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venerdì, Aprile 19, 2024

Frana a Ischia, Sgarbi: “L’abusivismo edilizio è l’ultimo dei problemi”

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Cause: L’abusivismo è responsabile, ove vi sia, di non avere avuto sufficiente prudenza per evitare il danno

Gaetano Di Meglio | Il sottosegretario alla Cultura, l’on. Vittorio Sgarbi è ad Ischia per completare il suo tour in terra campana. Dopo la pausa a Capri dove, tra l’altro, ha visitato la Certosa di San Giacomo dove sono custodite alcune straordinarie opere dell’artista tedesco Karl Wilhelm Diefenbach (Hadamar 1851 – Capri 1913), oggi pomeriggio, accompagnato dal sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino, per visitare i luoghi colpiti dal fango e per un segno di vicinanza.
Un gesto che accende i riflettori sulla nostra situazione e che, in vista della prossima battaglia per la conversione del disegno di legge Ischia, dalla quale dipende da tutta la nostra vita, è importante. Avere testimoni diretti in Parlamento (e non solo) della nostra condizione è l’unica arma che abbiamo per sconfiggere e abbattere il muro del pregiudizio che, purtroppo, ci penalizza da troppi anni.

Il sottosegretario ha visitato la zona della frana e, a piedi, ha percorso Via Celario. Dopo la visita alla zona colpita dal fango, Sgarbi ha incontrato il Commissario Giovani Legnini al Palazzo Reale di Ischia, ha fatto tappa al Castello Aragonese per concludere il pomeriggio sull’isola d’Ischia con una visita alla mostra sui De Angelis a Villa Arbusto.

“Sono qui – ha detto il Sottosegretario – per comprende le direttrici delle questioni emerse dopo la tragedia che è difficile definire. Non è un terremoto, non è un maremoto, è uno smottamento. Bisogna capire lo stato geologico del territorio di Ischia. È troppo facile far riferimento all’abusivismo, come una responsabilità che evidentemente è secondaria. L’abusivismo è responsabile, ove vi sia, di non avere avuto sufficiente prudenza per evitare il danno, che però è un danno che poteva essere, come dire, prevenuto attraverso la conoscenza precisa della situazione geologica. Ho parlato con Crosetto e i rilievi che sono stati fatti soprattutto dai militari nel corso dei secoli che ci potevano dare già degli strumenti per capire il rischio. È evidente che se tu costruisci una casa sul Vesuvio, fintanto che il Vesuvio non erutta non corri nessun rischio. Se erutta, hai fatto un errore. È chiaro che l’errore umano in questo caso è una insufficiente conoscenza della situazione che indurrebbe chiunque, con prudenza, a evitare di costruire dove c’è il rischio di un crollo o di uno smottamento. Ora mi interessava di vedere cosa è avvenuto e qual è l’incidenza di quello che si ritiene, essendo l’ultimo punto del percorso, cioè l’abusivismo, la responsabilità fondamentale che non credo sia lì, è un’insufficiente valutazione della situazione territoriale che va appunto conosciuta e sulla base di quello che si sa si interviene e si agisce. Quindi la responsabilità finale – chiosa ancora Sgarbi – mi sembra un modo troppo comodo per risolvere la questione di quello che è accaduto, che ha una responsabilità dello Stato che è nella non sufficiente valutazione delle aree che sono a rischio”.

Viviamo in una nazione in vige un chiaro pregiudizio sulla parola condoni e non si comprende che poi invece è una risposta ad una mancanza.
“Beh, il tema del condono e in generale il tema dell’abusivismo – risponde il sottosegretario – l’ho affrontato in questi termini. Sei tu abbatti come è stato fatto molto in Campania le case abusive, poi hai il problema di dove mettere quelli che hai sloggiato perché non è che hai risolto il problema. Se tu butti giù le case, affronti un tema, e poi quelli che ci stavano dentro, dove vanno? Non è che hai trovato per loro una soluzione alternativa; quindi, il problema di fondo è che occorre non costruire in alcune aree e quindi evitare che l’abusivismo diventi il rischio per la vita. Una volta che questo è avvenuto, però non è abbattendo che risolvi il problema e che hai la questione di dove collocare le persone che stavano in quei quelle case. Da sempre, io credo che la lotta contro l’abusivismo sia una lotta retorica che è fatta da quelli che credono che la soluzione sia semplicemente abbattere quello che è stato fatto in aree sbagliate.

Il condono è stata la mediazione tra la necessità della vita delle persone che stanno in quelle case e l’errore di averle costruite in quei luoghi. Però è evidente che la mappatura dei luoghi dove si può intervenire sarebbe fondamentale. Alcune aree dovrebbero essere pretermesse, come se fossero già crollate, immaginando il loro futuro, il crollo futuro può essere previsto prima ed è in questa previsione che c’è la responsabilità dello Stato rispetto ai cittadini e non intervenire alla fine con l’abbattimento. L’abbattimento è una soluzione che non risolve i problemi e consola di errori che sono stati fatti in altri” conclude il sottosegretario.

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