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«Caro  papà». “La mia lettera ad un padre che non conosco”, dagli Stati Uniti l’accorato appello di Livia

By Redazione Web

March 09, 2021

Leo Pugliese | Un viaggio nell’America degli anni 60, tra quei grossi palazzoni e grattacieli venuti su nella fretta del boom economico. La grande mela ogni giorno affascinava il mondo intero tra emigrazione e voglia di affermarsi.Nel Queens. a Manilla Street, una giovane estetista di nome Gloria, di 22 anni, conosce un uomo ischitano in vacanza negli States perché in visita a dei parenti, e se ne innamora.Le frequentazioni sono continue e da quella passione nasce Livia. Era il 1966 e da quel momento la bimba non conoscerà mai la vera identità del padre biologico.

Vogliamo pensare che quell’uomo – ripartito per l’Italia – non fosse a conoscenza della gravidanza della donna americana e della nascita della piccola Livia.Così, gli anni trascorrono e Livia cerca di saperne di più sul padre biologico, sottoponendosi anche al test del DNA e facendo delle ricerche, che l’hanno portata a poter affermare quello che di qui a poco leggerete in questa lettera che ci ha inviato: “Lettera a mio padre che non conosco”.«Ho trascorso molte notti chiedendomi come scriverò un annuncio che tutti leggeranno perché è stato così impegnativo rintracciare la mia linea di famiglia paterna. Ho scoperto solo facendo un test del DNA che mio padre è qualcuno che non ho mai conosciuto. Ho pensato a te, a come sei, e tante altre cose. Non so cosa dovrei dire all’uomo a cui mia madre dice che assomiglio, l’uomo di cui porto in parte il DNA.

Ora ho 54 anni. Ho una laurea in studi sulla comunicazione e media presso la Sacramento State University e un master presso la San Jose State University in consulenza educativa. Sono sempre stata atletica e gareggio in pista, cross country e ciclocross. Non ho avuto figli, ma ho un meraviglioso figlioccio di nome Kyle. È interessato a diventare avvocato per i diritti civili e prevede di frequentare un college della comunità locale in autunno. È un fantastico giocatore di basket. Non riesco a immaginare di non averlo nella mia vita. Spero, una volta finita la pandemia, di portarlo a Ischia per il suo primo viaggio internazionale.

Sono sposata, ho quattro gatti ciechi che governano la mia vita e che adoro. Non sono sicura che tu sappia che esisto, ma la mia speranza è che tu lo sappia. Ti ricordi di Gloria? Era un’estetista di 22 anni che viveva a 51-70 Manilla Street a Elmhurst, Queens, New York nel novembre/dicembre del 1965. Stavi forse visitando un cugino (di nome Galente/Galanti o Mattera) che viveva nelle vicinanze?Non voglio niente da te se non una risposta, per favore. E forse, un giorno, io e te potremmo incontrarci. Forse potrei guardarti negli occhi e vedere qualcosa di me stessa. Mi chiamo Livia».Un messaggio accorato a un uomo ormai anziano. Nella speranza che si riconosca nella storia riportata nella lettera. E che senta il desiderio di conoscere questa figlia di cui forse ignora l’esistenza. La lontananza e ora la pandemia rendono tutto più difficile, ma chissà, a volte i miracoli si verificano e il sogno di Livia potrebbe avverarsi. E padre e figlia potrebbero finalmente abbracciarsi.

p.s. Se questo papà si riconosce può contattarci: redazione@ildispari.it