Il tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dal difensore di Giosuè Canepa, accusato di ricettazione, per ottenere la scarcerazione o la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari. Identica sorte per i tre presunti complici, i tunisini Youness Rhazoui, Mohamed Hichami e Khalid Mortada, arrestati insieme al foriano alla fine di agosto e per i quali resta efficace il divieto di dimora sull’isola d’Ischia disposto dal gip.
Il Canepa e i tre extracomunitari erano finiti in manette ad opera dei carabinieri del Nucleo operativo che indagavano sui numerosi furti ai danni di private abitazioni e di esercizi commerciali verificatisi nel corso dell’estate. Durante il blitz nel campeggio di Ischia dove il foriano e i tunisini dimoravano in una roulotte, i militari recuperarono un vero e proprio tesoro in oggetti preziosi e materiale informatico: sedici iPhone, sette Smartphone, sei tablet, nove iPad, diciannove cellulari, nove computer portatili, un tv led da 40 pollici, nove macchine fotografiche digitali, trentadue pen drive, tre hard disk esterni e otto schede di memoria; quindici paia di orecchini d’oro e d’argento, alcune perle, sei girocollo d’oro con brillanti e perle, sei anelli d’oro e pietre, un bracciale d’oro, quarantadue orologi da polso e un grosso specchio da parete con cornice in argento e radica di noce. La refurtiva era nascosta in un sacco di plastica celato in un buco nel terreno, nella disponibilità di Giosuè Canepa, come anche i 2.900 euro in contanti.
All’udienza di convalida i tre marocchini avevano proclamato la loro estraneità, mentre il Canepa aveva ammesso di essere responsabile dei colpi in alcune abitazioni ed esercizi commerciali. Il suo difensore però ha posto in evidenza che anche dopo l’arresto del foriano, i furti sono proseguiti, a riprova che non tutte le responsabilità possono essere addossate al suo assistito. Solo dopo la conclusione delle indagini il Canepa potrà sperare di ottenere i domiciliari e, successivamente al rinvio a giudizio, la libertà.
