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giovedì, Aprile 18, 2024

Gli avvocati in manette all’inaugurazione dell’anno giudiziario

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Paolo Mosè | Gli avvocati eletti al consiglio dell’Ordine di Napoli sono entrati in manette nel salone del Maschio Angioino ove si è celebrata l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

In segno di protesta per la riforma sulla prescrizione voluta testardamente dal ministro guardasigilli Bonafede. Ad assistere alla iniziativa clamorosa i massimi vertici del distretto giudiziario della Corte di Appello di Napoli (lo stesso presidente della Corte di Appello, i presidenti dei tribunali di Napoli, Caserta, Benevento, Santa Maria Capua Vetere, Avellino, Napoli Nord, Torre Annunziata, Nola, i procuratori della Repubblica degli stessi tribunali, magistrati degli uffici inquirenti, tutti i presidenti delle varie sezioni e tantissimi avvocati).

All’incontro hanno partecipato il presidente dell’Assoforense Isola d’Ischia avv. Gianpaolo Buono con il segretario avv. Francesco Cellammare, i quali si sono intrattenuti a lungo con l’ex presidente del tribunale di Napoli Carlo Alemi e della Corte di Appello Bonaiuto, ai quali hanno ribadito le difficoltà della sezione distaccata di Ischia e le iniziative che sono state intraprese per ottenere la stabilizzazione, che passa necessariamente dall’approvazione parlamentare della legge.

Era nell’aria che qualcosa sarebbe accaduto all’inaugurazione dell’anno giudiziario, che ha visto anche la partecipazione del rappresentante del Consiglio superiore della magistratura, l’ex procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Antonio Amato. Dopo le numerose polemiche che si sono scatenate per la rigida posizione del ministro guardasigilli che ha voluto riparare i danni della giustizia con il solo allungamento della prescrizione. Non apportando quelle necessarie riforme che avrebbero dovuto camminare di pari passi con l’allungamento della prescrizione. Solo in questo modo si sarebbe potuto giustificare una simile iniziativa. Una legge che è di fatto contestata dagli addetti ai lavori ed anche dalla stessa magistratura ed in particolare da quei presidenti che hanno retto e governato con saggezza e determinazione i vari tribunali e le Corti di Appello. Dimostrando che con l’organizzazione e con la capacità di gestire tutto il personale si possono raggiungere importanti risultati e dare un significato pieno alla parola giustizia. Dando prestigio anche ad un’istituzione che troppe volte è diventata banco di polemiche, di forti contrapposizioni politiche e con scontri a volte accesi e a volte di collaborazione tra magistratura e avvocatura.

PROTESTA CONDIVISA

Una scelta di ammanettarsi dopo la manifestazione romana che certamente non è stata tra quelle auspicate, per la scarsa partecipazione dell’avvocatura che era stata chiamata a convogliare a Piazza Montecitorio, all’ingresso della Camera dei deputati, per lanciare un segnale forte ed inequivocabile al legislatore. La scelta di ammanettarsi dell’avvocatura napoletana giunge di pari passo con un atto altrettanto forte della Camera penale di Milano, che ha invitato il consigliere del Csm Davigo a non presentarsi più dopo le poco gentili parole espresse in più interviste e della stessa Camera penale di Torino, che ha sollecitato il procuratore generale della Cassazione ad aprire un procedimento disciplinare nei confronti del magistrato. La scelta napoletana ha certamente fatto rumore, non è passata affatto inosservata richiamando l’attenzione degli organi d’informazione. Ed il presidente del consiglio dell’Ordine di Napoli Tafuri ha fortemente criticato il governo. E quando si è alzato per prendere la parola il rappresentante del Csm, tutti i consiglieri dell’Ordine degli avvocati si sono alzati in piedi mostrando un cartello con la scritta: «Rispettate la Costituzione». Il presidente Tafuri ha sferrato un attacco molto duro al potere legislativo e una politica che «fa molta propaganda con la scelta della riduzione dei tempi dei processi credendo di poter risolvere i problemi della giustizia, ma dimenticando di fare investimenti per potenziare gli uffici e il personale con nuovi innesti di magistrati e di dipendenti amministrativi».

E ricordando che nella maggior parte dei casi si giunge alla prescrizione perchè nel cinquanta per cento dei casi avviene nel corso delle indagini preliminari, vale a dire quando non è ancora iniziato il processo. Solo nel ventiquattro per cento si raggiunge il traguardo della prescrizione in primo grado. Una risposta chiara e schietta che l’avvocatura napoletana rivolge al consigliere del Csm Davigo che accusava gli avvocati di essere i responsabili delle troppe prescrizioni. Un intervento che è stato molto applaudito dagli avvocati presenti che con l’inaugurazione di quest’anno giudiziario ha attirato la massima attenzione dei mass media e di chi governa la giustizia in questo Paese.

Una scelta che è stato pienamente condivisa dall’avv. Gianpaolo Buono, che ha definito l’iniziativa da sottoscrivere appieno, per lanciare un segnale forte verso chi crede di poter ammutolire l’avvocatura, di porla all’angolo. L’avvocatura ischitana è compatta nel sostenere le azioni di protesta ritenendo che le scelte legislative siano fortemente penalizzanti per i diritti dei cittadini e si cerca solo di approvare norme che vanno nella direzione di accelerare i processi calpestando la Costituzione e i diritti degli imputati.

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