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giovedì, Aprile 25, 2024

Il mondiale, la gatta e il lardo | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 23 novembre 2022

Ho solo intravisto, in virtù della tenera età, il mio primo mondiale di calcio nell’edizione di Mexico 1970, quando ancora si vinceva la Coppa Rimet e non la Fifa, passando per le vittorie del 1982 e del 2006 e giungendo fino a Russia 2018. 

Le cronache degli ultimi giorni, già prima dell’inizio della corrente competizione in Qatar, hanno portato l’opinione pubblica a maturare alcuni motivi per cui questo Mondiale faccia schifo: 1) l’interruzione dei campionati nazionali europei di massima serie in pieno girone d’andata; 2) l’inutile sontuosità delle strutture catariote rispetto a uno sport in cui le rappresentative degli Emirati sono delle autentiche pippe; 3) in Qatar non sono rispettati molti diritti umani e, quindi, non sono degni di una manifestazione così importante; 4) la Rai ha sborsato duecento milioni di euro per trasmettere un Mondiale in cui la nostra Nazionale non è presente. 5) non si è neppure liberi di bere una birra o di far baldoria che si rischia l’arresto. E così via!

Allora, capisco che la colpevole assenza dell’Italia pesi come un macigno sulla nostra tradizione pallonara. Ma perché fare a tutti i costi la figura del gatto che sente puzza di lardo solo perché non riesce ad avvicinarvisi? 

Ho seguito un po’ la cerimonia d’apertura a firma di un italiano e ne sono rimasto puntualmente affascinato; ho dato uno sguardo a Qatar-Ecuador (0-2) e ho goduto nel vedere tutti quei tifosi vestiti di giallo festosi con il loro irriverente “Queremos Cerveza” (vogliamo la birra). Che coraggio i giocatori iraniani a non cantare l’inno nazionale venendo fischiati dai loro stessi supporter. E durante Olanda-Senegal, che bellezza tutti quei senegalesi in costume tipico e con musiche e coreografie da favola, in perfetta armonia con tutti i Dutch arancioni in uno stadio meraviglioso e, pensate un po’, climatizzato. E cosa dire della forza fisica dei Sauditi che battono a sorpresa l’Albiceleste di Messi?
Che piaccia o no, un Mondiale è sempre un Mondiale. Prendiamola con filosofia e, potendo, godiamoci comunque lo spettacolo!

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