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giovedì, Marzo 28, 2024

Il pm si oppone alla prescrizione del falso contestato a Domenico De Siano

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Processo. Stessa sorte per l’altro imputato, il geometra Ernesto Silvio. La vicenda si riferisce a dei lavori all’Hotel San Montano, i cui atti erano stati consegnati al protocollo del Comune di Lacco Ameno e il cui numero corrispondeva a tutt’altra pratica. A scoprirlo la polizia giudiziaria. Nei documenti compare la firma del senatore.

Paolo Mosè | Il pubblico ministero non ha voluto sentire ragioni! Si è opposta fermamente alla dichiarazione di prescrizione di tutti i reati che sono contestati al senatore della Repubblica Domenico De Siano e al suo geometra fidato Ernesto Silvio. La difesa teneva a questa decisione scontata, che tutto sarebbe finito in archivio, una vicenda delicata, non c’è dubbio. Argomentando ovviamente sulla ipotesi di reato di falso ideologico e tutto si è “giocato” sul primo o il secondo comma, un aspetto non trascurabile. Per il primo comma del falso ideologico la richiesta della difesa è da accogliere senza alcun tentennamento. Mentre per ciò che è previsto al secondo comma della medesima contestazione il termine della prescrizione sale vertiginosamente, a toccare gli anni a due cifre. Ed è questo che ha tentato di evitare che si materializzasse l’avv. Massimo Stilla, che con gli altri componenti del collegio rappresenta i due imputati.

Alla fine il tribunale ha deciso e ha ritenuto di accogliere le argomentazioni del magistrato dell’accusa. Una donna molto battagliera e che ha dimostrato in questo frangente di aver studiato attentamente il fascicolo ed ha dimostrato nella sostanza che seppur non identificato, un ruolo importante l’ha avuto il pubblico ufficiale, il soggetto terzo dipendente del Comune di Lacco Ameno ove la documentazione era stata depositata e che guarda caso a quel numero di protocollo non corrispondeva a ciò che si appalesasse in ordine ai lavori da eseguirsi e ritenuti autorizzati all’Hotel San Montano. Di cui all’epoca il senatore della Repubblica era il legale rappresentante e quindi su quei documenti vi era la sua firma. Accompagnata dal suo geometra di fiducia. Per l’accusa uno stratagemma per evitare che qualche occhio od orecchio indiscreto potesse in qualche modo risalire dal numero di protocollo all’ex sindaco di Lacco Ameno e a ciò che realmente si intendeva far passare sotto “silenzio”. E questo è stato riaffermato dal pubblico ministero, che ha tenuto ferma la propria posizione. Tant’è che ha depositato una documentazione che era nel suo fascicolo e recuperata nella fase delle indagini preliminari. Ribadendo che non siamo in un falso circoscritto a soli soggetti privati. Quella documentazione era stata consegnata al Comune di Lacco Ameno e sicuramente era finita nelle mani di un pubblico ufficiale che aveva il potere e la facoltà di acquisirlo e di protocollarlo.

I TENTATIVI DELLA DIFESA
Questi aspetti ancora bui, secondo l’accusa, necessitano in modo inderogabile che si proceda alla verifica dibattimentale per giungere alla verità. La difesa – in modo abbastanza determinato – ha detto che effettivamente il numero di protocollo è falso e che anche il timbro è stato artefatto. E che quindi non vi è alcun pubblico ufficiale coinvolto. Assumendo, in modo velato, che in qualche modo gli imputati erano consapevoli di ciò che si stava consumando all’epoca ed è un aspetto che lascia il campo a qualche riflessione. Il difensore ovviamente ha puntato alla interpretazione più favorevole per i propri assistiti e solo in questo modo si sarebbe potuti arrivare ad una dichiarazione di non doversi procedere per prescrizione.

Da una prima lettura il giudice ha manifestato una decisione di non accogliere pedissequamente la volontà della difesa ed ha dichiarato da subito che allo stato degli atti non sussistono le condizioni per dichiarare la prescrizione. C’è bisogno di ben altro. Di qualcosa di più sostanzioso. Un’affermazione che non è stata recepita favorevolmente dalla difesa, che già pregustava che questo processo si sarebbe concluso prima della sospensione feriale. E consegnando al sen. Domenico De Siano in pochissimi giorni ben due prescrizioni altrettanto importanti e significative. Accettate dallo stesso imputato e dai suoi difensori. Per onor di cronaca è giusto ricordare ai lettori che il senatore era coinvolto in una indagine molto delicata sulla gestione dei rifiuti solidi urbani e nelle relative scelte che la Pubblica Amministrazione fece nell’individuare le aziende che avrebbero dovuto gestire il servizio. Ritrovandosi con reati gravi contro la Pubblica Amministrazione. E questo processo era costellato da numerose ordinanze di custodia cautelare anche nei confronti del De Siano, il cui provvedimento cautelare venne respinto dall’aula del Senato.

L’ACCUSA DI FALSO
Alla dichiarazione del tribunale nel respingere la prescrizione la difesa ha nuovamente ribattuto con nuove argomentazioni. E qui è nato un nuovo confronto con il pubblico ministero che non ha mollato la presa. Ricordando, ancora una volta, che si era realizzato un meccanismo perverso nel depositare atti in un ufficio pubblico per far passare lavori autorizzati in uno degli alberghi più esclusivi di Lacco Ameno. Il tutto intestato ad una delle società che di fatto controllano l’economia dello stesso comune di Lacco Ameno. Il giudice è ritornato nuovamente a ribadire la sua decisione: «Non è prescritto!». Il processo riprenderà in autunno.

Di cosa rispondono De Siano e Silvio? Innanzitutto di falso ideologico e materiale con i commi così come precisato dal pubblico ministero in quest’ultima udienza: «Perché Silvio Ernesto, nella qualità di progettista, e Domenico De Siano quale rappresentante legale della società San Montano srl in concorso tra loro e con un funzionario, allo stato non identificato, del Comune di Lacco Ameno, apponendo il numero di protocollo 5811 del 24.5.201 3 dell’Ufficio protocollo del Comune di Lacco Ameno sui seguenti documenti:
denuncia di inizio attività a firma di De Siano Domenico e di Silvio Ernesto predisposta per la realizzazione di opere edilizie presso l’Albergo San Montano sito in Lacco Ameno,
rilievo fotografico dello stato dei luoghi, grafico con intestazione “‘studio tecnico di progettazione”, a firma di De Siano Domenico e di Silvio Ernesto, relazione tecnica asseverata a firma del solo geometra Ernesto Silvio, atti tutti posti a corredo della predetta DIA.
mentre il suddetto numero dell’Ufficio protocollo del Comune di Lacco Ameno riguardava una corrispondenza diversa, intrattenuta da altro soggetto con il predetto Comune, attestavano, contrariamente al vero, che la documentazione su indicata era stata presentata e protocollata al Comune di Lacco A meno in data 24.5.201 3 al n 5811; atto pubblico facente fede fino a querela di falso. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di munirsi di un titolo abilitativo per la realizzazione delle opere edilizie abusive descritte al capo b) e quindi per occultare la commissione dei reati di cui ai capi che seguono».

I REATI PRESCRITTI
Sulle altre ipotesi di reato non c’è stata discussione, perché nella sostanza queste ipotesi sono state già definite defunte. Anche se il sostituto procuratore Miraglia Del Giudice aveva evidenziato una serie di abusi. Primo fra tutti di aver eseguito i lavori edili senza la necessaria autorizzazione urbanistica. Descrivendo quali lavori furono posti in essere nella struttura “Albergo San Montano”. Un’accusa che ha escluso del tutto il De Siano, ma che rimaneva in piedi: «Perché, Silvio Ernesto nella qualità di progettista e Domenico De Siano quale committente, rappresentante legale della società San Montano s.r.l. proprietaria della struttura alberghiera denominata “Albergo San Montano”, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale, in assenza del permesso di costruire, nel parco di pertinenza del predetto albergo, realizzavano le seguenti opere consistite nella trasformazione dello stato preesistente dei luoghi e segnatamente nella modifica della condizione originaria dei luoghi su cui insistevano una vecchia parracina -muro di contenimento realizzato a secco a giunti aperti- e degli arbusti che copri vano un piccolo sentiero di campagna delimitato da una staccionata di legno, elementi tipici della cosiddetta macchia mediterranea, i quali venivano sostituiti con ampi spazi spianati, quasi del tutto privi di vegetazione, con nuovi muri di contenimento, con una serie di nuove rampe di collegamento nonché con piani e vasche in cemento armato».

Il geom. Silvio si sarebbe dovuto difendere anche per la violazione paesistica, essendo stato trasformato un habitat senza passare ovviamente per la commissione ad hoc istituita e per il nulla osta da parte della Soprintendenza: «Perché, in concorso tra loro. Silvio Ernesto nella qualità di progettista e Domenico De Siano quale committente e rappresentante legale della società San Montano srl proprietaria della struttura alberghiera denominata “Albergo San Montano” eseguivano in assenza della prescritta autorizzazione le opere di cui al capo b) nel territorio del Comune di Lacco Ameno soggetto a vincolo paesaggistico in quanto dichiarato dì “notevole interesse pubblico” con D.M. 26.3.1956».
Per la tipologia degli interventi eseguiti la legge prescrive che prima di ogni inizio di un’opera è indispensabile trasmettere al Genio Civile una documentazione in quanto Lacco Ameno è notoriamente classificata zona sismica. Il pubblico ministero ravvisò che nulla era stato trasmesso al competente ufficio. Da qui una nuova ipotesi per l’unico imputato rimasto: «Perché, in concorso tra loro, nelle qualità di cui al capo che precede, eseguivano i lavori relativi alle opere di cui capo B) in zona sismica, omettendo di depositare prima dell’inizio dei lavori gli atti progettuali presso l’ufficio del Genio Civile».
E ancora di aver “dimenticato” di denunciare sempre al Genio Civile l’inizio dei lavori così come si intendevano eseguire: «Perché, in concorso tra di loro, nelle qualità di cui al capo che precede, eseguivano i lavori relativi alle opere di cui al capo b) in cemento armato non in base ad un progetto esecutivo e senza la preventiva denuncia dei lavori all’Ufficio del Genio Civile competente».

Stando agli accertamenti che furono eseguiti dalla polizia giudiziaria e dal consulente della Procura, quei lavori portati a compimento hanno evidentemente alterato le bellezze naturali. Anche qui siamo in presenza di una fase di “dimenticanza” di chiedere l’autorizzazione per non incappare in quest’ultima ipotesi di reato: «Perché, in concorso tra loro, nelle qualità dì cui al capo che precede, mediante le opere descritte al capo b) distruggevano, alteravano le bellezze naturali dei luoghi soggetti a speciale protezione dell’Autorità».

L’ARCHIVIAZIONE
Una bella notizia comunque è arrivata al senatore. La Procura di Napoli ha archiviato una denuncia presentata dall’ex presidente della Cassazione Antonio Esposito che, guarda caso, condannò in via definitiva l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E ciò è avvenuto dopo otto anni dalle furiose polemiche legate alla condanna del capo di Forza Italia. Un’archiviazione che ha riguardato principalmente tre dipendenti dell’Hotel Villa Svizzera di Lacco Ameno che fa capo al gruppo del sen. Domenico De Siano. Per le dichiarazioni che i dipendenti sottoscrissero, in cui riferivano che il presidente Esposito durante un soggiorno all’Hotel Villa Svizzera aveva usato parole particolarmente pesanti e disdicevoli nei confronti di De Siano e Berlusconi. I tre aggiungevano che se avesse avuto la possibilità o l’occasione, avrebbe colpito inesorabilmente sia Berlusconi che il De Siano. Quelle tre dichiarazioni furono riprese da un legale che risultava anche lui indagato, in quanto l’ex presidente della Cassazione riteneva che fossero illegittime. Pesanti affermazioni che hanno avuto una valutazione molto attenta dell’ufficio di Procura. Che ha rigettato la denuncia dell’ex alto magistrato Esposito, oggi in pensione, e che ha trovato piena conferma nella decisione del gip di Napoli.

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