Tribunale che vai, grande processo che trovi. E non è solo un modo di dire. Perché, come spesso accade nel mondo giudiziario, un’aula finisce per influenzarne un’altra, anche senza legami diretti. È quello che è successo tra il maxi-processo al Clan Moccia di Napoli e quello, tutto isolano, del parcheggio “La Siena” a Ischia Ponte.
Due vicende lontane per materia e protagonisti, ma accomunate da un effetto collaterale: l’astensione dalle udienze penali proclamata dalla Camera Penale di Napoli per i giorni 14, 15, 16 e 17 ottobre 2025, che ha paralizzato anche il calendario del Tribunale di Ischia.
Così, la tanto attesa udienza di ieri, giovedì 16 ottobre, presso la Sezione Distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli, non si è tenuta. Tutti gli avvocati degli imputati hanno infatti aderito all’astensione, come previsto dal codice di autoregolamentazione, fatta eccezione per l’avvocato Bruno Molinaro, presente in aula in rappresentanza del Comune di Ischia, parte civile e persona offesa. Il giudice monocratico, Simona Iavazzo, ha preso atto delle dichiarazioni dei difensori e disposto il rinvio del processo al prossimo 27 novembre 2025, alle ore 9.00.
Un nuovo stop, dunque, per il procedimento penale legato al discusso parcheggio multipiano “La Siena”, una delle pagine più complesse della recente storia urbanistica dell’isola. Era il 27 giugno 2025 quando, sempre presso la Sezione Distaccata di Ischia, si era svolta l’ultima udienza predibattimentale. In quell’occasione, il giudice Rocco – dopo che il Presidente Coordinatore del Tribunale di Napoli aveva ribadito la competenza territoriale del foro isolano per la fase predibattimentale – aveva emesso il decreto di rinvio a giudizio per tutti gli imputati, disponendo la loro comparizione dinanzi al giudice togato per il 16 ottobre.
Gli imputati sono cinque: Generoso Santaroni, Gaetano Grasso, Silvano Arcamone, Francesco Fermo e Giuseppe Mattera. A vario titolo, sono accusati di lottizzazione abusiva continuata in concorso e di altri reati edilizi connessi alla realizzazione del contestato parcheggio di Ischia Ponte. L’opera, fin dal principio, è stata oggetto di accese polemiche e di un’indagine complessa che ha scandagliato non solo gli aspetti tecnici e urbanistici dell’intervento, ma anche i passaggi amministrativi che ne avevano consentito l’avvio.
Il processo, che si preannuncia lungo e articolato, rappresenta un banco di prova non solo per gli imputati ma anche per il sistema locale, chiamato a fare i conti con una vicenda che ha segnato un intero decennio di tensioni tra sviluppo, vincoli e legalità. Ora tutto è rinviato a fine novembre, quando – salvo nuovi intoppi – si entrerà finalmente nel vivo dell’esame delle accuse e delle difese.
GLI IMPUTATI
Santaroni, in qualità di committente dell’opera, e Mattera, progettista e direttore dei lavori, sono imputati anche per violazione del Codice della Navigazione, per aver costruito in area vincolata paesaggisticamente e nella fascia di rispetto del demanio marittimo senza le necessarie autorizzazioni.
Mattera è inoltre accusato di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, per aver sottoscritto una SCIA contenente dichiarazioni ritenute non veritiere circa l’impatto delle opere.
Grasso è imputato per aver rilasciato un’autorizzazione paesaggistica considerata illegittima.
Arcamone e Fermo, funzionari comunali, sono accusati di aver concesso permessi di costruire in violazione della normativa vigente e di aver omesso i dovuti controlli, contribuendo — secondo l’accusa — alla realizzazione dell’opera.
Secondo la ricostruzione della Procura, l’intervento edilizio, oggi al centro del processo, ha portato alla realizzazione di un complesso di circa 28.130 metri cubi, comprendente un parcheggio multipiano, una sala polifunzionale e spazi esterni, in un’area vincolata, priva di destinazione edificabile e classificata come agricola.
L’ACCUSA PIÙ GRAVE: LA LOTTIZZAZIONE
Gli indagati avrebbero proceduto alla lottizzazione abusiva materiale a scopo edificatorio di un’area privata di circa 7.000 mq, sita a Ischia, prospiciente via Pontano, su terreni identificati con le particelle n. 1, 260, 190, 192, 195 e 196 (come riportato nel Permesso di Costruire e nella Denuncia al Genio Civile), attualmente censiti catastalmente al Foglio 11, Particelle 1, 192, 196, 374 (derivata dalla soppressione della ex 190), 440 e 441 (da soppressione della ex 195).
Secondo l’accusa, la modifica e la riorganizzazione delle particelle — avvenute senza la necessaria comunicazione preventiva al Comune — sarebbero state finalizzate a rendere più agevole la realizzazione dell’opera. La trasformazione dell’area avrebbe comportato un significativo aggravio urbanistico, determinando un utilizzo del suolo non conforme alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti, e destinato alla costruzione di una struttura mastodontica semi-interrata, ancora da completare, composta da parcheggio, sala polifunzionale e relativi spazi pertinenziali, denominata “La Siena”.
Tale opera sarebbe funzionale al più ampio complesso edilizio a vocazione turistica dell’Hotel Miramare e Castello, per un volume complessivo pari a circa 28.130 mc. L’intervento sarebbe avvenuto mediante la trasformazione di un’area agricola originariamente a vigneto, in assenza della qualifica di opera pubblica, mancando una delibera del Consiglio Comunale, un’evidenza pubblica e un contratto tra l’Amministrazione comunale e il soggetto privato.
Il tutto in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico con protezione integrale, dichiarata di notevole interesse pubblico sin dal 1952 e oggetto di ulteriore tutela con il D.M. 08/02/1999, che ha approvato il Piano Territoriale Paesistico per l’isola d’Ischia. Tale piano ha valore normativo immediatamente vincolante e prevalente rispetto agli strumenti urbanistici comunali.











