martedì, Maggio 13, 2025

Dietro le scelte, oltre le parole | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 6 maggio 2025



C’è un momento, nella vita pubblica come in quella privata, in cui le parole sembrano non bastare più. Quando due figure di rilievo come Nicola Monti a Forio e Rosario Caruso a Serrara Fontana decidono – a distanza di circa un mesetto l’uno dall’altro – di abbandonare il proprio ruolo nella rispettiva amministrazione comunale dopo un lungo cammino condiviso, è naturale che l’opinione pubblica si interroghi. Ed è altrettanto naturale che, al di là delle motivazioni ufficialmente rese note, possa emergere un legittimo sospetto: che ci sia dell’altro.Non si tratta di indulgere in facili complottismi, né di mettere in discussione l’integrità morale di chi ha scelto di fare un simile passo indietro. Le spiegazioni addotte (la “stanchezza” di Monti, l’incapacità sopravvenuta di Caruso di esercitare il proprio ruolo in modo efficace) sono umane, plausibili e degne del rispetto dovuto a ogni decisione consapevole. Tuttavia, il modo improvviso e apparentemente inatteso con cui queste dimissioni sono avvenute in così breve tempo lascia spazio a interrogativi che meritano di essere ascoltati.Il cittadino, oggi più che mai, non si accontenta di ciò che appare. Non lo fa solo per sfiducia gratuita verso la politica, ma per quell’esigenza sempre più forte di saperne di più che la politica e la vita pubblica non possono più ignorare. È qui che nasce il sospetto, legittimo appunto, che non tutto sia stato detto. Un sospetto che non accusa, ma che interpella; non delegittima, ma chiede chiarezza. E se è vero che il rispetto delle scelte personali deve restare centrale, è altrettanto vero che il contesto in cui esse maturano ha un peso specifico. In questo senso, alcune voci di corridoio – che si rincorrono con insistenza – suggeriscono che le dimissioni di Nicola Monti possano essere in qualche modo ricondotte alla recente indagine sul porto di Forio, oggetto di attenzione per una presunta, ingente situazione debitoria gestionale. Monti, va ricordato, era anche titolare della delega di settore per quel comparto, dettaglio che alimenta le domande, pur senza produrre risposte certe. Così come altrettante voci di corridoio in merito a presunte inchieste che riguarderebbero l’ufficio tecnico di Serrara Fontana, secondo molti, avrebbero suggerito a Rosario Caruso di allontanarsi ulteriormente dai riflettori del ruolo pubblico e ritrovare maggiore tranquillità nella propria vita privata e nella consolidata professionalità personale.Il punto non è insinuare che ci siano motivi inconfessabili dietro simili decisioni. Si tratta, piuttosto, di prendere atto che la comunicazione istituzionale, spesso ingabbiata in formule prudenti e generiche, rischia di generare più dubbi che certezze. In un’epoca in cui la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa è diventata una delle principali metriche mancanti nella credibilità pubblica, anche il silenzio, seppur rispettoso, può essere interpretato come reticenza.E allora il compito non è quello di chiedere confessioni da interrogatorio, ci mancherebbe, ma di promuovere una cultura della responsabilità e della chiarezza nella comunicazione pubblica. Una cultura che non si rifugi nella sola correttezza formale, ma che sappia accogliere l’esigenza, ormai matura, di rendere conto anche delle scelte più personali, quando queste incidono sul destino e sul percorso di un uomo pubblico nonché titolare di un ingente consenso popolare.Il rispetto per le persone e per le loro scelte resta imprescindibile. Ma quello per l’opinione pubblica, per il suo bisogno di capire e di sentirsi parte di un discorso più ampio, non può essere considerato secondario. Perché la fiducia e il rispetto si costruiscono anche così, offrendo risposte senza che siano richieste e spiegando con chiarezza anche quando non si è obbligati a farlo.

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