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sabato, Aprile 20, 2024

Il calcio, l’Eccellenza, i “tutti” e la “piazza”

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4ward di Davide Conte

Il dado è tratto! La Nuova Ischia, o comunque dovesse chiamarsi, approda nel campionato di eccellenza regionale, ovvero il gradino campano più alto. Con uno sforzo da ben trentaduemila euro, parzialmente compensati dai dodicimilacinquecento ricavati dalla cessione del titolo di promozione, la compagine societaria guidata da Ivano Balestrieri e Giovan Giuseppe Di Meglio mantiene l’impegno, anche se al di fuori degli esiti di campionato, garantendo alla “piazza” il salto di categoria. Ma… la “piazza” dov’è? E soprattutto… dove sarà?
Ve lo dico io! La “piazza”, o almeno la maggior parte di essa, attende di assistere un altro anno agli esiti del campionato stando ben lontana dalla squadra e, soprattutto, da quel sostegno che le sarebbe dovuto, sia sotto il profilo morale che economico. La “piazza” non vede l’ora di chiacchierare, criticare, biasimare, condannare a sbafo le sorti della competizione, adducendo mille scuse pur di non ammettere la propria pochezza. La “piazza” aspetta che le cose si mettano male per sparare contro i presunti interessi privati di chi “caccia i soldi”, perché “figurati se lo fanno per passione, chissà cosa devono avere in cambio”. La “piazza” di Ischia, nel calcio come in tutte le altre manifestazioni del cosiddetto “sociale sempre più latente” dalle nostre parti, è questa, c’è poco da fare.
Chi è solito leggermi sul web, può agevolmente riscontrare la riprova di quanto sto per ripetere ancora una volta negli articoli che seguono: https://www.ildispariquotidiano.it/it/vicki-e-aurelio-due-papabili-lucky-loser-del-calcio/ (20 maggio 2016), https://www.ildispariquotidiano.it/it/se-ci-provasse-bruno/ (4 giugno 2016), https://www.ildispariquotidiano.it/it/pillole-di-4ward-mimmo-i-giovani-e-il-pallone/ (19 agosto 2016), https://www.ildispariquotidiano.it/it/pillole-di-4ward-di-fine-anno/ (31 dicembre 2016). Ma in questa sede, mi piace riproporre in modo diretto un qualcosa di ancora più “antico”, consistente in un mio post su Facebook che ritorna, a mio giudizio, di grande attualità in questo momento. Era il 9 giugno del 2015, quando facevo seguito alle dichiarazioni del direttore di Milan Channel, Mauro Suma (uno che ama davvero la nostra isola e tutto quanto le appartiene) con queste parole: “Il sentimento di Mauro Suma è tanto pulito quanto rispettabile. Ho sempre ritenuto che l’epoca dei mecenati calcistici è terminata da tempo. Se Carlino riterrà di tornare ad Ischia ad investire nel calcio, bisognerà metterlo in condizioni (giustamente) di far fruttare i suoi investimenti oltre il piacere di vincere. Si parli chiaro, dunque, oppure si metta alla prova una volta e per tutte la vera voglia di calcio che ha Ischia, attraverso l’immediata sottoscrizione di un azionariato popolare, affinché l’Ischia appartenga realmente e finalmente agli Ischitani che dimostreranno di tenere a lei ed alle possibile ambizioni di gran calcio che tanti paesini molto più piccoli di noi hanno raggiunto da tempo. Diversamente… nun perdimm tiemp!”
Da esattamente due anni a questa parte (ma forse da molto prima) non è cambiato nulla. O meglio, qualcosa è cambiato. Perché mentre l’Ischia stava per scomparire e la Nuova Ischia vedeva la luce in promozione, ancora una volta si stava delineando l’ennesima “società di pochi”, pronta a caricarsi il peso della passione pur di creare una nuova realtà calcistica del comune capoluogo, che di lì a breve sarebbe rimasta l’unica a contenere ISCHIA nella sua denominazione. Nel frattempo, Vicky Di Bello lanciava l’appello alla colletta per l’iscrizione, l’ennesima questua che calpestava il buon nome e la dignità di Ischia e del suo calcio, ma che diventava specchio fedele di un film visto e rivisto, perfetto testimone della reale “voglia di pallone” su questo scoglio.
Anche i contenuti della mia intervista a questo Quotidiano, risalenti a due anni fa (https://www.ildispariquotidiano.it/it/davide-conte-solo-con-lazionariato-popolare-lischia-tornera-ad-essere-ischitana/) potrebbero essere interamente ripresi. In sintesi: è giusto fallire di calcio? E’ giusto che in pochi tirino fuori i soldi mentre gli altri pretendono non solo di godersi lo spettacolo ma anche di criticare a ruota libera? E’ giusto indignarsi se qualcuno vuole investire nel calcio ad Ischia in cambio della chance di poter fare del business? E’ giunto o no il momento di dimostrare se questa “piazza”, al pari di Parma (fresco di ritorno in serie B), abbia la forza e l’orgoglio di pretendere concretamente e con una partecipazione diretta e diversa da persona a persona e da azienda ad azienda la giusta dimensione calcistica per una località come Ischia? E allora, carissimi Giovan Giuseppe e Ivano, questo è il momento! Proprio come Parma, scegliete il Vostro notaio di fiducia, affidategli la sottoscrizione aperta di un azionariato popolare, pubblicizzate ampiamente l’iniziativa e mettete TUTTI, ma proprio TUTTI, nelle condizioni di non poter avere alibi di sorta. Perché se da un lato sappiamo bene che il campionato di eccellenza “targato Ischia”, grazie a Voi e a chi Vi sostiene, si disputerà ugualmente, dall’altro potrete finalmente mettere alla prova tutti i soloni che lamentano di non contare nulla o che la conduzione della società sia troppo vincolata alle stesse persone e alle loro famiglie e/o imprese. Definite pubblicamente il valore di ogni singola quota e mettete TUTTI nelle condizioni di poterle acquistare e contare, all’interno di una nuova società di capitali, per quanto hanno conferito. Stabilite altresì una dead line entro la fine di agosto e, poi, tirate altrettanto pubblicamente le somme di quanto ottenuto con il Vostro appello, riservandoVi di accettare quanto pervenuto o, in caso di quel solito, probabile “assenteismo”, sentirVi più liberi di prima nel restituire il poco ricevuto e, mandando TUTTI al diavolo, continuare a fare calcio fregandovene altamente e proseguendo fin quando ne avrete piacere.
Andare avanti da soli, senza neppure provarci, darebbe ragione a chi Vi accusa di voler privilegiare una sorta di oligarchia calcistica che, in tutta onestà, non porta da nessuna parte e non serve a nessuno, neppure a Voi e a chi Vi circonda in società. Proprio come l’atteggiamento di quella “Piazza”, espressione di un’aurea mediocritas a cui TUTTI, direttamente o indirettamente, sembriamo calamitati nei secoli dei secoli. Nel calcio come nella nostra beata, normale, acquiescente, quotidiana ischitanità, sarebbe ora di puntare in alto!

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