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giovedì, Aprile 25, 2024

Eduardo Canestrini, un grande del teatro. Il ricordo di Geppino Cuomo a quarant’anni dalla morte

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Geppino Cuomo | Guardandolo, non sapevi mai se era triste o se ti prendeva in giro con quella sua faccia seria. Non era nè triste nè allegro, era lui. Un volto, una maschera, non smetteva mai di recitare o non recitava mai, Lui era personaggio, sempre. Sia che fosse sul palcoscenico e sia che stesse in bottega a fare cornici. Il suo era uno spirito libero, viveva per l’arte e l’arte viveva in lui.

Gli piaceva la compagnia e apprezzava chi aveva entusiasmo nella vita. A volte cercava di tirar fuori l’acquavite dalle rape e qualche volta ci riusciva anche, ma non si demoralizzava se la cosa da prestigiatore non gli riusciva. Era un artista, ma la vita da palcoscenico la dovette vivere solo da amatore, da dilettante, perchè non sempre la vita ti permette di vivere facendo quello che ti piacerebbe fare per professione. Le sue commedie se le scriveva da solo, e sul palco le dirigeva e le interpretava, ma non ricordava mai le sue stesse battute, perchè la sua fantasia gli consentiva di recitare a soggetto.

Era difficile stargli dietro, ogni sera cambiava e se non eri una buona spalla, ne perdevi il filo conduttore, ma se lo seguivi, dopo, dietro le quinte ti faceva i complimenti dandoti una pacca sulla spalla. Faceva parte della vecchia generazione di commedianti, quella tanto per intenderci appartenuta a Giannino Messina, ma a differenza degli altri, lui era sceneggiatore, scenografo, attore e regista. Era capace di aggregare intorno a sè giovani ed anziani, in un’epoca in cui dieci anni di differenza fra l’uno e l’altro erano mondi diversi. In lui si conferma il detto antico che dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna.

Si, ad assecondare, a mantenere “il carro sulla scesa”, c’era la signora Mena. Un carabiniere in gonnella che lo assecondava senza farlo mai deragliare, sia nella vita che sulla scena, ma soprattutto nei periodi di preparazione delle commedie. Recitare con lui era bello, ma era bellissimo soprattutto il tempo delle prove. La sera alle prove si rideva, si scherzava e si lavorava seriamente. Per anni quel gruppo è stato una famiglia, Erano i periodi pre-natalizi, si allietava la gente nelle feste di Natale, quando il teatro ad Ischia era uno dei pochissimi svaghi che si tenevano alla famosa Cantina Sociale, dopo che il teatro Don Bosco era diventato palestra scolastica. E’ stato un grande nel suo piccolo mondo ischitano.

Chi lo ha conosciuto non lo potrà mai dimenticare, chi non lo ha conosciuto, di lui sa solamente quello che ha sentito dire, ovvero che non è mai stato giovane e non è mai stato vecchio, è sempre stato solamente Eduardo Canestrini.

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