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giovedì, Aprile 18, 2024

Crescita, la realtà e un decreto che ancora deve mostrare i propri effetti

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L’INTERVENTO di Francesco Di Iorio

Quello che emerge dall’esperienza vissuta è che i governi che si sono succeduti hanno preferito agevolare e premiare le inefficienze e la mediocrità e penalizzare le amministrazioni virtuose gestite da persone preparate e oneste. Purtroppo però a subire le conseguenze di questa incapacità sono i cittadini della classe media e quelli più bisognosi. Governi che hanno avuto modo di caratterizzarsi per l’immobilismo ed il meccanismo della destinazione dei fondi sono un esempio lampante dello stallo totale. Tante volte gli Enti locali, in particolar modo i Comuni, anche quelli che con un attento e certosino lavoro hanno dimostrato di fornire tanti servizi, ben programmati e gestiti, sono stati messi nelle condizioni di non poter dare di più. Purtroppo con la mancanza di risorse a loro assegnate non possono garantire gli stessi standard. Il paradosso è che pur nella disponibilità di ingenti risorse assegnate non sono stati messi nelle condizioni di utilizzarle. Solo dopo pressanti richieste degli Enti locali virtuosi, il Governo si è deciso a sbloccare quelle risorse “appostate”, o per meglio dire parcheggiate nei Comuni. Una intenzione che è giunta a decisione, il Governo così facendo va incontro a chi intende spenderli per alimentare sviluppo del territorio e crescita di posti di lavoro. L’augurio è che ci sia preparazione ed efficienza per lenire il disagio dei cittadini meno fortunati. Un fatto è certo: le risorse, non utilizzate, ci sono e vanno gestite nel migliore dei modi. Pertanto vanno redistribuite a chi meglio sa spendere. Questo sarà di garanzia a quei Comuni che si trovino prossimi a dover sospendere i servizi alla persona.

Da questo quadro nasce il così detto “Decreto crescita”. Un titolo orecchiabile ma non ha risuonato allo stesso modo, si devono ancora vedere gli effetti. Potrebbe scoprirsi che sotto il titolo si nasconde poco o niente. Solo quando il Presidente Sergio Mattarella ha messo sotto la lente il provvedimento, il Consiglio dei Ministri ha riveduto e, in seconda seduta, approvato il decreto nella sua completezza. Da qui ne discende la convinzione che è sempre meglio questo decreto legge che una “decrescita felice”. Non è più possibile udire che la qualità della vita non dipende dal Prodotto Interno Lordo, si potrebbe come non si potrebbe essere d’accordo, ma in ogni caso credo che aiuta. Certo è che una decrescita non porta felicità alla gente, a dispetto dei nostalgici che rimpiangono il tempo in cui si tirava la cinghia e non si aveva fiducia nel progresso. A loro bastava un televisore in bianco e nero. In ogni caso, anche questo Governo si è convinto che la povertà non si può abolire per decreto, ma dando maggiori possibilità, spazio e aiuti alle imprese.

La strada è lastricata da tante insidie, non possiamo non bene-dire questo decreto che si propone di far crescere l’azienda Paese. Tra l’altro prevede il «“rientro dei cervelli”, nuove imprese a tasso zero, Smart e Start e Digital Tranformation». Già eravamo immersi in una caterva di leggi che a nostre spese hanno creato la felicità delle lobby di avvocati e magistrati e continuando a legiferare con questo ritmo si butta via quel preziosissimo bene che è la certezza del diritto.

Purtroppo il politichese e il burocratese la fanno ancora da padroni, ne discende che la meritocrazia viene continuamente calpestata ed in particolar modo nel Sud Italia. Le regioni come Sicilia, Calabria, Campania e Puglia vanno sollecitate affinché facciano un’attenta ricognizione e valutazione nel più breve tempo possibile per impegnare le risorse ancora disponibili. Nel contempo non possiamo non augurarci che gli organi di controllo adottino una stretta sorveglianza anche al fine di valutare la giusta redistribuzione delle risorse. Oggi, il nostro bel Paese non si può permettere di mantenere una consistente cifra di milioni di euro bloccati per colpa della burocrazia proprio nel momento in cui potrebbero giovare all’economia di buona parte delle famiglie.
Secondo le ultime stime la crescita mondiale pone l’Asia e l’Africa ai primi posti, mentre l’Italia e la Germania sono il fanalino di coda dell’Unione Europea. Il Fondo Monetario Internazionale, che di continuo analizza i dati economici, mette in evidenza un indebolimento della crescita a livello mondiale. Infatti è al di sotto delle previsioni. Si potrebbe crescere, superando le previsioni, se a livello mondiale i Paesi che contano sotterrassero l’ascia di guerra commerciale per ottenere un rapido miglioramento della fiducia dei mercati, delle imprese e investitori. L’incertezza e le tensioni commerciali penalizzano la crescita.

L’economia sta crescendo in Asia meridionale e in Africa. «Tra i paesi asiatici troviamo in testa India e Bangladesh, con tassi di crescita superiori al 7%; seguono Vietnam, Filippine e Cina, con tassi superiori al 6%; si ferma poco sopra il 5% l’Indonesia. Tra i best performer in Africa, in testa l’Etiopia (+7.7%) in Africa Orientale e il Ghana (+8.8%) in Africa Occidentale. La crescita dell’Etiopia è sostenuta dai consistenti flussi di investimenti diretti esteri in entrata, nonché dal potenziale agricolo e dalle risorse naturali. Nel 2017 l’Etiopia ha accolto investimenti diretti esteri in entrata per più di 3.5 miliardi di dollari, classificandosi come secondo maggior beneficiario africano. Allo stesso modo il Ghana è un grande beneficiario di investimenti diretti esteri in entrata (4to maggior beneficiario in Africa nel 2017). Alla base della sua crescita economica ricopre inoltre un ruolo significativo la qualità delle istituzioni: il paese ha fatto grandi passi verso la democrazia negli ultimi due decenni, e si qualifica tra i primi paesi africani per libertà di stampa e di parola».

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