L’assemblea dei soci di ieri mattina ha sancito che i concorsi pubblici dell’EVI proseguono. In breve, l’EVI dovrà verificare se le proprie procedure siano a norma di legge. Un ossimoro, se vogliamo, che arriva dopo l’estremo tentativo del presidente di turno del CISI, Giosi Ferrandino, convinto di dover annullare tutte le procedure.
E questa volta è scritto nero su bianco. La presidenza del CISI, forte di un parere pro veritate basato su presupposti errati, si è scontrata con il parere pro veritate redatto dal Prof. Laudadio che, di fatto, non solo ha smentito in toto la linea della presidenza, ma ha anche messo in evidenza quanto fosse sbagliato il punto di partenza del lavoro prodotto dall’avvocato Maffettone. Quest’ultimo, evidentemente, è stato tratto in inganno da chi aveva architettato la manovra per bloccare i concorsi.
Ma perché questi concorsi, a un certo punto, sono diventati qualcosa da revocare? La risposta è semplice: all’inizio servivano come grimaldello per allontanare un somministrato non gradito alla maggioranza di Casamicciola. Raggiunto questo obiettivo, con il nobile scudo del concorso pubblico, ci si è trovati di fronte al fatto compiuto: una volta espletati i concorsi, finisce la “zizzinella” degli interinali. E così, chi fa del clientelismo l’unica fonte di sostegno del proprio consenso, perde la linfa vitale.
Ieri mattina, tuttavia, il segretario Pettinato è arrivato in assemblea con una nota che decretava di fatto la fine dei concorsi. Una nota fatta recapitare agli amici dei media vicini a Giosi Ferrandino, che avevano puntato tutto su quella linea. Peccato: oltre alla brutta figura giornalistica, quella che fa più rumore è la figuraccia istituzionale rimediata dall’attuale presidenza del CISI.
L’assemblea, infatti, ha dato il suo formale via libera ai concorsi. E la nota del segretario Pettinato è diventata, in un battito d’ali, carta straccia.