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mercoledì, Aprile 24, 2024

Barano, parafulmine in basso e Redentore in alto: così il boom al campanile

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Luigi Balestriere | Cominciano ad affiorare i primi dettagli sul fulmine che ha disintegrato la statua del Redentore in cima al campanile della Chiesa di San Sebastiano di Barano.
E’ stato accertato che esiste un parafulmine con tanto di gabbia di Faraday alla base della torre campanara. L’impianto ha fatto eccellentemente il suo dovere, proteggendo totalmente la struttura.

Per la sfortuna della statua, però, la sua collocazione più in alto non le ha dato scampo. In sintesi, la funzione del parafulmine è quella di proteggere tutto ciò che è al di sotto, quindi tutto ciò che si trova più in alto è senza copertura e non ha alcuna possibilità di sfuggire in caso di caduta della saetta. Ecco il perché del boom.
Intanto, emergono altri particolari nel day after.

Risulta che, poco dopo il primo e sommario intervento della Polizia Municipale, è entrata in servizio una squadra capitanata dal sacerdote e composta da alcuni operai e tecnici. Una sorta di unità di crisi che ha assolto pure le funzioni di squadra di recupero. Gli operai, infatti, hanno raccolto i pezzi della statua distrutta e si sono recati, in compagnia del prete, sul balcone e sul tetto dell’abitazione che ha subito le conseguenze della deflagrazione.

Nella fretta hanno recuperato pure i residui delle tegole e del marmo del ballatoio della casa, che ha subito gli effetti devastanti della caduta del Redentore da un’altezza di circa 20 metri. Per serie, via il dente, via il dolore…

Quanto tempo ci vorrà, ora, per mettere in sicurezza la zona? Le parole del parroco “Per i motivi che hanno portato ai danni alla statua in resina con croce in legno, a seguito dell’eccezionale evento meteorologico verificatosi, sono state fatte solo una serie di ipotesi e pertanto nei prossimi giorni si provvederà ad effettuare una indagine più approfondita al livello della statua oggi non raggiungibile per motivi di sicurezza” hanno il sapore delle stesse parole che usa l’acquaiuolo per descrivere la propria acqua.

E, con il blocco dei fondi “clericali” per consentire la realizzazione del maxi vescovado di Ischia, abbiamo seri motivi di credere che il pericolo del campanile colpito dal fulmine deve restare sulla testa dei baranesi e di quanti percorrono l’unica via di accesso ogni giorno. Sarebbe necessario che qualcuno di serio e non di parte, mettesse in sicurezza l’intera costruzione.

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