Le manovre politiche al Comune di Ischia, unico Comune in Italia – o almeno così sembra – a non avere un’opposizione reale, procedono con il passo lento di chi non ha fretta ma non si ferma mai del tutto. Tra una grana legata alle opere pubbliche, qualche sopralluogo alle scuole dopo i nubifragi e un clima politico tutto sommato tranquillo, il sindaco Enzo Ferrandino non sembra intenzionato ad affannarsi per definire la nuova squadra di governo. Sa che il tempo gioca a suo favore e, considerato il livello medio dei consiglieri che gli orbitano attorno, non pare avere motivo di bruciare le tappe.
Eppure la necessità di un reset è evidente. Ferrandino dovrà rimuovere pedine che, per un motivo o per un altro, non fanno più parte del progetto politico. A partire dalla vicesindaca Ida De Maio, sempre più attratta dal centrodestra isolano che in queste settimane ha iniziato a ritrovarsi al Bar Calise per costruire una piattaforma in vista delle elezioni regionali di novembre.
Tra i presenti, anche Marco Nonno, coordinatore di Fratelli d’Italia, arrivato più che per testare il polso della situazione e capire se davvero si può dare forma a un fronte alternativo, per avere risposte in vista del voto del 22 e 23 novembre. Inoltre per il centro destra, quella delle Regionali, sarà anche l’occasione per “contarsi” e per capire in quale direzione muoversi.
Altro nome destinato a uscire di scena è quello di Gigi Di Vaia. L’assessore non convince più neanche il gruppo della “Sciarappa”, con cui aveva condiviso diverse partite politiche. I rapporti con Antonio e Rino sembrano esauriti, anche se resta saldo il legame con Luca Montagna. Una poltrona vacante sarà con tutta probabilità anche quella di Feliciana Di Meglio, segnale che Ferrandino vuole riequilibrare la coalizione e dare spazio a chi era rimasto ai margini.
La partita più delicata riguarda però i rapporti tra Gianluca Trani e Antonio Mazzella. Fino a oggi i due gruppi si erano guardati con un sorriso di circostanza, ma le tensioni stanno emergendo in maniera sempre più evidente. Dopo vari tentativi mal riusciti con i “nomi” del gruppo “Bambiniello”, il clima si è fatto pesante. Il rifiuto di Massimo Stilla – ancora risentito per la vicenda Ischia Servizi e il cosiddetto “tranello del Pesante” – ha costretto a guardare altrove. L’ipotesi Crescenzo Ungaro che, tra l’altro, non avrebbe convinto il sindaco Ferrandino è sfumata quando l’ex dirigente del Comune di Barano ha detto ai suoi amici che avrebbe preferito ritornare in ufficio. E, manco a farlo apposta, sembra destinato a un incarico tecnico nello staff di Stani Verde a Forio.
Il nome capace di sparigliare le carte, e di incrinare i rapporti tra Trani e Mazzella, è quello di Filippo Silvestre. Ex dirigente regionale, oggi vincitore di concorso all’Asl, Silvestre è un profilo che Enzo Ferrandino accoglierebbe con entusiasmo, vedendo in lui una figura capace di dare un contributo concreto. Uomo di uffici e di esperienza amministrativa, rappresenterebbe una risorsa preziosa per un Comune che spesso si regge sulla sola iniziativa del sindaco una volta sbarcato dal Beverello (chissà se i consiglieri di Ischia sanno dove andare scesi dall’aliscafo).
In questo quadro, aggravato da un’agenda istituzionale sempre più fitta, anche dopo l’arrivo del finanziamento per la scuola media Scotti, Ferrandino deve imprimere un’accelerazione. La nuova giunta non può attendere oltre, perché la vera partita si gioca sul piano regionale. Capire chi sta con chi, chi vota chi e chi resterà fedele alla linea è la condizione per arrivare compatti all’appuntamento elettorale di novembre.
Le riunioni tra Dolce Sosta e la casa comunale dovranno presto produrre una sintesi. Non si tratta solo di equilibri locali ma di un banco di prova davanti alla Regione: dare risposte concrete all’assessore Fortini e mantenere saldo il rapporto con Vincenzo De Luca, che difficilmente rinuncerà a giocare un ruolo di primo piano anche se dovesse correre con Fico presidente.
Se non ci fosse questa scadenza, forse, Di Vaia e De Maio potrebbero anche restare al loro posto. Tanto, in fondo, oltre a firmare e votare le delibere poco avrebbero potuto incidere. Ma la politica non aspetta, e questa volta neppure Enzo Ferrandino potrà farlo.









