Pasquale Raicaldo | Alla fine saranno capodogli e delfini, stenelle e tursiopi a pagare il dazio delle guerre intestine all’interno dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”. Già, i cetacei che popolano il nostro mare, e il cui monitoraggio e la cui salvaguardia dovrebbero essere obiettivi prioritari dell’ente nato nel 2007 non propriamente sotto una buona stella. E accade invece che la Convenzione di Ricerca “Monitoraggio in mare della popolazione di cetacei nell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno” venga interrotta così, tutt’a un tratto, proprio mentre stava portando risultati assai significativi per l’AMP, dalla presenza consistente dei capodogli alla sopravvivenza del raro delfino comune, attestati nel primo anno di studio da parte della onlus Oceanomare Delphis.
La doccia fredda, si fa per dire, è arrivata qualche giorno fa, in data 3 febbraio 2015, quando Riccardo Strada, in qualità di Responsabile dell’Area Marina Protetta, ha comunicato ufficialmente ai responsabili della onlus, titolare della convenzione di Ricerca stipulata il 4 settembre 2013 con il Consorzio di Gestione del Regno di Nettuno, «l’interruzione definitiva della campagna di monitoraggio invernale sui cetacei nelle acque di Ischia e Procida». Definitiva. Si contino da soli, delfini e capodogli.
La storia è una tortuosa vicenda burocratica, nella quale Riccardo Strada è stato messo all’angolo dal settore finanziario dell’organismo e dallo stesso consiglio d’amministrazione: quella convenzione non s’aveva da fare. E l’impossibilità a procedere, ratificata proprio in questi giorni, è collegata al rifiuto, da parte del Responsabile Finanziario dell’AMP, Ciro Raia, di apporre il visto di regolarità contabile per il pagamento del secondo acconto di contributo allo svolgimento della ricerca stessa.
In effetti, il Responsabile Finanziario aveva dato parere sfavorevole alla Determinazione del Direttore dello scorso 28 ottobre, con cui si richiedeva il pagamento della seconda tranche dei 50 mila euro biennali per il censimento invernale dei nostri cetacei.
Un lungo braccio di ferro nel quale Raia ha di fatto citato le conclusioni redatte dal direttore del Consorzio di gestione dell’AMP, Silvano Arcamone, contenute nella delibera dell’Assemblea del Consorzio di Gestione dell’AMP n. 1/2014 del 19/6/2014 che definiscono la procedura di affidamento della spesa illegittima per violazione della normativa sugli appalti.

In buona sostanza, al netto dell’acclarata professionalità di una delle realtà più all’avanguardia nello studio dei cetacei, attiva da tempo nei nostri mari, che solca con uno splendido cutter d’epoca, Strada non avrebbe potuto né dovuto siglare una convenzione di ricerca, con un importo di 50 mila euro per due anni, con un affidamento diretto, senza gara, e peraltro senza l’avallo del responsabile dell’area finanziaria.
Eppure, il responsabile dell’Area Marina Protetta aveva già provato a difendere la bontà della sua scelta: nella delibera in questione, al protocollo 579, si menziona anche la sua nota al prot. n. 789/013 del 10 dicembre 2013 che chiarisce come «la tipologia di accordo (la convenzione di ricerca stipulata tra AMP e ODO) non si può configurare come contratto di affidamento di servizi, essendo impostata come collaborazione tra due entità che apportano elementi non apportabili da alcun altro (vedi l’archivio ventennale sui cetacei di Ischia raccolto da ODO) in un rapporto di tipo collaborativo che non esaurisce nella ricerca in atto l’attività dell’organizzazione di ricerca (infatti i dati raccolti in due campagne invernali sarebbero stati valorizzati solo se comparati al database ventennale di ODO), seppure la componente interna alla convenzione sia retribuita dal Consorzio che comunque non utilizza i risultati di ricerca come una fornitura».

Controdeduzioni, quelle di Strada, che non avevano convinto l’Assemblea del Consorzio di Gestione.
Così, lo scorso 19 giugno il responsabile del servizio finanziario e il direttore del consorzio bocciavano senza ‘se’ e senza ‘ma’ l’affidamento, perché «effettuato in violazione di quanto prescritto dal Codice degli Appalti pubblici e in violazione dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento e trasparenza».
E spiegando che l’articolo 66 del D.P.R. 11 luglio 1980, che disciplina le convenzioni di ricerca, non contempla la possibilità di un affidamento diretto a un’associazione. La norma regolerebbe infatti i rapporti per i contratti di ricerca, di consulenza e convenzioni di ricerca per conto terzi il cui soggetto affidatario è l’Università.

Insomma, secondo Raia e Arcamone Strada aveva sbagliato. E poco importa se il via ufficiale alla campagna di monitoraggio dei cetacei si era accompagnato ai primi risultati significativi, resi possibili dalla competenza e dalla professionalità di un team di esperti, quelli di Oceanomare Delphis.
Così, dopo il primo anno di campagna invernale (con la seconda tranche di risultati non diffusi dall’Amp), con una prima comunicazione del 24 novembre scorso Riccardo Strada scriveva a Oceanomare Delphis «di essere in attesa di venire in possesso della relazione dell’Arch. Arcamone, ovvero delle motivazioni formalmente addotte dal Dott. Raia, che si è assunto la responsabilità dell’interruzione». E il 3 febbraio scorso «nel comunicare ufficialmente la decadenza della convenzione, riportava di non aver mai ricevuto, dal Responsabile Finanziario, né da altri, i chiarimenti richiesti sulle presunte illegittimità che avrebbero motivato il blocco operato per via amministrativa». Fattispecie, questa, che sarebbe tuttavia contraddetta dalla nota del 19 giugno scorso, quella del 19 giugno 2014.
«Con la presente – si legge nella missiva indirizzata alla presidente della Onlus, Daniela Silvia Pace, e a Barbara Mussi – sono costretto a notificarVi l’interruzione definitiva della convenzione per la ricerca sul censimento e monitoraggio invernale dei cetacei dall’AMP Regno di Nettuno, di cui la interruzione temporanea Vi era stata già comunicata con altra mail del 24 novembre dello scorso anno. L’interruzione, come da copia della mia determina n° 29/14 già trasmessa con le relative annotazioni apposte dal Responsabile Finanziario, è dovuta alla negata apposizione del visto di regolarità contabile per il pagamento del secondo acconto di contributo allo svolgimento della ricerca stessa.
Avendo questo Ufficio dichiarato l’approvazione dell’attività congiunta svolta nel primo anno di attività null’altro ha, questa Amministrazione a pretendere, e Vi chiede di rilasciare regolare ricevuta del versamento di € 20.000,00 relativa all’acconto per il primo anno di attività concluso». Rien ne va plus, insomma.
E la guerra intestina tra il braccio scientifico e quello tecnico-amministrativo continua dunque a rivelarsi un fardello insostenibile per il futuro dell’Area Marina Protetta, che pure aveva visto nei giorni scorsi approvati alcuni punti progettuali di comprovato interesse, a cominciare dal monitoraggio del prezioso corallo rosso.
Quali che siano gli sviluppi dell’ultimo, solo in ordine di tempo, “giallo” nel Regno di Nettuno e quali che siano le conseguenze per chi (Strada?) abbia commesso un errore procedurale, l’unica certezza è che le attività di monitoraggio e ricerca dei cetacei nell’Area Marina Protetta non saranno più condotte.
«Nel prendere atto della situazione – scrive Oceanomare Delphis – esprimiamo rammarico e indignazione per la disposizione comunicata dal Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, decisione che appare in contrasto con gli accordi stipulati nella Convenzione di ricerca (Articoli 13 e 14). Se è ben chiara la ferrea volontà di interrompere il sostegno del monitoraggio invernale di Oceanomare Delphis Onlus non sono altrettanto chiare le motivazioni che hanno portato i soggetti di cui sopra a prendere detta decisione che nient’altro fa che penalizzare uno dei patrimoni più preziosi e rari delle acque della AMP e del Regno di Nettuno, ovvero i cetacei che puntualmente frequentano il mare di queste isole. Ma il fatto che la scienza sappia tutto questo è solo un caso».

7 COMMENTS

  1. Ma la vogliamo finire, invece di censire gli scarichi fognari dei 6 comuni dell’isola! dare soldi a gente che d’estate se ne và in giro in barca a contare i delfini a spese dei contribuenti

  2. Caro Antonio,
    in effetti un censimento degli scarichi fognari dei comuni è stato effettuato: Zucco (2003) ha localizzato nell’isola di Ischia sei scarichi altamente inquinati e 11 condotte che lasciano liquami in mare. Inoltre, sono stati contati circa 90 tubi di scarico non autorizzati. Sono sicura che i dati dovrebbero essere aggiornati, ma evitiamo di confondere le idee alle persone. Le due cose non sono in contrasto, nessuno ha scelto di fare una cosa a scapito dell’altra e saremmo tutti contenti se si facessero entrambe.
    Chiariamo anche quest’altro punto: non c’è nessuna barca che va in giro d’estate a spese dei contribuenti. Il censimento è INVERNALE, quando in barca fa freddo e per mare non ci si diverte. Nessuno ci guadagna, l’AMP copre semplicemente le spese di gestione. Le uscite estive invece, che avvengono da più di 20 anni, sono finanziate COMPLETAMENTE dai partecipanti, senza alcun contributo pubblico.

  3. Antonio,
    in effetti ad Ischia è già stato effettuato un censimento degli scarichi fognari: Zucco (2003) ha localizzato lungo le coste dell’isola sei scarichi altamente inquinati e 11 tubi che rilasciano liquami in mare, ha anche contato circa 90 tubi di scarico non autorizzati.
    Sono d’accordo che i dati dovrebbero essere aggiornati, ma non confondiammo le idee alle persone. Il censimento dei cetacei non preclude il censimento degli scarichi fognari. Saremmo tutti contenti se entrambe le cose venissero portate a termine.
    Chiariamo anche quest’altro punto: non c’è nessuna barca che va in giro d’estate a spese dei contribuenti. Il monitoraggio è INVERNALE, quando per mare fa freddo e non ci si diverte. Nessuno ci guadagna, l’AMP copre solo le spese di gestione. Le crociere estive, che avvengono da più di 20 anni, sono finanziate COMPLETAMENTE dai partecipanti, NON da denaro pubblico.

  4. Ciao, Barbara il mio commento era una critica al regno di nettuno che pensa di proteggere il mare di Ischia vietando l’ormeggio ai non residenti, la pesca subacquea, e con tanti altri divieti e regole a chi si va a fare un giro in barca, su un mare che ha ben altri problemi.

  5. E allora dobbiamo distinguere i problemi, elencandoli chiaramente e proponendo delle soluzioni. Non ha senso sparare a caso nel mucchio. Non è utile e confonde solo le idee alle persone. Una cosa è parlare del censimento degli scarichi fognari, altra è parlare dei divieti imposti dal regolamento dell’Area Marina Protetta. Nessuna di queste cose ha poi alcuna attinenza all’articolo qui pubblicato, che parla dell’interruzione del monitoraggio invernale dei cetacei.

  6. in un periodo in cui molte persone non mettono il piatto a tavola questi buttano i soldi dalla finestra contando i delfini. Mi sembra il film di totò quando incaricava lo zotico a contare i colombi in cambio di L. 50.000. e poi dicono che l’area marina non è una vergogna.

  7. e allora chiudiamo le arie marine protette, i parchi nazionali e il ministero dell’ambiente perchè ci sono persone che non mettono il piatto in tavola? ma che discorso è? impariamo a distinguere i problemi per favore

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