venerdì, Giugno 20, 2025

CHE FINE HA FATTO PASQUINO? Papa Francesco si può anche criticare

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A proposito di diritto di patronato, si è scritto: non è bello che le autorità civili si intromettano nella nomina dei parroci. Giusto. Peccato che la stessa chiesa romana, nel mentre mandava al macero una storia secolare di (proficua) collaborazione tra le autorità civili e la locale Diocesi, oggi in Cina si faccia dettare i nomi dei nuovi vescovi da consacrare direttamente dal partito comunista

LUCIANO CASTALDI | In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas (“unità nelle cose necessarie, libertà in quelle dubbie, carità in tutte”). Citazione colta per dire che nella Chiesa Cattolica il papa, che non è un “sovrano assoluto” (copyright BXVI), si può tranquillamente anche criticare. Le sue opinioni possono perciò essere confutate, contestate, respinte. Se lui tifa Inter, io posso tranquillamente tenere per la Juve.

Diversamente, cadremmo in una delle trappole più ridicole di questi ultimi tempi, quella “papolatria” che sembra aver colpito proprio i più lontani dalla chiesa e dal suo insegnamento. Del resto, un grande Santo, Ambrogio, quando non era d’accordo con il successore degli apostoli, di certo non gliele mandava a dire: “Dite al papa che abbiamo una testa non solo per metterci il cappello”. Io, che di certo santo non sono, per quanto malandata, una testa credo ancora di averla e tento di farla funzionare, ispirandomi a ciò che la coscienza detta. Già, la tanto vituperata coscienza. A proposito, viene in mente la famosa frase della lettera al Duca di Norfolk di San John Henry Newman: “Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo—cosa che non è molto indicato fare — allora io brinderei per il papa. Ma prima per la coscienza e poi per il papa” Fine della necessaria premessa.

Archiviate le “sobriosissime” e fastosissime esequie del Sommo Pontefice Francesco, con tanto di umilissimo e “trionfalissimo” corteo ai fori imperiali e finale augusta sepoltura nella semplicissima e originalissima tomba nella Basilica di S. Maria Maggiore (per la cui realizzazione sono state opportunamente devastate opere del 1600…): tomba bianca e senza fronzoli come mai si era visto nella bimillenaria storia della chiesa, e cioè esattamente come quelle volute da tutti i defunti papi dell’ultimo secolo… è tempo di azzardare qualche considerazione sulla fase ecclesiale appena conclusasi e sulle prospettive che attendono, da qui in avanti, il mondo cattolico, con particolare riguardo alle cose di casa nostra, ovvero a quella porzione di chiesa che vive sull’isola d’Ischia.

Al di là della propaganda di regime, del conformismo dominante e dei luoghi comuni imperanti, infatti, anche i pochi, malconci e vessati cattolici della Diocesi di Ischia, hanno potuto godere della tenerezza e della paterna carezza di Sua Santità. Come per il Don Arpagone interpretato da Alberto Sordi, così per detti cattolici “lo sguardo del Santo Padre si è posato su di loro”. In effetti, Francesco ha sempre avuto un forte interesse per la terra ischitana, non solo per le bottiglie di limoncello e di rucolino che con frequenza gli erano portate in dono dal vescovo Pietro Lagnese, ma anche per la particolare empatia ideologica (ma non caratteriale: Bergoglio non ha mai disdegnato la “ggente”, il “contatto”, la “piazza”) che univa i due.

Ecco che così sono state scritte le pagine più buie e disastrose della millenaria diocesi insulana: le spese multimilionarie al Palazzo Vescovile per dare un volto più coerente alla chiesa povera, la chiusura del centro Giovanni Paolo II, i grembiulini da donna (di colore rosso) per servire (in diretta tv) il pasto di Natale ai “poveri” nella chiesa della piazza a Forio (grazie a Dio, dopo lo show di quella volta, i poveri a Ischia sono scomparsi e nessuno ha dovuto più imboccarli…), i preti ridotti allo stato laicale senza neanche istruire un regolare processo (mentre in Vaticano godevano di rifugio e protezione, fior fior di abusatori, su tutti il gesuita Marko Rupnik e il cardinale Theodore Edgar McCarrich, New York, 7 luglio 1930. Dittmer, 3 aprile 2025), seminaristi cacciati via per essere stati definiti nemici del Papa (perseguitati esattamente alla stregua di tutti gli ordini religiosi più floridi di vocazioni al sacerdozio e di santità, come i frati Francescani dell’Immacolata), sacerdoti costretti a trovare altre diocesi dove poter esercitare il proprio ministero e, il meglio del meglio, la soppressione del diritto da parte dei Comuni di presentazione della terna per la nomina dei parroci delle due Basiliche parrocchiali di San Vito Martire in Forio e del Sacro Cuore di Gesù e Santa Maria Maddalena Penitente in Casamicciola (tale diritto è previsto e regolato dal Codice di Diritto Canonico riformulato nel 1983).

Cose che evidentemente servivano a Lagnese per acquisire punti e poter “prendere il largo” dopo aver distrutto, svenduto e maciullata la mai amata sua diocesi di Ischia. Fermo restando poi il procedimento giudiziario intentato (e poi perso) contro il Comune di Casamicciola per chiedere un lauto risarcimento per danni d’immagine (sic!) su altra singoralissima vicenda. A proposito di diritto di patronato, si è scritto: non è bello che le autorità civili si intromettano nella nomina dei parroci. Giusto. Peccato che la stessa chiesa romana, nel mentre mandava al macero una storia secolare di (proficua) collaborazione tra le autorità civili e la locale Diocesi, oggi in Cina si faccia dettare i nomi dei nuovi vescovida consacrare direttamente dal partito comunista che, recentemente, si è premurato di dar vita addirittura ad una nuova diocesi senza neppure il fastidio di comunicarlo alla Santa Sede (sulla vicenda, chi volesse approfondire, legga la eroica vicenda del card. Zen).

Come ultimo segno di particolare attenzione da parte di Bergoglio verso le “pecore” ischitane c’è stata, infine, l’ unione in persona Episcopi della diocesi di Ischia con quella di Pozzuoli… praticamente Ischia come diocesi non esiste più. E fatte salve le poche, solite eccezioni, nessun esponente del clero locale ha inteso esprimere qualche dissenso.

Dopo tutta la pletora nauseabonda e stomachevole di questi giorni, in cui il defunto Francesco è stato paragonato quasi ad un “secondo fondatore della Chiesa”, “colui che fa nuove tutte le cose”, “primo vero papa dopo San Pietro”, “amico dei diversamente normali”, “super semplicissimo assai”, “vittima dei cattolici cattivi, indietristi e pelagiani” sorge allora una domanda: “Che fine ha fatto Pasquino?” Egli è la voce del popolo di Roma che non ha mai smesso di dileggiare, prendere in giro, offendere la Chiesa e il Papa con rime e sonetti anche molto simpatici. La risposta è semplice: è morto ed è stato sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore! Si Pasquino è papa Francesco.

In dodici anni di pontificato non ha fatto altro che disprezzare la liturgia, fregarsene altamente del diritto canonico, guardare con disgusto a tutto ciò che ha a che fare con la fede semplice e genuina del popolo credente, amando i nemici della Chiesa (emblematica la statua di Lutero in Vaticano) e governando in maniera dispotica e autocratica, praticando il (giusto) dialogo con i lontani e (l’incomprensibile) mutismo con i vicini, stimando tutte le tradizioni, tranne quella che lo ha espresso, dicendosi figlio della Madonna (non una dea, bensì una “donna di strada”, sicuramente non la Corredentrice), e poi prostandosi ai piedi della dea indigena sudamericana Pachamama.

Tutto ciò come segno di un carattere incostante, fondamentalmente incoerente, giustizialista, populista, manco ci trovassimo dinanzi ad un Luciano Castaldi qualsiasi. Francesco passerà alla storia inoltre quale estensore di un documento sincretista e dunque eretico ed apostata (lo affermano numerosi teologi e biblisti, non certo io) come la iniqua dichiarazione di Abu Dabi che ha buttato a mare tutta l’azione missionaria della Chiesa e il comando di Cristo di convertire tutte le genti. Personalmente lo ricorderò soprattutto per la sua indole, diciamo così, “collerica” e da ferreo generale argentino, nelle esequie di Papa Benedetto XVI, quando pronunciò (io c’ero) una omelia smunta, stringata, vergognosissima da meritarsi pomodori marci appresso. Ora egli attende la Resurrezione finale in quella basilica ove riposa anche papa Sisto V …. “er Papa tosto” e potrà contare sulla preghiera incessante, sincera, vera di milioni di cattolici.

Quelli stessi che egli ha offeso ricorrendo alle espressioni più colorite e fantasiose (vecchie comari , fomentatori della coprofagia, specialisti del Logos, sgrana rosari, funzionari assorbiti da se stessi, neo pelagiani, prometeici, restaurazionisti, cristiani ideologici, pelagiani, signor e signora Piagnistei, trionfalisti, cristiani inflessibili, moderni gnostici, cristiani liquidi, cristiani superficiali. mummie da museo, principe rinascimentale, vescovo da aeroporto, cortigiano lebbroso, mussi lunghi, autoritari, pessimisti queruli e disillusi, cristiani con la faccia da sottaceto, infantili, timorosi di danzare, di gridare, paurosi di tutto, che cercano certezza in ogni cosa, cristiani chiusi, tristi, intrappolati, che non sono Cristiani liberi, cristiani pagani piccoli mostri, cristiani sconfitti che ripetono il Credo pappagallescamente, battitori da Inquisizione, seminaristi che stringono i denti aspettando di finire gli studi, che seguono le regole e sorridono, e rivelano l’ipocrisia del clericalismo, uno dei mali peggiori, ideologi dell’astratto, fondamentalisti, preti untuosi e idolatri… e così via bergogliando).

Sono stato cattivissimo, è vero. Saccente, può darsi. Ma lungi da me emettere condanne sulle vere intenzioni del papa “venuto dalla fine del mondo”. Su queste ultime, conta solo ed esclusivamente il giudizio del Padreterno, che sappiamo essere Misericordioso e Giusto. Queste mie aspre considerazioni, sincere e frutto di 12 anni di sofferenza, di confusione, di amarezza, non possono che portare ad una sola cosa: la speranza che chiesa andrà avanti. No, non si torna indietro. Lo auspicano in queste ore (ma per ben altre ragioni) anche i circoli liberal, le logge massoniche, i club intellettuali e atei.

Nel mentre ci accingiamo quindi ad assistere ad un nuovo conclave, preghiamo affinché il Signore mandi un pastore la cui voce sia facilmente riconoscibile da tutto il gregge. Un papa aperto alle periferie esistenziali così come, da Pietro in avanti, hanno saputo essere tutti i pontefici (anche quelli più indegni e peccatori), che ci indichi la carità e la verità, la misericordia non disgiunta dalla giustizia. Un papa che faccia pulizia, senza incendiare la casa. Che non sia né di destra, né di sinistra. Nè progressista, né tradizionalista. Un papa del Sacro che recuperi la Santa Liturgia e l’importanza del mistero. Che si concentri più su Cristo, e solo dopo sul messaggio sociale, il corretto uso dell’aria condizionata, il galateo, l’educazione civica. Che sia Cattolico e non oikofobico.

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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