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giovedì, Aprile 18, 2024

Dino Ambrosino: «Procida da cenerentola del golfo a Capitale della Cultura”

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«Pensavamo che partecipare alla selezione della Capitale della Cultura fosse un modo per dare un messaggio forte di quale era la direzione di marcia del nostro turismo». L’incontro con Agostino Ritano. «Partivamo dalla “cenerentola del golfo”, siamo arrivati a Capitale della Cultura». Adesso è il momento di lavorare sui trasporti e le strutture, per creare grandi opportunità di recupero

A verdetto acquisito, è ovviamente enorme la soddisfazione a Procida, scelta come Capitale Italiana della Cultura 2022. Per conoscere i retroscena e le iniziative future dell’Amministrazione legate a questo importante traguardo abbiamo rivolto alcune domande al sindaco Dino Ambrosino, che non nasconde la felicità dopo giorni di trepidante attesa.

– Raccontaci un po’ qualche segreto… Stanotte (la notte tra domenica e lunedì, ndr) come hai dormito?
«Male. E’ stata una nottata passata con molta più ansia rispetto a venerdì perché comunque era in ballo questa iniziativa e ci siamo resi conto che il nostro progetto era competitivo visti anche quelli delle altre città che abbiamo avuto modo di ascoltare durante le audizioni. Abbiamo verificato che rispetto agli altri la Cultura era la leva di un piano strategico generale per lo sviluppo delle comunità, abbiamo visto che il lavoro che avevamo fatto, bene o male, era alla pari con quello di altre città più organizzate, più strutturate di Procida. Quindi ci rendevamo conto che poteva anche succedere. L’ansia ci stava e alla fine si è sciolta in un grande urlo di esultanza nel momento in cui Franceschini ha nominato Procida. Una grande soddisfazione anche perché c’è stato un lavoro enorme dietro e siamo stati molto contenti».

IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITA’

– In questo cammino, quale è la gioia che ti porti, adesso che si è conclusa questa parentesi del cammino, questa prima tappa. E quale è anche la paura che hai vissuto?
«La cosa bella che abbiamo cercato di alimentare fin dal principio è la partecipazione della gente, dei procidani e di tutti i testimonial che si sono associati. I cosiddetti “procidani di cuore”. Noi partivamo dell’esigenza di dare un connotato a questo turismo che sta aumentando a Procida in questi anni e abbiamo sempre puntato sulla Cultura e pensavamo che partecipare alla selezione della Capitale della Cultura fosse un modo per dare un messaggio forte di quale era la direzione di marcia del nostro turismo. Poi strada facendo chiaramente la cosa che più ha fatto piacere è vedere tutte queste adesioni, della comunità che ha capito, e dei tanti personaggi noti e meno noti che hanno aderito gratuitamente, generosamente a questo progetto. Chiaramente il momento di maggior dispiacere di tutto questo percorso è quello che è accaduto ad Antonio Carannante che io, comunque, ancora non mi spiego e spero che sarà in grado di chiarire, perché Antonio in questo progetto ci ha lavorato molto. E’ una persona perbene, per me fino a prova contraria è una persona perbene e quindi, chiaramente, è un momento triste il fatto che non potesse essere anche lui nella delegazione che venerdì ha illustrato il dossier. Questo forse è stato il momento più basso. Però tra le tante difficoltà abbiamo portato a casa il risultato e siamo orgogliosi per Procida, per tutti i comuni meno noti come lo era Procida. Penso che Procida ha fatto un percorso di costruzione di una immagine. Partivamo dalla “cenerentola del golfo”, siamo arrivati a Capitale della Cultura. Credo vi sia un gran lavoro dietro, è una enorme soddisfazione per questo risultato».

IL PENSIERO A FABRIZIO BORGOGNA

– Ti faccio una domanda più legata al mio affetto verso Procida. Fabrizio Borgogna ne sarebbe stato contento…
«Assolutamente. Fabrizio è, come dire, nel mio cuore, nella mia esperienza e nel mio modo di vedere le cose perché con Fabrizio ero amico, abbiamo costruito un percorso insieme, abbiamo fatto gli studi insieme. Ecco, come dire, parte del mio operato è anche in nome di Fabrizio perché considera che, comunque, quando due persone si frequentano, si scambiano opinioni, poi si condizionano l’un con l’altro. La mia proposta politica, la mia visione di Procida è comunque condizionata anche da quanto ha fatto Fabrizio puntando molto sul cinema e rendendosi conto, lui in modo particolare, che alla fine la cultura poteva essere un detonatore, una occasione per valorizzare ancora più Procida e farla percepire nel modo giusto. Perché alla fine l’isola è sempre stata sottovalutata da questo versante, pur avendo coinvolto ed essersi fatta apprezzare da tantissima gente».

LA GENESI

– Come nasce l’idea? Quando “Procida capitale della cultura” è diventata non una cosa folle, bensì un’idea da percorrere?
«Storicamente a me la suggerì Luisa Bossa in quanto sindaco di Ercolano, visto che la sua città aveva partecipato più volte, mi disse di lanciarmi. Io più volte ho lanciato questa riflessione per cercare di fare sintesi con la comunità e di associare tutti nella stessa adesione per conseguire un obiettivo comune laddove questo sviluppo turistico, comunque, in qualche modo può minacciare le caratteristiche e l’identità, ma anche gli spazi. Allora per cercare di fare un po’ di ordine, rispetto al discorso del turismo, abbiamo accarezzato l’idea. Poi alla fine abbiamo partecipato, abbiamo semplicemente risposto al bando un anno e un mese fa; successivamente l’idea si è irrobustita e riempita di qualità nel momento in cui abbiamo, per combinazione, incontrato nel nostro percorso Agostino Ritano. Questa nostra idea di cercare di costruire una visione ha incontrato la disponibilità e la voglia di fare di Agostino, che era sulla stessa lunghezza d’onda, ma chiaramente ha portato il suo contributo di professionista che è stato capace di costruire dei contenuti importanti. E poi l’iniziativa ha fatto il salto di qualità».

– Il prossimo step?
«Il prossimo step è lavorare da subito all’organizzazione di questo anno da Capitale. Chiaramente stiamo prendendo contatti con tutte le istituzioni perché questa è una scelta azzeccata, utile se Procida grazie a questa scelta riuscirà a migliorare sotto tanti punti di vista. E per migliorare c’è bisogno che si faccia un lavoro di piano strategico, ad esempio per i trasporti terrestri e marittimi, le strutture che sono quelle che sono più in difficoltà, come tutto Palazzo D’Avalos, l’ex carcere… insomma dobbiamo costruire con le istituzioni quelle opportunità di recupero che poi potranno essere messe eventualmente in vetrina nell’anno di Procida Capitale, ma in seguito rimarranno per i procidani e per le persone anche dopo l’anno da Capitale. E poi c’è da costruire e rilanciare una grande rete, quella con gli amministratori locali di Ischia e dei Campi Flegrei, perché questa opportunità chiaramente Procida da sola non può gestirla, ma avrà il contributo e la mano di tutta l’area vasta. Soprattutto per i Campi Flegrei, che sono molto meno noti, deve essere un’occasione per mettersi in vetrina e per poter creare un attrattore, un motivo in più per venire dalle nostre parti».

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