fbpx
mercoledì, Aprile 24, 2024

Forio si ritrova ai piedi della vergine addolorata

Gli ultimi articoli

Domani ore 16,00 inizio del settenario presso la Chiesa di San Sebastiano

Luciano Castaldi | Tutto pronto a Forio per l’inizio del solenne settenario in onore della Madonna Addolorata. Primo appuntamento giovedì pomeriggio (ore 16,00) nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano con la solenne intronizzazione della seicentesca statua della Vergine. Momenti di riflessione, di preghiera, di intensa spiritualità e, perché no, anche di commozione perché il pensiero non può non andare a chi è passato ad altra dimensione, a sta lottando per la vita, ai nostri ammalati vecchi e giovani. A Nello e al piccolo G., per esempio. Occasione, dunque, personale e comunitaria, per ritrovare e ritrovarsi. La festa, la condivisione, l’incontro, lo stupore dinanzi a ciò che si ripete e mai stanca, tanto meno annoia. Bellezza di un cattolicesimo popolare, ma non clericale. Argine, piccolo ma solido, antico e incorruttibile, che resiste alla barbarie della dittatura mondialista in atto.

Argine cementato coi cuori di un intero popolo. Innalzato, con tanta tenacia e persino pervicacia, contro lo sfacciato e incontenibile scorrere di Oblio, questa fogna carica solo dell’attualità e delle sue immondezze e sconcezze, ottusità e ignoranza, scemità e oscenità. Ed è gioia grande, grandissima, incontenibile, da fanciulli, (senz’altro peccatori, ma figli suoi) ai piedi della Madonna dal cuore sette volte trafitto. Paradossale, vero? Non se pensiamo che tale gioia è la stessa sperimentata dalla donna di cui parla il Maestro nella parabola della moneta ritrovata. Ne aveva altre di monete quella donna, forse era “ricca”, ma quella persa non la faceva dormire. Ecco, anche noi abbiamo tante cose, eppure c’è “qualcosa” cui non sappiamo, non possiamo rinunciare. E la ritroviamo lì, ai piedi della Madonna dal manto nero. Di colei – come ha scritto Charles Pèguy- “che si è caricata di tutti i dolori del mondo. Perché il Figlio ha preso tutti i peccati. Ma la Madre ha preso tutti i dolori”.
Stamattina, come sempre, si consumerà il “rito” della vestizione del simulacro della Vergine. “Rito” riservato alle sole donne: Annamaria Calise, Giuseppina Bertrando-Regine, Lorella Schiano, Adele Castaldi, Gioconda Mattera, Angela Castagna, Anna D’Ambra (figlia dell’indimenticabile Andrea “‘a guardia”), Restituta Schiano, Franca Verde, Michelina Di Maio, Assunta Impagliazzo, Lucia Ricchetti. Un rito fatto con amore, come già facevano le loro mamme e le loro nonne.

Ritrovare e ritrovarsi, quindi. Perché la gioia non scaturisce solo quando ci viene donato qualcosa di nuovo, ma anche quando ciò che abbiamo – e che rischiavamo di perdere -ci viene ri-donato. Ha scritto Nietzche: “Il fanciullo è innocenza e dimenticanza, un ricominciare, un gioco…”. Singolare come anche Pier Paolo Pasolini canti la tradizione utilizzando la medesima categoria della fanciullezza e di come il teologo Romano Guardini, a proposito della Liturgia, parli di “gioco” cultuale.

Il tratto tipico della fanciullezza è appunto quello di non annoiarsi a ripetere sempre le stesse cose. Anzi, proprio in questa ripetizione c’è una gioia nel ricominciare che si fonda sulla convinzione che è giusto e bello così. Che, oltre questo, nulla vale la pena. Che contemplando il mistero della Corredentrice, approfondiamo meglio il Sacrificio del Redentore. Perché è proprio attualizzando il Sacrificio del Calvario, innanzi tutto nella Messa, ma anche in tutte le forme in cui si esprime la pietà popolare, che comprendiamo come solo lì si giochi il destino di ciascuno. E che, se ci si orienta verso questo destino, troviamo, al di là di smarrimenti e sofferenze, la vera gioia dei piccoli.
È vero: sempre abbiamo rischiato, ma oggi più che mai, di perderci perdendo ciò che conta. Sempre, ma oggi più che mai, rischiamo di finire tra le mani di ciechi che guidano altri ciechi, schiacciati sotto il rullo compressore di un totalitarismo morbido che tutto distrugge. Ecco quindi perché tanta insistenza nel rinnovare questi appuntamenti con la Tradizione.
È idolatria, tutto ciò? Beh, ci permettiamo di ricordare, specialmente agli snob e ai razionalisti di ogni latitudine, che nessuno, al di fuori di Dio che scruta il cuore di ciascuno, può misurare la fede di un battezzato e quindi esprimere un giudizio definitivo sulla sua autenticità. Ci permettiamo di richiamare l’insegnamento di duemila anni di cattolicesimo sul culto delle immagini… Anche i bambini (sì, è ancora e sempre a loro che ci dobbiamo rifare per capire…) lo sanno: l’opera d’arte è strumento che veicola la bellezza divina, perché ci interroga sul Mistero e risollecita ogni volta la profondità del cuore dell’uomo. È la percezione montaliana che “Tutte le cose portano scritto più in là”.

Non per polemica, ma se c’è una devozione “sana”, autenticamente “mariana” e quindi perfettamente “cristologica” e “cristocentrica”, è quella che i foriani nutrono per la loro Addolorata. Sobria, soda, essenziale, contenuta, spirituale, seria, orante, “eucaristica”. Nessun “isterismo”, nessuna esagerazione, nessuna stranezza, nessuna “esclusività”, nessun settarismo, nessun pseudo-intellettualismo, nessuna elitaria e borghese “ricercatezza”, nessun colpo di testa, nessuno che balla, nessuno che cade in trans, nessuno che si butta a terra, nessuno che si eleva, nessuno che si esalta, nessuno che va in “estasi”…
Bisogna dunque essere grati ai nostri antenati, ai parroci del passato don Luigi Capuano e don Michele Romano, per le profetiche intuizioni che hanno avuto e per l’immensa eredità di valori che ci hanno lasciato. Bisogna essere grati a Caterina e Nina Mattera, le due sorelle che ogni giorno, e da sempre, sgranano il rosario “alzando a lei le ciglia” e che, con deliziosa inflessibilità, ci rammentano il dovere di “essere all’altezza dei nostri antenati”. Ma ora, ancora di più, è necessario che il nostro grazie si elevi fino alle stelle a quanti tengono accesa, nonostante tutto e tutti, questa piccola ma luminosissima fiaccola di fede, di speranza, di amore, di bontà, di Bellezza. In modo particolare il grazie va ai componenti del Comitato dei festeggiamenti per l’Addolorata magnificamente guidati da Andrea Iacono e Tonino Regine. Due “’guagliuni” cresciuti sotto il manto dell’Addolorata di via Sant’Antuono. Ecco, è grazie al loro esempio e a quello di Giacomino Calise (alias “Pittilè”), come prima di loro fecero, i vari Giovanni Calise (alias “Mezza mascella”), Carmine Matarese, Antonio Avitabile “A piazzett’), Paolo Monti, Vito Matarese (‘u Cientetridice), Franchino Schiano (‘u Cummànnand), Paolo Monti (“Cuoglje lùong”), Gennaro Manna (‘u piscator) e tanti altri che ora cantano nel cielo le lodi con Maria, se dietro già scalpita e si fa apprezzare una nuova generazione di devoti-“patuti”: Teresa Iacono Agostino Trani, Francesco Pio Curcio, Giovanni Di Maio, Michele Capuano, Vito Castaldi. Hanno appena 15, 16, 17 anni, ma la testa sulle spalle perchè non si sono lasciati rincoglionire dalla playstation e dalla televisione. Forse non lo sanno, ma la libertà del mondo dipende anche dal loro impegno quotidiano nel tenere accesa una lampada, far ardere la carbonella di un incensiere, tirare le corde di una campana, mettere un fiore dinanzi alla Madonna. È la Verità che rende liberi, non certo l’eresia buonista che ci viene propinata in tutte le salse e da tutti i pulpiti.

Nessuno si offenda, ma vorrei chiudere queste note spendendo qualche altra parola per il carissimo Tonino Regine. La sua dolcezza e – perché no – la sua fragilità, forse ci inteneriscono. Ma, a ben vedere, e proprio ai piedi della Vergine, esse si trasmutano. Sì, perché Tonino è lì anche a nome di chi ora non c’è più. E svetta, con la forza di un leone, per tenere alto il vessillo di quella devozione e di quella fede inculcatagli, con tanto amore, dalla sua indimenticabile mamma.
È il bello del cattolicesimo, altrimenti detto “comunione dei santi”.

Nelle foto di Angelo Morgera una processione del 2004

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos