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venerdì, Marzo 29, 2024

Grande festa in casa Pietratorcia, arriva “Biancolella – Tenuta Chignole 2016”

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c.s. | Il 15 giugno è il giorno della festa per eccellenza nelle nostre case, per le nostre Famiglie e quest’anno vogliamo condividerlo con Voi.
Degusteremo insieme, per la prima volta, il BIANCOLELLA – TENUTA CHIGNOLE 2016 che il nostro Enologo Ambrogio Iacono ha voluto dedicare a Nonno Vito.
E lo facciamo nella sua Terra, ai piedi delle sue Parracine e dei suoi terrazzamenti, della sua “Schiappa”, immersi nella Tenuta Chignole nel suo luogo di ristoro dalle grandi fatiche, nel giorno della sua festa.
Era ed è un giorno importante quello di San Vito, il Patrono di Forio, ma soprattutto il protettore della vite e dei viticultori.
Abbiamo tante cose da ricordare, tante cose di cui parlare, tante cose da festeggiare insieme!!!
Vi aspettiamo

 

CHIGNOLE 2016 … La riscoperta di una storia di famiglia
Pietratorcia, fin dalla sua fondazione, ha voluto recuperare la filosofia e la storia contadina dell’isola d’Ischia così pregna di significati, non solo dall’alto valore culturale, ma legati a famiglie che vivevano i sacrifici e gli sforzi “pretesi” da una attività economica povera, ma ricca di valori.
Le pendici di Chignole, che si arrampicano sulla collina sottostante l’Epomeo, sono testimonianza esistente della tensione produttiva di un popolo che aveva come unica risorsa la terra ricca e fertile.
Più di mille metri di muretti a secco, detti localmente Parracine, terrazzamenti, con dimensione media al di sotto dei due metri, disegnano un terreno coltivato, con pendenze che sfiorano il 70% ,che si mostra ,in tutto il suo fascino, a tutto il paese di Forio e raccontano in maniera fascinosa e intensa la storia di persone che con i loro sacrifici hanno realizzato tali capolavori di vita vissuta.
Nel 2013 la cantina ha reimpiantato i terreni di Chignole recuperandoli pietra su pietra, terrazzamento su terrazzamento, nel ripercorrere la storia di Vito e Francesca che nel 1950 acquistarono quei terreni impervi dedicati alla coltivazione dei peschi selvatici per dedicarli alla viticoltura.
Una storia bella e affascinante fatta di improbabili ricoveri per la pioggia, ricavati nei muri, e cisterne, costruite con ausilio di muli, solo per recuperare un po’ d’acqua piovana da utilizzare per i trattamenti, fatta di più di cento scalini che solcavano tutta la tenuta e che, difficilmente, si riuscivano a far percorrere in vendemmia da operai che mai li trovavano lievi.
In questo percorso tutto il vigneto è stato riconsegnato all’antica gestione a biancolella con piccole percentuali di fiano per non far perdere l’identità acclarata di questo vino sempre espressione di una tradizione di botti e di palmenti.
Il Chignole 2016 racconta tutto questo e mai in maniera esaustiva in questa nuova veste dove il biancolella si esprime in tutta la sua qualità in un terreno tutto esposto ad ovest e che il sole non smette mai di baciare.
In questo vino, ancora più ricco e corposo, i profumi e le caratteristiche di questa terra trovano piena espressione e trovano elegante conforto in un leggero passaggio in legno del 20% del prodotto.
La vinificazione è sempre rispettosa delle tradizioni con lunga macerazione di 24h a bassa tempera-tura(10°C) a ricordare le permanenze delle uve pigiate nei palmenti in attesa di raggiungere il livello per poter riempire le botti.
A fine fermentazione, che avviene a temperatura controllata(20°C), il serbatoio viene colmato e viene sfecciato solo dopo febbraio a ripercorrere la pratica di conservazione delle botti che finita la fermentazione venivano chiuse con la foglia di fico (che aveva azione antisettica) coperta da un sacco di sabbia per permettere agli ultimi vapori di fuoriuscire.
Il vino è stato imbottigliato a metà maggio e rappresenta la piena realizzazione delle potenzialità di un vitigno come il biancolella che non smette mai di sorprendere in termini qualitativi.
E’ un vino sapido, ricco, elegante, lungo di bella ed intensa complessità aromatica con bei sentori di agrumi che rendono importanti le note speziati che vanno dalle erbe mediterranee all’anice. Al gusto tutto quanto descritto si esprime con grande equilibrio piacevolmente arricchite dalle note retrogustative di crosta di pane e lievito tipiche dei vini ischitani.
Il coniglio all’ischitana non desidererebbe miglior abbinamento.

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