Mi rivedo molto sia nell’ala ribelle del M5S guidata dalla Casaleggio Associati sia nel segretario dimissionario del PD Zingaretti. La prima, al grido “senza pensare alle poltrone, senza sventolare bandiere, smettendola di fare i moderati, ma con idee ribelli” crea attraverso il manifesto “Controvento” una frattura insanabile con i grillini in parlamento e lo stesso Beppe; molto più di quella nata con Di Battista e fedelissimi dopo il sì al governo Draghi. Il secondo, invece, quasi all’unisono, lascia la guida del suo partito reclamando: “Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie… il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa di una guerriglia quotidiana”, aprendo di fatto la campagna elettorale interna pronta a soddisfare le brame di potere delle varie correnti interne ai dem di casa nostra.
Vedete, ho seri problemi ad identificarmi in qualche modo con queste figure, lontane ideologicamente e culturalmente dalla mia visione della politica e del Paese. Tuttavia non Vi nascondo che anch’io, quando nel 2011 la maggior parte dei miei colleghi consiglieri di minoranza preferì imbarcarsi nel famoso “caularone” a supporto della ricandidatura, di lì a poco, di un mai troppo demonizzato sindaco in carica, in cambio della chance di condividere un paio di posti in giunta e un tantino di bassa cucina di palazzo, non esitai a prenderne pubblicamente le distanze sul piano politico e, per certi versi, anche personale. Perché è vero che il potere logora chi non ce l’ha, ma è altrettanto vero che conservare integra la propria faccia e la propria dignità, senza calpestarle entrambe per il più classico dei piatti di lenticchie, è un valore che non ha prezzo e che, se necessario, comporta un inevitabile distinguo.
E invece, al Comune di Ischia, così come tra gli Ischitani, si indignerà mai qualcuno per l’ennesima farsa dell’arrivo di nuovi “responsabili” in maggioranza? Chissà…