martedì, Maggio 13, 2025

Enrico Buonocore: «Con il comunicato “suggerito” ai tifosi durante il ritiro è finita la mia storia con l’Ischia Calcio»

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L’addio, le incomprensioni e l’amore per l’Ischia

Dopo mesi di silenzio e polemiche sottotraccia, l’ex allenatore dell’Ischia rompe il silenzio. Lo fa con il cuore in mano, senza risparmiare emozioni, nomi, dinamiche interne e soprattutto verità scomode. Dalla salvezza ottenuta con due giornate d’anticipo alla frattura insanabile nata in estate, passando per i rapporti con i dirigenti, le scelte tecniche, le accuse ingiuste e l’amore mai nascosto per l’Ischia. Un racconto intenso e a tratti amaro, dove il mister ripercorre la sua avventura in gialloblù, spiegando perché – a un certo punto – tutto si è rotto. E perché, nonostante tutto, resta tifoso dell’Ischia.

Mister, l’Ischia ha mantenuto la categoria con due giornate d’anticipo. Credo che ti faccia piacere l’obiettivo raggiunto da quella che era la tua squadra.
“Certo. Fa piacere. Sono tifoso dell’Ischia da sempre. Al di là della mia situazione, doveva salvarsi e l’ha fatto, nonostante le problematiche avute durante questa stagione. È importante aver mantenuto la categoria, è una cosa che fa piacere. Ho seguito la squadra quando ho potuto, soprattutto in casa, poi ho visto qualche partita in differita. Impressione? Ho visto un gruppo che ha avuto momenti buoni e altri meno durante le partite, alla fine conta il risultato. L’Ischia ha vinto le sue gare e questo è stato importante, poi ognuno ha la sua visione di calcio. Ho visto prestazioni fatte bene e altre meno, però questa è un parere personale”.

È finito il campionato dell’Ischia e qualche situazione può essere affrontata con maggiore lucidità. Tornando a quella brutta gara contro il Manfredonia, quando annunciasti le tue dimissioni da tecnico, quale parte di quel momento non abbiamo raccontato?
“C’è da partire dal ritiro. Un giorno, in estate, uscì un comunicato da parte di alcuni tifosi, in cui si parlava del direttore sportivo e di un mio incontro con Carlino e Crisano. Credo che quello abbia segnato la fine della mia esperienza in gialloblù. C’era una linea: ero l’allenatore e avevo una certa forza all’interno dello spogliatoio. Dopo aver vinto un campionato di Eccellenza, essere arrivati quarti da neopromossi in Serie D e con un Daspo che ha condizionato quei mesi, non ho mai avuto grandi pretese, ma avevo solo il desiderio di allenare l’Ischia. Quel comunicato ha sicuramente cambiato un po’ tutto. I tifosi non partono e fanno una cosa del genere, qualcuno già lì ha iniziato ad avere qualche problema. Non so chi abbia potuto mettere in giro queste cose, da lì si è rotto qualcosa. Potevano venire da me e parlarne. Ho sempre messo al primo posto Taglialatela perché è il presidente dell’Ischia e lui mi ha dato l’opportunità di allenare la prima squadra. Al di là del mio rapporto di amicizia con Lubrano, Pino è un mio fratello. Poi dovevo parlare di calcio e avevo la necessità di confrontarmi con il direttore sportivo, altrimenti non ha senso. Nei primi due anni abbiamo lavorato così, perché dovevo cambiare?”.

Mister, in che rapporti siete rimasti con il direttore Lubrano?
“Mi dispiace. L’ho vissuto, a me è dispiaciuto molto. Sono ischitano e tifoso dell’Ischia, si sono dette tante inesattezze. Al di là delle situazioni che si sono create a fine anno, dove c’è stato un momento così, ma Lubrano si è sempre comportato bene ed è stata una persona corretta, ha lavorato in maniera trasparente. In ogni movimento avvertiva la società. Poi le scelte possono rivelarsi sbagliate, è il nostro lavoro e ci sta. Sulla professionalità, sul rispetto dei ruoli e su quello che ha fatto nei due anni precedenti, mi sono sentito in imbarazzo per tutte le cose che sono state dette. Sono voci inesatte perché non sono andate così. Può essere la stessa regia che ha minato la mia avventura? Lubrano è stato riconfermato da Carlino. Ho firmato il contratto senza il diesse. Nel momento in cui Carlino l’ha richiamato, sono stato contento.

Nei due anni mi ha portato i giocatori in base al budget a disposizione e avevamo fatto bene. Per me la continuità nel lavoro è fondamentale: dovevamo programmare e crescere come squadra, per poi arrivare a un punto e fare qualcosa di straordinario. Dare continuità è la cosa più importante. C’erano dei problemi, ma pensavo che attraverso le vittorie si potessero risolvere. Capitano dei disguidi interni, può succedere a tutte le squadre. Si mette una pietra sopra, si lavora insieme e si portano risultati a casa.

Pensavo si potesse fare una cosa del genere, poi i risultati non sono arrivati. Abbiamo sbagliato sicuramente qualcosa. Nel primo anno a Ischia non mi è capitato di avere infortuni; nel secondo anno, invece, abbiamo avuto più assenze. Non mi sono mai lamentato perché chi gioca nell’Ischia ha le qualità per farlo. C’è stata organizzazione e identità, sotto la mia gestione sono cresciuti tutti. Il rendimento è stato alto”.

Mister, sei andato via per motivi personali. Li hai risolti?
“Quello è accaduto prima delle dimissioni, ho avuto un problema. Ci sono state tante situazioni. Mi hanno detto che non volevo giocatori ischitani: è la falsità più grande che abbia mai sentito nella mia vita. Li ho riconfermati tutti, anche chi aveva giocato poco. Contro il Manfredonia hanno giocato sette ischitani, per Giovanni Mattera è stata una delle poche volte in cui non l’ho schierato. Si sono dette tante cose. Ti faccio un esempio: a metà campo avevamo Giacomarro, Maiorano, Tuninetti, Patalano, D’Anna, Trofa e Montanino. Giocano due over e un under, poi li alternavamo nei ruoli.

Sono stato sempre corretto. Trofa, anche l’anno scorso, non giocava, poi negli ultimi mesi è stato schierato spesso perché è un giocatore che si allena benissimo e a fine stagione sta meglio di tutti, quindi deve giocare. Non ho mai avuto problemi nel farlo giocare: l’anno prima, in Eccellenza, ci ha fatto vincere il campionato, è stato determinante. Dicevo spesso che avrebbe giocato Trofa e poi sceglievo gli altri dieci. L’ho sempre trattato come un figlio. Montanino è un giocatore di grandissima prospettiva, dovevo portarlo a fare il titolare ed era necessaria continuità. Giacomarro, invece, per me è forte e deve giocare a prescindere. Questi sono i discorsi, ma ho sentito tante inesattezze che mi hanno fatto male”.

E il rapporto con Peppe Mattera?
“Poco e niente. La sua è stata una grande carriera. Non è stato sbagliato l’acquisto, ma la concezione di quello che avevamo fatto nei due anni precedenti. Per quello che dovevamo provare a fare, non poteva giocare. Quello era il discorso. Non è stata una mia scelta: la società ha deciso di fare questo acquisto. Peppe Mattera ha fatto un buon campionato, ma per quello che ha fatto l’Ischia nei due anni precedenti non era il profilo giusto nella nostra idea di calcio”.

Com’è stata la parentesi con i nuovi?
“Con Battista il rapporto è stato buono. Gli ho spiegato che giocare a Forio con tre attaccanti ci creava difficoltà, quindi abbiamo deciso di puntare su tre difensori e due attaccanti, preferendo Talamo con Favetta. Al ritorno al Mazzella sarei tornato al tridente. Ha scelto di tornare a casa per motivi familiari e l’abbiamo accontentato. Favetta? È un buon giocatore, è un ragazzo che poteva trovare maggiore tranquillità. Tra quello che gli è stato promesso e quello che ha trovato, ha deciso di andare via. Per me è un buon attaccante. Dopo questa cosa si è parlato di un giocatore che guadagnava tantissimi soldi. L’anno prossimo, se l’Ischia va a cercare un giocatore che ha fatto 10 gol in Serie D, ti chiede dai 70 agli 80 mila euro.

Ti faccio un esempio: l’anno scorso Talamo guadagnava una cifra, quest’anno invece meno dell’anno scorso. Lui ha scelto comunque di restare. Quest’anno, se l’Ischia va da Talamo, la cifra si alza, ma è normale perché ha segnato. Quest’estate avrà mercato. Poi si sente dire tanto in giro: è la normalità. Poi ci stanno giocatori che guadagnano cifre più alte e hanno fatto pochissimi gol. È questo il mercato”.

Che tipo di amarezza c’è rispetto alla fine della tua avventura con l’Ischia?
“È normale essere giudicati per i risultati, ma nei due anni della mia gestione abbiamo fatto più di 150 punti. Abbiamo vinto un campionato e siamo arrivati quarti in D. Quest’anno le cose non sono andate bene, ma io le ricordo le partite. Al di là di qualche prestazione non fatta bene, le occasioni da gol non sono mancate e abbiamo preso gol con il portiere di turno, alcune volte determinante in negativo sul risultato.

C’è da dire che i nostri 2004 e 2005 sono fortissimi, l’idea era di giocare con un 2006 in porta. Con una quota diversa tra i pali, tanti ragazzi rischiavano di non giocare. I 2006 in porta? Dopo Ischia hanno giocato in squadre che si sono salvate e hanno fatto bene. Può darsi che in gialloblù non potevano giocare. A Ischia hanno fatto male, ma altrove hanno fatto abbastanza bene. Non abbiamo mai sbagliato nelle scelte dei portieri, quest’anno invece sì. Poi ho scelto di richiamare Gemito, è stata una mia decisione. Sapevamo di non avere un 2006 di movimento e la squadra avrebbe avuto meno forza. La gente ha la memoria corta, dimentica le cose in fretta.

Mi è dispiaciuto sentir dire di essere contro gli ischitani. Ho fatto giocare tutti e hanno alzato il livello calcistico, questo è sotto gli occhi di tutti. Non mi sono mai preso il merito di niente e non mi interessava neanche. Gli ischitani può darsi che in qualsiasi altra squadra non avrebbero giocato. Due sono superiori alla media e non parlo di Chiariello perché non è ischitano: Florio e Giovanni Mattera.

Sono due calciatori che, per qualità e per struttura, sono pronti anche per una squadra in lotta per il vertice di Serie D. Montanino deve crescere, ma in prospettiva può fare davvero benissimo. Gli under non li considero ancora, sono ancora giovani. È un discorso che faccio rispetto agli over: tutto il resto può essere considerato comprimario, in un buon contesto possono fare bene. Dobbiamo togliere la mentalità vecchia. È giusto dare spazio ai giovani del luogo, ma bisogna cambiare i vecchi concetti. Siamo indietro di quarant’anni. Per me l’Ischia è una cosa seria, sacra. I giocatori isolani devono starci, ma non deve essere una forzatura farli giocare. Ripeto, contro il Manfredonia c’erano sette ischitani e abbiamo perso. Queste dicerie mi hanno dato fastidio”.

Mister, con Corino come siete rimasti?
“Mi è venuto a trovare. Credo gli sia dispiaciuto il fatto di andare via. Sono amico del padre, ci sentiamo spesso. Simone poteva darci una mano e quindi ho scelto di chiamarlo qui. L’anno scorso mi ha sostituito durante la squalifica, ha avuto spazio. Quando me ne sono andato dopo Manfredonia, gli ho detto di restare. Al presidente ho detto di farlo restare come collaboratore di un tecnico di categoria. Il club ha deciso di affidargli la squadra.

Diventerà un bravissimo allenatore, quando avrà completato il suo percorso. Non ha storia calcistica né da tecnico; durante l’avventura qui, gli ho dato la squadra due giorni a settimana per farlo crescere e migliorare. Deve fare il suo percorso, la situazione a Ischia era difficile. Poi c’è stata questa separazione, ma credo che l’errore sia stato affidargli la prima squadra perché ha bisogno di ulteriore crescita. Tra qualche anno sarà pronto. Se trovo squadra e vuole continuare con me, non è un problema. Non è un lavoro facile, voglio che faccia il suo percorso per arrivare preparato tra qualche stagione”.

Autore

  • Gaetano Di Meglio

    Marito di Agata e papà di Martina, Valeria, Domenico ed Enzo, sono nato e vivo ad Ischia. Credo nella libertà degli uomini di poter essere liberi da ogni bisogno e necessità. Credo nel valore del giornalismo come espressione di libertà e difesa dei più deboli. Sono preconcetto contro ogni forma di potere. Ah, sono il direttore del giornale 😉

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