Quello che doveva essere un passaggio amministrativo di routine si è trasformato in una débâcle gestionale che rischia di compromettere seriamente il funzionamento dei servizi essenziali sull’isola. Alla EVI, la società incaricata della gestione dell’acquedotto e delle fognature sull’isola d’Ischia, si è consumato un grave pasticcio che lascia senza lavoro dieci operatori e, cosa ancora più grave, priva il territorio di figure indispensabili per il corretto funzionamento del servizio pubblico.
Alla base del problema, un errore di pianificazione – o forse un’eccessiva fiducia nei tempi burocratici – che ha visto la dirigenza muoversi solo all’ultimo minuto, quando ormai non c’era più margine per trovare una soluzione. Una cattiva abitudine, purtroppo ricorrente nella gestione isolana, quella di intervenire solo quando l’emergenza è già esplosa.
I lavoratori coinvolti – una decina ben selezionati dalla politica e dai dirigenti – erano assunti con contratti di somministrazione attraverso agenzie interinali. Questi contratti, scaduti il 31 marzo scorso, non sono stati rinnovati in tempo o meglio, erano arrivati alla fine del loro iter. Un’inerzia figlia di un cortocircuito amministrativo: l’attesa di una proroga mai formalizzata e una recente circolare ministeriale, datata 27 marzo, che ha reso di fatto impossibile il rinnovo, modificando i limiti temporali delle missioni lavorative e imponendo l’assunzione diretta in caso di sforamento dei 24 mesi.
Il risultato? Il Consiglio di Amministrazione di EVI, guidato da Mario Basentini, si è trovato spiazzato e ha scelto di sospendere i contratti, lasciando l’azienda improvvisamente a corto di personale. Nessun piano B, nessuna alternativa immediata. Solo il vuoto operativo e i raccomandati senza lavoro. Quasi un’ironia della sorte.
Le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti: disagi negli sportelli al pubblico, ritardi negli interventi tecnici, inefficienze nella manutenzione ordinaria e straordinaria. I cittadini sono i primi a pagarne il prezzo, vittime di un sistema che non ha saputo prevedere né prevenire.
E pensare che i vertici di EVI avevano già annunciato, con tanto di delibera del CISI, l’apertura di sei concorsi pubblici per l’assunzione di 18 unità, tra operai, tecnici e personale amministrativo. Tuttavia, ad oggi, non solo le selezioni non sono partite, ma non si ha neppure una data certa per l’inizio delle procedure.
Il quadro è desolante: da un lato l’urgenza di personale per garantire servizi primari, dall’altro un immobilismo burocratico che paralizza ogni tentativo di ripartenza. Intanto, negli uffici EVI sparsi sul territorio isolano, si lavora con organici ridotti all’osso, tra mille difficoltà e con il timore che la situazione possa ulteriormente peggiorare.
Una gestione approssimativa, quella dell’EVI, che mette in luce un problema più ampio: la mancanza di una visione strategica e l’assenza di responsabilità nel coordinamento tra norme, tempi amministrativi e necessità operative. Un mix letale che rischia di trasformare un problema interno in un’emergenza collettiva. E Ischia, ancora una volta, ne paga il conto. Ma di questa EVI e della sua cronica approssimazione non riusciamo a meravigliarci. Unica nota, forse positiva, è che questo disastro ha fatto risvegliare i sindacati. Ma quella più una storia politica che altro…