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venerdì, Aprile 19, 2024

Disastro Pontile Aragonese, il Pan Assoverdi contro la Soprintendenza

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Una figuraccia per tutti, Comune d’Ischia e soprattutto Soprintendenza. E’ questo in sintesi il risultato della disastrosa vicenda dei lavori al Pontile Aragonese. Tanto che, dopo le aspre polemiche, adesso insorge anche il Pan Assoverdi Salvanatura. Che punta il dito contro la Soprintendenza, colpevole di aver prima autorizzato la rimozione – e danneggiamento – degli antichi basoli, per poi fare una tardiva marcia indietro. L’associazione ambientalista ha infatti indirizzato una lettera dai toni aspri al soprintendente all’Archeologia, Belle Arti, Paesaggio dell’area Metropolitana di Napoli, dott.ssa Teresa Elena Cinquantaquattro, e per conoscenza al capo Gabinetto del Ministero Beni Attività Culturali.

Come emerge dalla nota, la Soprintendenza è colpevole di eccessiva superficialità nell’esame preventivo del progetto sfornato con altrettanta superficialità e imperizia dall’Amministrazione di Enzo Ferrandino. L’aver prima autorizzato l’installazione di pietre dozzinali al posto dei basoli e poi l’essere intervenuta tardivamente per far ricollocare al loro posto gli stessi basoli nel frattempo gravemente danneggiati, suscita indignazione. Per il P.A.S. Ischia meritava la stessa attenzione riservata a Procida in passato per un caso analogo. Infatti, evidenzia l’associazione ambientalista all’epoca, ovvero nel 2015 si registrò una interrogazione dell’attuale presidente della Camera, Roberto Fico (allora già deputato 5 Stelle). Peccato che oggi lo scempio del Pontile Aragonese famoso in tutto il mondo sia passato inosservato ai politici. Con il risultato che ora saranno rimessi al loro posto i basoli “rappezzati”.

La storia però non finisce qui, in quanto il P.A.S. chiede anche che venga aperta una indagine sullo scempio. Un intervento significativo, in quanto di solito le associazioni ambientaliste sono schierate al fianco della Soprintendenza. Ma questa volta il Pan Assoverdi prende le distanze, essendo fin troppo grave ed evidente il danno arrecato ad un bene storico della collettività. Non ci sono scuse che tengano.

LA NOTA DEL P.A.S.

La lettera indirizzata al soprintendente, a firma di Luisa A.R. Palamaro, ha appunto ad oggetto: «Inopinata rimozione degli antichi basoli vesuviani, lungo il pontile che conduce al Castello Aragonese di Ischia».

E come già evidenziato, i toni sono fortemente polemici: «Con riferimento all’inquietante vicenda in epigrafe – già al centro di aspre polemiche sulla stampa – ed alle controversie notizie che trapelano sull’argomento da “fonti non ufficiali”, la sottoscritta associazione ambientalista, portatrice d’interessi esponenziali, chiese di sapere se codesta Autorità Tutoria ha effettivamente disposto il ripristino “ad horas” dello stupendo basolato, inopinatamente rimosso – nei giorni scorsi – dai parapetti del caratteristico pontile che conduce dal Piazzale Aragonese al noto “Castel Gerone” (Castello Aragonese di Ischia), nel cuore del cosiddetto “Borgo di Celsa”, area d’incomparabile rilevanza paesaggistica e frequentatissima dai turisti di tutto il mondo.

Tali lavori, che hanno (giustamente) suscitato l’indignazione unanime dell’opinione pubblica non possono ovviamente rientrare tra le attività di manutenzione o restauro, in un contesto territoriale interamente sottoposto al vincolo di “bellezza naturale”.

All’uopo – tralasciando ogni considerazione sull’approccio, a dir poco superficiale, con cui sarebbe stato “analizzato” ex ante un progetto di tale importanza ed impatto sul territorio e che rischia di inficiare le “radici storiche” dell’antica “Inarime” (Eneide, IX, 717) – appare pleonastico ricordare che, ai sensi dell’art. 6, comma 10, del vigente P.T.P. dell’Isola d’Ischia (D.M. 8 febbraio 1999; G.U. n. 94 del 23-4-99): “Per i centri storici, anche nel caso di lavori pubblici, sono consentiti esclusivamente interventi manutentivi, di restauro o risanamento conservativo”.

Ex adverso, per disposizione (pare!) del Comune d’Ischia, i meravigliosi basoli lavici ivi esistenti, ancora in ottimo stato, di color nero (che si integrano perfettamente con le limitrofe scogliere) – consimili a quelli adornanti la vicina Isola di Procida – sarebbero già stati parzialmente sostituiti da anti-estetiche dozzinali lastre di pietra, d’incerta provenienza, di color biancastro, totalmente avulse dal panorama circostante!

Sembra incredibile che detta iniziativa – secondo quanto riferisce la dirigenza dell’Ufficio Tecnico del Comune d’Ischia e lo stesso Sindaco, Enzo Ferrandino – sarebbe stata (inizialmente!) avallata dal responsabile di zona della Soprintendenza Metropolitana di Napoli, arch. Paola Bovier, tanto più che la stessa funzionaria, nel 2015, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare su Procida, ebbe a dichiarare pubblicamente: “Gli antichi basoli vesuviani, di notevole rilievo storico-artistico, sono vincolati, in quanto di proprietà comunale e per un periodo superiore ai 70 anni”.

Un tardivo sopralluogo sul posto sarebbe stato effettuato solo in data 16 maggio u.s.

Nel contempo, la scrivente associazione prega altresì di accertare – per il tramite della Polizia Giudiziaria – eventuali responsabilità, qualora all’atto della rimozione dei masselli di cui in oggetto (splendido scenario in tutti i films e documentari girati ad Ischia, già agli inizi del 1900) molti dei medesimi basoli – come si desumerebbe da foto pubblicate su internet e giornali – risulterebbero dispersi, spaccati, scheggiati, frantumati o resi inservibili per una futura riallocazione delle strutture».

Perché che Enzo Ferrandino abbia scelleratamente deciso di distruggere l’immagine del pontile non meraviglia ormai più nessuno. Quello che indigna è il comportamento della Soprintendenza, non nuova a retromarce e indecisioni. E definirla superficialità è anche riduttivo. Stavolta la misura è davvero colma!

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