Oggi pensavo a quanto i valori attualmente espressi, attraverso i sondaggi, dal centrodestra organico a livello nazionale rappresentino di fatto la maggioranza assoluta dei consensi, senza considerare le naturali oscillazioni delle singole realtà di partito che lo compongono. Mi chiedevo: riusciranno i nostri eroi ad arrivare al prossimo anno uniti e compatti, senza sciocchezze e litigi vari, raggiungendo così quel successo elettorale che manca ormai dal lontano 2008?
Tutto farebbe pensare che quel traguardo sia veramente a portata di mano, nonostante le cinque grandi città su ventisei su cui non c’è stato accordo per il primo turno delle prossime amministrative e la candidatura di Musumeci in Sicilia non sia stata ancora confermata dagli alleati di Fratelli d’Italia. E a confermarlo è stato proprio Berlusconi dopo il vertice con Meloni e Salvini ad Arcore, dichiarando che “solo un pazzo manderebbe all’aria la coalizione. D’altronde è così evidente che se si disunisce si perdono le elezioni e vince la sinistra”.

Ma dall’alto dei miei ventisette anni in Forza Italia e per quel po’ di esperienza che ho dall’interno di certi meccanismi, so che quel genere di pazzi nel centrodestra italiano non è mai mancato. E oggi, in tutta onestà, a preoccuparmi è anche questo governo Draghi a trazione fin troppo europeista (nel senso negativo del termine) e sempre ascoltato oltre il dovuto proprio da Berlusconi e Salvini che ne fanno parte. In virtù della storica sudditanza verso Germania e Francia, infatti, proprio l’ex Presidente della BCE potrebbe ordire chissà quale trama, di concerto con la solita sinistra, per cercare di demolire -giusto per fare un esempio- l’immagine brillante che Giorgia Meloni riesce ad offrire alla coalizione, minandone la scalata verso una leadership ormai inevitabile.
E anche ad Ischia, sul piano locale, bisognerà lavorare per capire cosa resta della sua naturale vocazione politica, indubbiamente poco progressista ma fin troppo opportunista.
