Appena varcata la soglia delle terme di Castrocaro, così come ho fatto io fino a ieri, si ha la netta sensazione di essere entrati in un luogo in cui il benessere non è solo una promessa, ma una precisa strategia. Questa storica località termale dell’Emilia-Romagna ha saputo reinventarsi senza rinunciare alla sua identità, mettendo l’acqua termale e la medicina naturale al centro di un’offerta evoluta, che coniuga tradizione e tecnologia. Il fiore all’occhiello è la Long Life Formula, un approccio integrato che punta a migliorare la qualità della vita dell’ospite ben oltre il soggiorno stesso. Non si tratta solo di rilassarsi, ma di riequilibrare l’organismo, prevenire disturbi e adottare uno stile di vita più sano, grazie a percorsi personalizzati, esami diagnostici mirati e la supervisione di medici specializzati. E, ironia della sorte, alla base dell’offerta vi è una consolidata fonte d’acqua termale salso-bromo-iodica, proprio come quella della nostra “Fornello e Fontana”, intorno alla quale è stato creato un proficuo storytelling sull’epoca in cui il Mar Adriatico, prima di ritirarsi, bagnava regolarmente quella zona.A colpire è anche la scelta di posizionarsi su un target alto, con politiche di pricing selettive e una struttura ricettiva che, sebbene inserita in una cittadina oggettivamente priva di attrattive turistiche di rilievo, riesce a trattenere l’ospite in un contesto immersivo, dove ogni elemento ruota attorno al benessere. Castrocaro non ha bisogno d’altro: ha puntato tutto sulla qualità dell’esperienza termale, e il risultato è un modello sostenibile, orientato alla fidelizzazione e, quindi, ai repeater, più che alla massa.Il paragone con Ischia è ancora una volta inevitabile e impietoso. La nostra Isola, che vanta una varietà e una ricchezza di acque termali incomparabile rispetto a Castrocaro, continua a sottacere la straordinaria combinazione di risorse naturali, bellezza paesaggistica, cultura e gastronomia, lasciandola in gran parte inespressa dal punto di vista strategico. Il concetto di wellness & spa, pur presente in numerose strutture ben oltre le cure termali tradizionali, è spesso appiattito su un’offerta standardizzata, priva di quella visione manageriale, scientifica e, perché no, di marketing che caratterizza l’approccio romagnolo. Il risultato? Un turismo termale che non riesce a distinguersi, né sul piano del posizionamento né su quello della qualità percepita. E non parliamo, poi, dei criteri di selezione del personale…La miopia gestionale e l’incapacità di fare sistema tra operatori del settore, istituzioni e imprenditoria locale continuano a frenare il decollo dell’Isola come destinazione wellness. Nonostante le bellezze naturali e culturali dell’isola, la notorietà e la relativa brand reputation soffrono, compresse tra un’offerta alberghiera frammentata, assenza di promozione e privilegio della quantità sulla qualità. Le terme, che potrebbero essere motore di sviluppo e leva di destagionalizzazione, vengono ancora percepite come una “componente aggiuntiva” piuttosto che come il fulcro di una proposta integrata.Castrocaro, dal canto suo, pur con i suoi limiti geografici e ambientali, è riuscita ad eccellere: ha puntato tutto su una strategia chiara, coerente e lungimirante, dove ogni investimento è funzionale a un obiettivo preciso. Ischia, invece, continua a rincorrere un turismo generalista, con il paradosso di offrire moltissimo, ma di valorizzarlo pochissimo, come se non sapesse a chi rivolgersi e… cosa dirgli.Nel confronto, emerge una lezione importante: la qualità non dipende solo dalla quantità delle risorse, ma da come queste vengono gestite, comunicate e messe a sistema. Castrocaro ne è esempio virtuoso. Ischia, invece, una perla ancora avvolta nella nebbia dell’improvvisazione locale.
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