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venerdì, Marzo 29, 2024

IL DIRITTO DI ESSERE QUELLO CHE SI E’ #25novembre

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Donatella Migliaccio | La violenza è qualcosa di strisciante, di sottile, che si insinua tra noi, che può colpire chiunque ma che colpisce quasi sempre chi è più debole. E perché le donne sono la parte più debole? Non basta dire no alla violenza sulle donne se non partiamo dal ragionamento che, indipendentemente dal sesso, questa violenza si dirige verso una persona. La violenza verso la persona donna, che da troppo poco ha intrapreso il suo cammino di parità verso la persona uomo, è un fenomeno epocale.

La mia generazione dà per scontato che una ragazza esca da sola, che abbia una sua vita fin dalla adolescenza in cui altri non hanno alcun potere di determinazione, ma basta risalire alle nostre madri, andare in altri paesi, per rendersi conto che questo percorso è ancora lunghissimo da compiersi, nell’arco dei secoli così breve, ed è talmente dirompente che la parte che si sente diminuita cerca di impedirlo con le armi che ha e che, spesso, ahinoi, trova come sodale involontario proprio chi dovrebbe ribellarsi e combattere tale reazione. Si susseguono le campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, donne che non hanno fatto nulla se non essere sé stesse, persone tra persone che vivono la loro vita. In cosa falliamo se continuano gli omicidi di donne, le aggressioni verbali, le discriminazioni salariali?

Si leggono di tante piccole battaglie nell’ambito di questa immane guerra civile, di campagne come #metoo o come quella per il #catcalling che alla lunga con il loro essere virali hanno minato il vero obiettivo di riscatto dell’attuale condizione della donna, trasformando il vero tema da un approccio generale, ovvero dal tema dell’uguaglianza tra persone, a uno troppo particolare.

E quindi sì, che si denuncino sempre le violenze ed anzi non bisogna mai smettere, ma che si sia più attivi nel contrastarle senza soffermarsi su particolarismi, limitando il problema al solo tema delle violenze fisiche e al più verbali, ma abbracciando il problema nella sua complessità, senza contrapposizione, ma come per ogni guerra civile, ricomponendo il tessuto sociale, senza cui ogni guerra è persa, ogni intervento si rivela essere dispersivo e non incisivo. Come fare? Rivendicando il diritto di essere quello che si è; di non sentirsi valutati in virtù del proprio sesso, ma delle proprie capacità; di richiedere vere e concrete tutele; che le denunce da codice rosso vengano accolte necessariamente anche da un rappresentante delle forze dell’ordine di sesso femminile; agendo in prima persona e quindi fermando con il nostro intervento qualunque caso in cui avvertiamo vi sia violenza o pericolo per la persona.

Impariamo tutti il gesto che segnala la situazione di pericolo. Non solo perché potremmo trovarci nella situazione di averne bisogno, ma soprattutto perché potremmo trovarci nella situazione di doverlo saper leggere ed è lì, in quel momento, anche quando non lo crederemo, che avremo portato il nostro contributo contro la violenza, sia essa contro le donne che contro la persona.

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