Giovanni Sasso | Se è vero che i miti non muoiono mai, Lui, IL MITO, Diego Armando Maradona, vivrà in eterno nel cuore e nella mente di chi lo ha amato, osannato ma anche…sopportato. Tra questi c’è Dino Celentano, uno dei protagonisti del trasferimento di Diego dal Barcellona al Napoli. La sua villa di Cartaromana tante e tante volte è stato il “rifugio” di Maradona. L’ex presidente onorario dell’Ischia, scomparso cinque anni fa, per anni è stato custode dei segreti e delle stravaganze del Pibe de Oro.
Scavando nell’album dei ricordi, ho ritagliato un passaggio del mio ricordo del caro Dino sul “Dispari” del 29 Giugno 2015.
“SONO DIEGO. DINO, APRI!”
Mia nonna paterna abitava a centocinquanta metri di distanza da casa sua. Soprattutto d’estate, i giornalisti della Rai e della carta stampata chiedevano quale fosse l’abitazione del “Signor Celentano” per una intervista. Sempre depistati, che fa rima con incazzati. La privacy del Signor Celentano veniva prima di tutto. Tre-quattro volte alla settimana, mi dividevo tra le partitelle con gli amici nel vicoletto e gli incontri di tennis sui campi di Salvatore Cosentino, sede di spettacolari tornei e sfide tra i big locali. Una mattina seppi da un amichetto che in nottata, proveniente dalla baia, Maradona aveva bussato al cancello di Celentano, svegliandolo letteralmente per trovare “rifugio”.
«Dino, Dino apriii!!», gridava Diego. Non era la prima e non sarebbe stata l’ultima volta. L’ennesimo bagordo del Pibe de oro dribblato dal “Signor Celentano”.Mi piaceCommentaCondividi