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sabato, Aprile 20, 2024

GIORGIA MELONI A TUTTO “GAS”. Attori e Spettatori di Anna Fermo

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Governo Meloni: Nessuna battuta d’arresto almeno per tutto il mese di Novembre…

Si inizia con un unico decreto legge per ergastolo ostativo, rinvio dell’entrata in vigore delle disposizioni della riforma Cartabia sulla giustizia, obblighi di vaccinazione anti-Covid e prevenzione e contrasto dei raduni illegali. L’ opposizione? Guidata da De Luca manifesta in piazza per la Pace!

Nel corso del suo intervento alla Camera dei deputati, giusto appena la settimana scorsa, il Presidente del consiglio Giorgia Meloni nel chiedere la fiducia, ha esposto il programma del suo governo.
Dalla necessità di introdurre misure indispensabili ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale, sino all’ allargamento della platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5%, e, sempre in ambito fiscale, sino alla definizione di un nuovo patto fiscale, alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo, le direttrici lungo le quali si muoverà il nuovo governo non sono affatto semplici da attuare, ma restano davvero interessanti.
Ribadita la collocazione internazionale, europea ed atlantica del nostro Paese, la Meloni ha confermato il rispetto di regole condivise anche in ambito economico-finanziario, e, nel contempo, offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita. L’Italia continuerà poi ad essere partner affidabile in seno all’alleanza atlantica sottolineando come soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato partendo dalla questione energetica.
Il contesto nel quale ci troviamo è davvero molto complicato. Come è stato osservato “forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la ripresa economica post-pandemia”. Va da se che le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza.
L’Italia, tanto per capirci, allo stato è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale.
Ecco dunque che mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette sia su quello del carburante diventa un obbligo per il nuovo Governo. Un impegno finanziario che dovrà essere imponente e che per questo necessiterà di gran parte delle risorse reperibili, costringendo a rinviare altri provvedimenti che si sarebbe voluto avviare già nella prossima legge di bilancio, ma si deve per forza agire in tal senso perché la priorità è proprio quella di mettere un argine al caro energia ed accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale. “Dal dramma della crisi energetica”, ha sottolinea il presidente del Consiglio, “può emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia utilizzando i giacimenti di gas dei nostri mari e le risorse naturali presenti in particolare nel Mezzogiorno da sfruttare per generare le energie rinnovabili”. Mi sovviene da dire: era ora!!!
Tra l’altro, oltre al caro energia, ci troviamo a dover fronteggiare un livello di inflazione che ha raggiunto il 12% su base annua e sta erodendo inesorabilmente il potere d’acquisto dei nostri redditi.
Bisogna intervenire per accrescere il reddito disponibile delle famiglie e per il governo Meloni lo si può fare partendo come già accennato dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività,dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo occorre allargare la platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5%.
Il governo è tra l’altro già a lavoro sul nuovo patto fiscale che verterà su tre pilastri:
Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del 10 quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato e che può essere un forte incentivo alla crescita.
Il secondo: una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle PMI) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco.
Il terzo: una serrata lotta all’evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva) accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora.
Come ulteriore priorità non rinviabile, si intende procedere alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo. L’obiettivo è quello di intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori, per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi. E per incentivare le aziende ad assumere, si ha in mente un meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro.
Per quel che riguarda il tema pensioni si intende facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno. La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo.
L’Italia tra l’altro necessita di tornare ad avere una politica industriale che punti su quei settori nei quali può contare su un vantaggio competitivo: moda, lusso, design, fino all’alta tecnologia. Un modo sarà anche quello di utilizzare al meglio le risorse del PNRR.
Dalla “elencazione” degli intereventi che vedranno impegnato il nuovo Governo ai fatti, diciamo che non è trascorso molto tempo.
E’ davvero a lavoro il governo Meloni, su tutti i fronti esposti e già ieri i primi segnali che qualcosa sta cambiando, con l’approvazione del primo Decreto.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato infatti il decreto legge unico con misure urgenti in materia di Covid, rave party e carcere ostativo. “Decreto molto importante e simbolico”, ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tra i provvedimenti, via libera al divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, stop dall’1 novembre agli obblighi di vaccinazione per i medici e ok a reclusione, multe salate e confische per chi organizza raduni illegali. Approvata anche la nomina dei sottosegretari (31) e dei viceministri, giureranno il 4 novembre. Per i vice dei sottosegretario lista pronta per venerdì prossimo. Il caro bollette avrà uno spazio dedicato, affrontato in un’altra occasione. Proprio sul tema dei rincari è intervenuta Giorgia Meloni: “I costi delle bollette sono insostenibili, siamo al lavoro per aiutare famiglie e imprese”, ha assicurato. Tra le misure decise dal governo, c’è anche il rinvio al 30 dicembre dell’attuazione della riforma Cartabia.
L’obbligo di mascherine negli ospedali e nelle Rsa (residenze sanitarie assistenziali) andrà invece avanti fino a fine anno. E’ un ripensamento frutto anche di una serie di sollecitazioni e iniziative da più parti, come quella di Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) ha sottolineato come «l’obbligo di mascherina in tutti i presidi sanitari, ambulatori dei medici di famiglia compresi, sarebbe utile da mantenere almeno fino alla fine di questo periodo invernale in cui circolano le malattie respiratorie stagionali».
Così, mentre in quel del Governo si lavorava e si lavora per trovare soluzioni alle criticità serissime che il paese sta attraversando, a Napoli si è svolta la grande manifestazione per la pace organizzata dalla Regione Campania e fortemente voluta dal governatore Vincenzo De Luca per invocare un immediato cessate il fuoco. Migliaia gli studenti giunti in piazza del Plebiscito con tante bandiere della pace che sventolano insieme ai gonfaloni di numerosi Comuni della Campania. Sul palco la presentatrice Veronica Maja ha definito “la città di Napoli e la Regione Campania ambasciatrici della pace”, quindi la lettura di una lettera che la senatrice a vita Liliana Segre ha inviato ieri a De Luca.
“Saremo in 50mila in questa piazza, è per questi ragazzi che dobbiamo arrivare al cessate il fuoco, che dobbiamo svegliare l’Italia e l’Europa dal sonno della ragione”, ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, purtroppo, smorzato nel suo entusiasmo da non pochi studenti: “Ci sembra particolarmente ipocrita la postura del governatore e del Partito democratico in generale: da febbraio ad oggi non hanno fatto altro che parlare di armi, bollando come putiniano chi poneva quella diplomatica come unica soluzione possibile del conflitto in corso, come mai adesso questi signori scalpitano parlando di pace?“. “Il Partito democratico nella fattispecie in questi mesi non ha fatto altro che ribadire che era necessario solo ed unicamente inviare armi, come mai adesso spinge per risoluzione pacifica del conflitto? Ci pare un po’ opportunistico, forse si tratta di una tattica alquanto goffa per recuperare il disastro elettorale dello scorso settembre”. Poi, un passaggio sull’alternanza scuola-lavoro. “Anziché fingersi pacifista per recuperare un paio di punti percentuale, il Partito democratico farebbe bene a chiedere scusa per un’altra guerra che si consuma in casa nostra, quella dell’alternanza scuola lavoro che in nove mesi ha ucciso tre nostri giovani fratelli”, hanno concluso i ragazzi.
Il fatto che nessuno sia salito sul palco, tra i politici presenti, che non si siano esposte bandiere di partito e che non si siano esternate posizioni politiche particolari, spiega bene il clima della piazza. Significa tanto in termini di rinuncia a strumentalizzare una manifestazione che poi ha registrato almeno 25 mila persone.
Va bene così! Or dunque, mentre c’è chi in piazza sventola la bandiera arcobaleno, almeno al Governo c’è chi si è alzato le maniche e si è messo seriamente a lavoro!

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