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venerdì, Aprile 19, 2024

C’ERAVAMO TANTO AMATI? Italia contro Francia: uno scontro diplomatico che rischia di diventare scontro aperto anche tra Italia e Bruxelles?

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Attori e Spettatori di Anna Fermo | La Francia sospende il cosiddetto “meccanismo volontario di solidarietà” e per l’Italia interviene Mattarella! Gli sbarchi autonomi sulle coste italiane non si fermano e non si sono mai fermati. Circa 650 persone migranti, in gran parte di origine mediorientale, sono arrivati nel porto di Roccella Jonica solo domenica. E nella tarda mattina di ieri, dopo una complessa e articolata operazione di soccorso in mare compiuta dalla Guardia costiera, sono giunti altri 263 migranti di varie nazionalità.

Negli ultimi 16 giorni, solo a Roccella si sono verificati altri 11 sbarchi.

Poco dopo le 6 del mattino, sempre di ieri, al porto di Pozzallo (Ragusa) sono arrivati altri 78 persone migranti soccorse dalla Guardia costiera in due interventi a circa 40 miglia da Portopalo di Capo Passero.

Sono rilevazioni che purtroppo vengono effettuate tutte i giorni e che non trovano soluzioni serie nell’affronto quotidiano, tant’è vero che appena si tenta di agire da parte del Governo, ancor di più adesso che veste i colori del centro destra, ecco alzarsi la voce del dissenso di sinistra, solo quella interna avremmo detto sino alla settimana scorsa.

Ebbene, il cortocircuito tra Francia ed Italia, specie alla vigilia del 1^compleanno di un Trattato di cooperazione rafforzata siglato tra i due paesi per l’appunto il 26 novembre 2021, personalmente, mi è sembrato eccessivo, più politico che diplomatico: odora stranamente anche questo di scontro tra sinistra e destra, ma a livello europeo, oltre che di una strategica operazione di un Macron che cerca di recuperare consensi in casa sua, paradossalmente cavalcando quell’atavico “odio francese” verso gli italiani ?     

Questo scontro è di certo grave più di quanto si pensi, perché è come una sorta di intromissione della sinistra francese, europea indirettamente, nella nostra politica nazionale e chiaramente leggibile anche come una speculativa deresponsabilizzazione nell’ambito delle politiche migratorie, costruita ad arte.

Di certo è la crisi più grave dai tempi dei gilet gialli, quando, come ha sottolineato Repubblica, “la sortita improvvida di Luigi Di Maio provocò il temporaneo richiamo dell’ambasciatore francese a Roma”.

Ma cosa è successo di fatto?

Diciamo che il corto circuito politico e diplomatico è stato scatenato dalla nota con cui martedì scorso Palazzo Chigi attribuiva al governo francese l’intenzione di accogliere nei propri porti la nave Ong Ocean Viking. Dietro quel comunicato ufficiale, ci sarebbe stato, secondo Macron, un gesto poco diplomatico da parte di Roma, o meglio, della Meloni che avrebbe deciso di investire politicamente sul caso della Ocean Viking, a detta di qualcuno, per raccogliere consenso.

Sta di fatto che, un breve colloquio con Macron a margine della Cop27 di Sharm El-Sheikh avrebbe determinato l’incidente: il presidente francese non comunica alla nostra presidente del Consiglio di essere disponibile ad accogliere  la nave della Ong, ma assicura soltanto che,  in assenza di collaborazione da parte della Germania, Parigi garantirà la propria disponibilità a superare il problema, senza addentrarsi nelle modalità di azione. La nota di Palazzo Chigi invece, avrebbe cambiato lo scenario: ”Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria, fino ad oggi rimasta sulle spalle dell’Italia e di pochi altri stati del Mediterraneo, aprendo i porti alla nave Ocean Viking”.

Per Macron questo comunicato è stato letto come un atto ostile, a tal punto da provocare il corto circuito che  ha portato alla decisione francese di uscire dal patto volontario di redistribuzione dei migranti.  E capirete che schiaffone ci hanno voluto dare i francesi!

Per essere chiari, l’Italia è si “il principale beneficiario” del “meccanismo volontario di solidarietà” per i ricollocamenti di migranti, con “Francia e Germania” come partner principali, ma finora sono stati ricollocati solo “117 migranti” dall’Italia in altri Paesi, rispetto “gli 8mila impegni di ricollocamento” effettivi.

E’ un meccanismo che secondo lor signori funzionerebbe. Ed ai lettori, visti i numeri, chiedo: davvero vi sembra che funzioni?

Ben venga allora la grave crisi diplomatica Italo-francese di oggi, una crisi che seppur rischi di diventare scontro aperto anche tra Italia e Bruxelles, forse è l’unico modo per  determinare l’intrapresa di azioni internazionali più serie in materia. L’Italia sino ad oggi è stata lasciata sola ad affrontare questo dramma!

Mi compiaccio dell’intervento di ieri da parte del Quirinale, per stemperare le tensioni, ma non credo si possa parlare di pace fatta! Non ancora. Francia ed Europa soprattutto ci devono delle risposte immediate, un supporto concreto.  

“Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto con il presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, un colloquio telefonico, nel quale è stata sottolineata la «piena collaborazione in ogni settore» sia bilaterale sia in ambito comunitario”: questo il comunicato. Chiaramente, è un auspicio generico a riprendere la collaborazione, senza entrare sui particolari delle questioni sul tappeto, ma l’intento di superare questa fase critica è altrettanto ovvio visto che il medesimo comunicato è stato emesso congiuntamente, diffuso dunque dalla due presidenze e messo in home page sul sito del Quirinale e su quello dell’Eliseo.

So che non poteva agire diversamente il nostro Mattarella, protagonista della firma del trattato di cooperazione bilaterale rafforzata, come su accennato, siglato solo lo scorso anno al fine di confermare la grande vicinanza tra i due Paesi, Francia ed Italia, uniti: “da una profonda amicizia ancorata nella storia e rafforzata dagli scambi e da una cooperazione molto ricca in numerosi ambiti: politico, sociale, culturale, economico, industriale e commerciale, della mobilità, della difesa, dell’ambiente, della ricerca, del digitale, dell’energia e della cooperazione transfrontaliera”; da “un impegno comune costante a favore dell’unità europea e dal desiderio condiviso di rilanciare e approfondire il progetto europeo”; da “una dedizione particolare per il multilateralismo e per un assetto e degli scambi internazionali basati su una serie di regole, ma anche alla tutela di principi fondamentali al livello globale: pace, sicurezza, libertà, uguaglianza, rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto”;  ed infine, da “un impegno comune a favore dello sviluppo sostenibile, della tutela dell’ambiente e della biodiversità, nonché della protezione del Mediterraneo e dell’Arco alpino”; il tutto nell’obiettivo di “rafforzare la cooperazione bilaterale sulle questioni europee e le politiche settoriali”.

Eppure, tutte queste belle parole e questi lodevoli intenti non sono valsi utili nelle querelle attuali se il portavoce del governo francese, Olivier Véran, ha confermato poi che Parigi non farà quanto era stato previsto, ovvero accogliere «un po’ più di 3.000 persone» sbarcate in Italia, «di cui 500 entro la fine dell’anno», nel quadro del meccanismo di solidarietà.

Gli strascichi della crisi, niente affatto sanata tra Francia e Italia, ritengo che siano stati appena appena accennati domenica, con Parigi che ha alzato ancora i toni, definendo «Giorgia Meloni la grande perdente di questa situazione», e con  Berlino schierata a sostegno del soccorso umanitario: «L’impegno delle ong merita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio», ha twittato l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling mentre il Bundestag finanzierà con due milioni di euro l’anno la tedesca United4Rescue, che si prepara a mandare nel Mediterraneo la nave umanitaria Sea Watch 5.

Quand’anche la telefonata tra Macron e Mattarella confermi segnali di apertura, non sarà facile superare la crisi che si è delineata in così poco tempo.

D’altro canto, sono secoli che italiani e francesi si combattono, si riappacificano, si alleano, si imparentano e riprendono a combattersi. In verità, non esistono, al mondo e nella storia, due popoli più intrecciati.

La storia dimostra che le élites francesi, dagli Angioini a Mitterrand, sono sempre state ossessionate dalla nostra Italia. Da almeno sette secoli tentano di conquistarla, o di sedurla!

L’Italia ha dato alla Francia due regine, Caterina e Maria de’ Medici, un cardinale quasi re, Mazzarino, un imperatore, a casa Bonaparte si parlava italiano, e per tutta la vita Napoleone parlò francese con accento italiano, un capo del governo, Léon Gambetta, un grande scrittore come Zola, e un capitano della Nazionale: Michel Platini. E potremmo andare avanti !

Di contro, il vero grande debito che non soltanto noi italiani abbiamo con i francesi è lo spirito di libertà, uguaglianza e fraternità, uno spirito che tuttavia non riesco a rilevare in Macron. Come definirlo? Una sorta di Ugo Capeto ne il Purgatorio di Dante che quando ne incontra l’anima, di questo predecessore dei re di Francia, gli fa dire: «Io fui radice de la mala pianta/ che la terra cristiana tutta aduggia,/ sì che buon frutto rado se ne schianta».

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