Gaetano Di Meglio | Da giorni, con una sorta di melassa locale e giustificazione ad oltranza, gli spin doctor di Cesare Mattera e anche lo stesso Cesare, continuano con una narrazione falsata. In qualche modo, per proteggere rapporti personali a tutti i costi si cerca di trovare chi ha sbagliato.
Si cercano gli errori e, senza paura di essere di smentiti, ci sono da entrambe le parti. Così come esistono rapporti personali. Il mio con Rosario Caruso è pubblico. Risalirei, senza dubbio alcuno, ancora una volta su ogni palco al suo fianco. Chiarito questo, lo farei anche con Cesare Mattera per la sua storia, non per la sua squadra attuale e quella potenziale di domani.
Chiariamo subito questo punto. Cesare oggi cammina pari passo con Daniele Trofa e Aniello Mattera. Il primo voleva far assumere Sergio Di Meglio nella NU, il secondo si è portato a casa il condono numero 1. Li ho criticati all’epoca, lo rifaccio. Si aggiunge, al terzetto Giuseppe Di Meglio di Sant’Angelo. Le mie critiche sulla gestione dell’assessorato Di Meglio non le ho mai nascoste. Quando ho proposto qualcosa a Caruso per Serrara Fontana, questa parte politica si è opposta e non si è fatto nulla. In parte, bene così!
Già così, metà squadra di Cesare non può trovare il mio gradimento personale. Che poi abbiano libero accesso all’informazione di questo giornale è oltre che scontato, garantito in ogni forma e modo. Ma non per questo mi devono piacere per forza. Dopo le dimissioni e sapendo come vanno le cose, Cesare si dovrebbe “imbarcare” con quelli della minoranza. Beh, se sono salito sul palco di Caruso, non posso poi salire sul palco degli avversari. Chiarissimo. Come sa bene Roberto e anche Luigi, queste colonne sono sempre aperte!
Torniamo, però, al titolo di questo editoriale. Rosario Caruso non deve nulla a Cesare Mattera. Al massimo è il contrario.
Dopo 10 anni da sindaco, chiunque, ha un solo obbligo: quello verso i suoi cittadini. Dopo 10 anni di impegni in prima persona, di responsabilità in prima persona, di colpe e di responsabilità personale, l’unico obbligo e l’unica riconoscenza è quella che si ha con il proprio paese e con la propria famiglia.
Dopo 10 anni da sindaco, Rosario Caruso, non deve nutrire nessun sentimento di gratitudine politica verso Cesare Mattera e verso nessun altro. Non la deve sia per i tentativi di sgambetti, dispetti e per tutto quello che ha dovuto sopportare sia perché era la sua prima persona a ricevere oneri e onori.
Se la moglie di Rosario Caruso è stata, ingiustamente offesa anche da chi scrive, per questioni legate a concorsi pubblici, nomine e rapporti è per il ruolo che ricopriva il marito, non perché Cesare Mattera, un giorno quando non poteva fare altro, ha partecipato ad un’elezione dove il suo vicesindaco era candidato alla carica di sindaco. E questa circostanza ci serve solo ad inserire, nel discorso, il peso personale di fare il sindaco.
Rosario Caruso è stato eletto dal popolo di Serrara Fontana due volte. Ha avuto un grosso successo elettorale e oggi, al termine naturale del suo mandato (se non ci fosse stato il covid staremmo per votare) può guardare al suo passato da primo cittadino con orgoglio e con soddisfazione.
La cosa grave, più di tutto, è l’estraniarsi di Cesare Mattera da tutto quello che a Serrara Fontana si è fatto negli ultimi dieci anni e di immolare tutto sull’altare della propria candidatura. E’ impossibile credere che l’unico motivo sul tavolo debba essere quello della riconoscenza. A cosa serve ricordare chi ha messo chi? A niente. La classe dirigente di domani di Serrara Fontana e di ogni altro comune non può essere legata ad azioni compiute 15 anni fa. La classe dirigente di domani si deve valutare per quello che si è prodotto.
Mi chiedo cosa dirà ai suoi elettori Daniele Trofa. Quale risultato amministrativo poterà ai suoi elettori? Quale bottino mostrerà? Cosa dirà Aniello Mattera (che ha sputato, metaforicamente, su Rosario Caruso il giorno dopo l’elezioni parlando con chi scrive sul porto di Ischia) ai suoi elettori? Parlerà delle autorizzazioni ai bus? Dell’uso del campo sportivo? Della casa abusiva salvata?
Ma davvero oggi l’unico argomento che Cesare per dire di non essere stato il vicesindaco di Caruso per 10 anni è quello di non essere stato rispettato? Possibile che oggi Caruso è colpevole di aver fatto il sindaco per 10 anni, con le stesse persone tra l’altro, e che sia tracontante politicamente? E per 10 anni perché siete stati in silenzio? Perché ne avete avallato ogni decisione? Perché ne avete condiviso il cammino?
Rosario Caruso non deve nulla a Cesare Mattera perché ha amministrato bene. La gestione amministrativa degli ultimi 10 anni, quelli in cui Cesare Mattera firmava in ogni giunta, sono stati 10 anni buoni per Serrara Fontana. Così buono che qualcuno si è reso conto di non essere stato all’altezza ed ha ritenuto opportuno far giungere il commissario prefettizio.
Ma c’è un ultimo aspetto che merita di essere affrontato. Se dopo 15 anni (cinque da vicesindaco e 10 da sindaco) Caruso dovrebbe ancora ringraziare Cesare Mattera, beh, avremmo avuto un altro grosso problema. Vuol dire che avremmo avuto un fantoccio al comune e che avremmo perso 15 anni della vita di tutti quelli che hanno avuto che fare con il comune di Serrara Fontana.
Il cursus honorum di Caruso, nel 2021, parla chiaro e parla da solo. Basta con la gratitudine. Basta con la storia del padre politico. Perché, se proprio vogliamo parlare di padre, beh, Cesare è stato un pessimo padre. Stando al racconto del “figlio”. E’ Caruso che quando parla di Cesare non si smentisce: “non mi sono scagliato contro Cesare ma ho semplicemente raggiunto il limite. Non si possono tollerare a lungo sgambetti, sotterfugi, cattiverie, infamie. Non si possono tollerare i tentativi di sfiducia soprattutto perché io quando ero al suo posto ho fatto tutto e tanto con lealtà”
Il problema di Cesare, ora, però, è ridisegnare una squadra e una proposta per Serrara Fontana. Tagliare i rami secchi (Aniello Mattera, Daniele Trofa e Giuseppe Di Meglio) e trovare una nuova linfa. Se vuole essere credibile. Con questi in squadra, ahinoi, Cesare perde. Prima come persona, poi come politico.