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Geppino e il calcio a Ischia | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 04 Ottobre 2020

Mi è piaciuto leggere, tutto d’un fiato, il libro di Geppino Cuomo “Il calcio a Ischia” e non solo perché si tratta dell’opera di un caro amico che ha dedicato quasi una metà della sua età attuale al pallone nostrano, privando per una vita la sua famiglia dello stare insieme domenicale. Il libro di Geppino ti trasporta in una realtà solo parzialmente nota a quelli della mia generazione, che di certo ricordano benissimo le epiche sfide del Rispoli, ma non avevano idea di chi fossero e, soprattutto, di cosa avessero rappresentato calciatori locali come Terzuoli o Ungaro; o non avevano idea, oltre i racconti paterni, dello spessore di una figura come quella di Filippo Ferrandino e il suo saper fare a vantaggio del calcio ischitano.

Mi sono meravigliato di non aver letto dei Crociati e, confrontandomi con mio padre, mi accennava anche di tali “Tigri” di cui non mi è parso di trovare menzione. Ma è stato splendido scoprire (e questo ha rappresentato l’aspetto di maggior fascino, per quanto mi riguarda), risvolti quasi eroici dell’evoluzione di questo sport così sentito, con la rivalità di contrade e comuni a cui si contrapponeva, poi, la generosità di chi donava addirittura un “arso” intero per realizzare la prima sembianza di uno stadiuccio, anche se con tribune di fortuna fatte di… parracine a secco.

Ho sempre sostenuto che chi non ha passato non ha storia. E la nostra Isola, che di storia ne ha tanta dall’ottavo secolo avanti Cristo ad oggi, ha tanto da insegnare ai suoi figli. E se il D’Ascia e la sua “Storia dell’Isola d’Ischia” rappresenterebbe un testo da adottare d’obbligo a partire dalle scuole medie in su, questi piccoli spaccati di vita narrati in opere preziose come il libro di Geppino Cuomo costituiscono un patrimonio prezioso e utile a scoprire valori ormai smarriti nelle pieghe di una società sempre più alla deriva, così come in un mondo calcistico i cui numeri, ormai, non danno più alcuno spazio a sentimentalismi.

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