutti gli effetti il passaggio “in cavalleria” della Pasqua turistica, vanificando anche i tentativi dei più coraggiosi che, come il prestigioso Regina Isabella, avevano annunciato la riapertura dal 1 aprile.

C’è poco da meravigliarsi, cari amici! E’ vero che se contagi, decessi e ricoveri continuano a non subire cali considerevoli, probabilmente anche il gioco dei colori posto in essere fino ad oggi è servito decisamente a poco. Ma è altrettanto vero che se questo succede perché l’unico rimedio al Covid è la somministrazione del vaccino, non potevamo aspettarci nulla di prospetticamente diverso in considerazione del fatto che, alla fine di marzo, si prevede che solo poco meno del 10% della popolazione nazionale e del 15% degli aventi diritto sarà coperto con entrambe le dosi: troppo poco per aspettarsi che al nostro concittadino medio, così come al nostro ospite straniero abituale, torni viva la voglia di viaggiare ad ogni costo.
Intanto, mentre sull’isola d’Ischia gli effetti della recessione da coronavirus continuano a riverberarsi non solo attraverso la chiusura di aziende storiche che ne hanno ricevuto il colpo di grazia, ma anche nelle faide interne ad imprese familiari che stanno mettendo congiunti di primo grado l’un contro l’altro armato, il governo nazionale non ha ancora dato notizia di un piano di aiuti serio e concreto a imprese, famiglie e lavoratori, impegnato com’è a trovare i presunti “responsabili” per restare a galla ed evitare di consegnare con elezioni anticipate il Paese e l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica al centrodestra.
Uno spettacolo a dir poco deprimente da cui non c’è da aspettarsi proprio nulla di buono.