Dai Maronti a Sant’Angelo, i simboli quotidiani sostituiti da fredde sigle numeriche
Niente più 1 per Sant’Angelo. Niente più 2 per Citara. Niente più 5 per i Maronti. Niente più 7 per Ischia Ponte. Il CD e il CS cancellati in equivoci e poco chiari “197” e “198”. Ai classici numeri attivi da tempo immemore viene aggiunta un 17 davanti. Il C12 diventa 182, il C13 183. Linea 16 si tramuta in 186. Il 21 e 22 in 191 e 192. La Zizi in 199. Che confusione!
È questa la trasformazione silenziosa e solo in apparenza tecnica che sta per investire l’isola di Ischia: l’abolizione della numerazione storica delle linee di autobus in nome di una razionalizzazione regionale che tutto uniforma, tutto omologa, tutto appiattisce.
Quei numeri non sono solo codici: sono bussole affettive, punti cardinali della quotidianità di turisti e residenti. Sono la mappa intima di un’isola.
L’1 è il viaggio verso il sole a picco su Sant’Angelo, lungo il versante che abbraccia Casamicciola, scivola tra le cupole di Lacco Ameno, attraversa Forio e le sue torri, per poi arrampicarsi verso le curve profumate di Panza e infine planare nel silenzio del borgo marinaresco tra i più affascinanti del Mediterraneo. Il 2 è la strada che porta a tuffarsi a Citara. Il 5 discende lento verso i Maronti, tra fumarole e sabbia bollente. Il 6 attraversa Fiaiano, tra pini alti e case basse, nel verde sospeso sopra Ischia Porto. Il 7 conduce a scoprire lo skyline di Ischia Ponte disegnato dai contorni del Castello Aragonese.
Cancellare quei numeri significa cancellare la storia del muoversi a Ischia, e quindi anche dell’abitare. Significa tagliare un filo sottile ma profondo che lega le generazioni, i racconti, le stagioni dell’isola. È come se si volesse sostituire un dialetto con un codice fiscale.
Proprio ora, poi. Proprio adesso che qualcosa sembrava muoversi nella direzione opposta.
La Regione Campania ha riconosciuto ufficialmente Ischia, Capri e Procida come “zone disagiate” — un passo importante, che apre a misure speciali in sanità, scuola, trasporti, servizi essenziali. Un riconoscimento giusto, doveroso, che recepisce quanto già sancito dalla Costituzione italiana, modificata nel 2022 con l’introduzione del principio di insularità all’articolo 119: “La Repubblica riconosce le peculiarità delle isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”.
E allora perché, proprio mentre si afferma la necessità di trattare le isole con attenzione e rispetto, si cancella un elemento di identità e unicità?
Dietro quello che viene spacciato come un semplice aggiornamento tecnico, si nasconde qualcosa di molto più profondo e pericoloso: l’accettazione passiva dell’omologazione del territorio dell’isola di Ischia alla terraferma. Un’omologazione che nega le differenze, appiattisce le identità locali, rimuove ogni specificità in nome di una presunta efficienza amministrativa.
Ma Ischia non è terraferma. Ischia ha una geografia, una storia, una cultura del vivere e del muoversi che richiedono linguaggi propri, forme dedicate, narrazioni autonome. E i trasporti — anzi, i numeri dei trasporti — fanno parte di questo linguaggio.
Ogni volta che si toglie un nome, si standardizza un servizio, si ignora una tradizione, si sta contribuendo ad un’erosione lenta ma costante. E ogni volta che lo si fa senza ascoltare la comunità, si conferma un’idea grave: che l’isola debba adattarsi a un modello che non le appartiene, invece di essere sostenuta nella propria irripetibile unicità.
Non si tratta solo di autobus. Si tratta di visione del territorio. Di appartenenza.
E noi, che su quei mezzi ci siamo spostati tra stagioni e generazioni, abbiamo il diritto — e il dovere — di dirlo forte: Ischia non si omologa.











La stessa cosa è successa con l’aggiornamento della preghiera del padre nostro. Dopo una vita hanno voluto cambiare una frase. Con Eav invece sì cambiano i numeri. Mi viene da dire che quelli che hanno deciso una cosa del genere i numeri li stanno dando loro. Ma dico io no, con tutti i problemi che ha quest’isola ci stiamo a preoccupare di modificare i numeri dei bus? Ma poi perché?
Mi rendo conto che ogni giorno ad Ischia ci si inventa qualcosa per rendere la vita degli isolani più difficile. Non basta il traffico…non bastano i trasporti marittimi da terzo mondo…non bastano i continui incidenti stradali..ect ect …ora ci vuole pure l’ EAV che modifica numeri dei bus che stanno lì da una vita…e allora tutto ciò non fa che rendermi conto che andare via da Ischia per sempre è stata la scelta migliore che potevo fare…
Ottima analisi considerando che comunque gli ischitani si meritano tutto il disagio che subiscono non avendo gli attributi (ma forse perchè troppo ammanigliati anzi sicuramente) per far nascere un comune unico eliminando tutte le figure che si succedono ad ogni elezione comunale (a rotazione, praticamente sempre gli stessi inutili elementi). Forse non sarà la soluzione definitiva ma comunque nemmeno quello son buoni a fare.PS:ischitano trasferitosi in terraferma.
Ci vorrebbe un altro Franco Iacono per riportare la vecchia Sepsa con la gestione locale sull’isola
Caro Luca come ti invidio. Dici che hai fatto la scelta migliore lasciando Ischia, per me è stato il contrario, mi sono trasferita in questa isola. Però devo dire che Ischia prima non era così. Una volta veramente era la splendida isola verde. Ora si è trasformata in una giungla di città. Niente da dire sui posti incantevoli dell’isola ma l’essere umano non ha rispetto, la sta maltrattando in un modo che non la fa brillare più. È un peccato.
Ora il problema sono i numero delle linee bus? i problemi identitari e di confusione dell’isola sono ben altri. Voglio solo ricordare che l’attuale numerazione è figlia di una non molto lontana modifica. Prima esistevano solo le linee 1, 1/, 2, 2/, 2X, 3 e 3/, non esistevano le circolari e la linea per Ischia ponte non aveva numerazione. Poi con l’ingresso delle circolari la linea 2 prese il posto della 1/ per Citara, la linea 2/ per Maronti divenne 5, la 2X per Fiaiano divenne 6, la 3/ divenne 14 e furono introdotte CS, CD e 7 per Ischia Ponte. Tutte le altre sono molto più recenti e frutto di potenziamento dei servizi. Come allora ci abitueremo anche a queste modifiche, l’importante e la speranza deve essere che il servizio venga ulteriormente migliorato e magari potenziato, con l’introduzione di paline elettroniche ed informative alle fermate e ai capolinea, pensiline e quant’altro possa farci raggiungere un alto standard di servizi consono ai tempi attuali, non certo che non si cambino i numeri delle linee.