Mercoledì ho trascorso con Catrin una piacevole serata a insieme a mia cognata Sara e mio fratello Tony. Peraltro, la cena a “Il Bracconiere” (dove mancavo da un paio di annetti) e l’accoglienza di Michele e il suo team sono state a dir poco impeccabili.

Mentre i tornanti ci avvolgevano sempre più nella foschia di quelle nubi che, nella stessa giornata, impedivano totalmente la vista dell’Epomeo da valle e rendevano ancor più difficile guidare nella crescente oscurità, quel melomane di Tony ha ben pensato di farmi ascoltare “Campiò”, di Nino D’Angelo. Per chi non lo sapesse, come me fino ad allora, si tratta di un brano scritto di recente dall’ormai ex caschetto biondo e pubblicato nell’ultimo album dal titolo “Il poeta che non sa parlare” e dedicato al grande, unico Diego.

In auto, ascoltandolo per la prima volta, il buio mi ha salvato dall’essere “sgamato” nella commozione di cui, proprio come nel maledetto giorno in cui D10S venne a mancare, sono stato inevitabile preda. A distanza di meno di ventiquattr’ore ho tentato -non trovandone online il testo in vernacolo- di trascriverne le parti salienti per pubblicarVele: da brivido, come la melodia garbatamente soft dell’intero brano che sembra calzargli a pennello. Purtroppo, ho dovuto desistere!

Mai avrei immaginato il classico “friddo ‘ncuollo” ascoltando Nino, che nel suo passato di autore e interprete popolare aveva già avuto modo di scrivere per il Napoli. Così come mai mi sarei aspettato che, a modo suo, il passare degli anni potesse conferirgli un’insperata maturità artistica e una capacità di caratterizzarsi con forza nel novero dei tanti talenti seri espressi dalla nostra grande città metropolitana. Sarà che, per chi ha vissuto la splendida epoca di Maradona al Napoli, è fin troppo facile sentirsi toccati in quelle corde di eterna felicità tinte d’azzurro indelebile. Ma pur non sapendo parlare, stavolta quel poeta ormai anzianotto ha fatto centro nel cuore di tanti. Come nel mio.