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sabato, Aprile 20, 2024

Franco Iacono, “lezione” di storia. «Ischia, hai la memoria corta: nel 1987 avevi il tuo Metrò»

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Pasquale Raicaldo | In pochi sembrano ricordarsene, ma l’isola che oggi vuole lottare per essere inglobata dal progetto del Metrò del Mare cilentano sarebbe figlia dell’isola che aveva un Metrò del Mare tutto suo. Altri tempi, fine anni Ottanta: l’idea che una mobilità alternativa e complementare potesse decongestionare il trasporto su gomma. Visionaria, all’epoca. Quasi obbligata, oggi. Il papà era Franco Iacono, assessore regionale ai Trasporti, poi anche parlamentare europeo. E il gran chiacchiericcio di queste ore attorno alla levata di scudi di Maria Grazia Di Scala, che pare voler puntare i piedi in Regioni chiedendo un ruolo per Ischia nel “nuovo” Metrò, sembra quasi divertirlo.

Allora, è un’isola dalla memoria corta?
«Era il 1986, puntammo con forza sulle vie del Mare. La delibera del 6 maggio conteneva il primo piano dei trasporti marittimi. Veicolava un concetto nuovo: la fruibilità delle coste in una logica di intermodalità, mare-gomma, mare-gomma-ferro. Nacque anche l’idea che al Vesuvio si potesse arrivare via mare: approdando a Torre del Greco, poi di lì con pulmino e funicolare».

E Ischia?
«Il Metrò del Mare dell’isola d’Ischia nacque con la delibera di giunta regionale del 15 aprile 1987. Due barche, di cui una di “Rumore”, avrebbero toccato tutti i porti dell’isola, una in senso orario e una in senso antiorario, con digressione alla Chiaolella, a Procida. Con la cosiddetta carta del turista, nata nel 1988, un turista con tremila lire al giorno avrebbe potuto prendere il Metrò, il pullman della Sepsa e avrebbe avuto diritto a una riduzione sull’aliscafo di linea».

Quali erano i vantaggi?
«Beh, un alleggerimento considerevole del traffico automobilistico. Una piena valorizzazione dei porti, da Casamicciola a Forio, fino a Sant’Angelo. I turisti che avrebbero dovuto alloggiare a Sant’Angelo, ci arrivavano direttamente via mare. In programma avevamo anche un piccolo approdo alla spiaggia dei Maronti, quella con maggiore afflusso. Era un collegamento di linea  ciclo continuo, attraverso il mare».
L’isola come reagì?
«Non ebbi molti applausi. Il Metrò danneggiava i potenti microtassisti. Ma fu un’iniziativa molto apprezzata a livello nazionale, ecco un po’ meno a livello locale. E Ischia fu solo una delle soluzioni: introducemmo il Napoli-Capri-Positano-Amalfi, il Capri-Salerno-Capri, il Napoli-Portici-Torre del Greco-Torre Annunziata-Sorrento. E il Metrò dell’area flegrea, che non ebbe vita felice.
Quanto a Ischia, quando il Metrò è scomparso, nei primi anni Novanta, nessuno ha protestato. Oggi che altrove sembrano puntarci, noi – dimentichi della nostra storia – ci impuntiamo. Sembriamo quel famoso consigliere foriano, quasi leggendario, che – rappresentando Panza – voleva che ogni iniziativa proposta venisse adottata anche nella sua frazione. Lui era un prete: si racconta che per spiazzarlo fu proposta una casa chiusa. E lui… Chiaro il concetto?».

Chiarissimo. Ma perché il Metrò fu soppresso?
«Le vie del mare furono impoverite progressivamente. Restarono sono i collegamenti di linea per Sorrento. Con Cascetta e Bassolino, invece, si provò a dare nuova linfa. E Bassolino parlò di svolta epocale: io gli ricordai che, invece, il suo Metrò del Mare aveva un progenitore. E gli attribuii una sorta di “sindrome della prima volta”».

In sintesi, come vede l’iniziativa della Di Scala?
«Lei fa bene a muoversi per il Metrò. Ma un po’ di memoria storica, a lei e ai sindaci dell’isola, non farebbe male. Certo, la Regione Campania dovrebbe fare scelte precise. Un investimento chiaro, che indirizzi verso una differente qualità della fruizione del territorio. L’implementazione delle vie del mare, il Metrò, sono soprattutto questo. Alleggeriscono il traffico su gomma, suggeriscono un’intermodalità seria, danno occupazione. Il mio progetto costò alla Regione circa 10 miliardi di vecchie lire. A Ischia, per il primo anno spendemmo 350 milioni di lire, circa 170 mila euro. Un progetto del genere si regge su un sistema tariffario sostenibile, che invogli l’utenza a scegliere il mare. A Ischia il Metrò era destinato in particolare ai turisti che trascorrevano sull’isola un periodo di sei-sette giorni. E che potevano vivere il territorio muovendosi attraverso la costa, con la garanzia di quello che è stato di fatto il progenitore del “biglietto unico”. Ad un costo che oggi equivarrebbe a un euro e mezzo, un utente poteva spostarsi da Ischia a Sant’Angelo in barca e tornare in bus. E aveva diritto a uno sconto per tornare in terraferma in aliscafo».

Altri tempi.
«Certo. Ma ricordiamocene. Serve ad acquisire consapevolezza, a leggere meglio il futuro. Attraverso il passato».

 

2 COMMENTS

  1. Caro Franco, in quanto ad idee geniali, all’apice della tua luminosa carriera politica, ne hai avute tante, bisogna dartene merito. Non sto qui a dirti che sono stato tra quelli che ho apprezzato da subito le circolari della ex Sepsa, la creazione , prima in Italia, di una società mista, la Pegaso, che avrebbe dovuto svolgere una funzione di vero volano a Forio e forse sull’Isola intera, per la sua polifunzionalità, nella gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della gestione del Porto, nella gestione dei cimiteri, e del verde pubblico ed altri servizi inerenti allo sviluppo turistico, come quello delle linee di bus interni al comune di Forio. Ma il metrò del Mare, fu una vera genialata, che avrebbe decongestionato, già 30 anni fa, le nostre strade, offrendo ai turisti ,con media permanenza ,un servizio efficiente ed a costi contenuti. Non c’è che dire: sin da allora abbiamo dimostrato vedute corte ed abbiamo preferito curare il micro orticello fuori casa, osteggiando le belle e buone idee che ci avrebbero permesso di effettuare un bel salto qualitativo nel comparto turistico fermo ormai agli anni 60. Un’altra tua “creatura”, La Colombaia, per gli stessi motivi è andata a farsi benedire nella indifferenza e strafottenza generale. Un vero crimine, non c’è che dire, e di ciò me ne dispiaccio infinitamente. Con immutata stima.

  2. Questi carrozzoni hanno portato solo consenso ai politici dell’epoca e danni alle generazioni future. Amministrati solo per arricchire qualcuno. Lo ricordo viaggiare a vuoto il “metrò”, tanto paga la regione. Sono finiti i tempi dei carrozzoni e delle società per inserire amici e fidati…..

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