Domenico di Michelino Dante and His Poem (1465) fresco, in the dome of the church of Santa Maria del Fiore in Florence (Florence's cathedral). Dante Alighieri is shown holding a copy of his epic poem The Divine Comedy. He is pointing to a procession of sinners being lead down to the circles of Hell on the left. Behind him are the seven terraces of Purgatory, with Adam and Eve representing Earthly Paradise on top. Above them, the sun and the moon represent Heavenly Paradise, whilst on the right is Dante's home city of Florence. The illustration of Florence is self referencial, depicting the recently completed and much celebrated cathedral dome inside which the fresco is painted.

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Giovanna, vecchia amica di Dante | #4WD

By Redazione Extra

March 27, 2021

Il Dantedì celebrato ieri mi ha riportato inevitabilmente alla mente una delle insegnanti più rappresentative della mia epoca scolastica: la prof.ssa Giovanna Cigliano Palazzolo.

Il mio è stato un percorso di studi commerciali, non classici. Ho frequentato la ragioneria e, pertanto, al di là di un brevissimo periodo in cui un’altra grande docente (la prof.ssa Annamaria Montuori) ci costrinse ad assimilare alle medie qualche nozione di latino che migliorasse la nostra grammatica italiana, sulla mia strada ho incontrato molti più numeri che lettere.

Resta indimenticabile l’esperienza didattica con la prof. Palazzolo proprio per il suo immenso amore per il “sommo poeta”. La proverbiale severità di educatrice all’antica, colta e rigorosa al tempo stesso, lasciava il posto ad un’autentica gioia negli occhi e in ogni singola parola quando, nel periodo dedicato al dolce stil novo, Dante Alighieri la faceva da padrone, invadendo cuore e mente di una donna che incantava nel suo modo forbito, quasi godurioso, di spiegarne la storia e le opere, al punto non solo da fartene innamorare, ma di apparire come una sua vecchia amica coeva.

Di certo, oggi la prof.ssa Palazzolo si starà rivoltando nella tomba, nel leggere dichiarazioni come quelle di certa stampa tedesca, pronta a scrivere che “l’amoralità di Shakespeare, la sua descrizione di ciò che è, ci sembra anni luce più moderno dello sforzo di Dante di avere un’opinione su tutto, di trascinare tutto davanti al giudizio della sua morale”, oppure che fosse “un autore difficile che gli stessi italiani devono decifrare tramite note, rimandi, precisazioni”. Magari ne avrebbe approfittato per tornare in cattedra, tenendo una lectio per tutti quegli ex studenti come me, che proprio grazie a lei impararono ad apprezzare e comprendere la grandezza di questo autentico padre della lingua italiana, il cui messaggio intriso di fede e cultura, a settecento anni dalla sua morte, resta attualissimo.