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giovedì, Aprile 18, 2024

Banchetti natalizi per poveri in Chiesa, parte la “denuncia” contro Lagnese

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Dissacrazione di un luogo sacro. Pertanto, pubblicamente Vi richiedo di vigilare a che sia da parte del rev. don E. Monte sia di altri sacerdoti, non vengano organizzate nuovamente simili fiere del “dio mangerino e spettacolino”, permettendo con complicità quella che è in tutto una vera dissacrazione di un luogo sacro

Gaetano Di Meglio | Anticipiamo, con un taglio poco tecnico, ma affidato alla fine penna della nostra N. N. una lunga lettera aperta al Vescovo di Ischia, Pietro Lagnese, il contenuto di un atto giuridico-formale contro alcune pratiche locali. E’ un po’ come la storia dei canti di “Bella Ciao” o di altre manifestazioni poco cattoliche che riempiono le chiese cattolica in tutta la penisola. Una polemica, questa, che riaccende il focolaio della protesta a Forio.

LETTERA APERTA AL VESCOVO
di N.N.

Gent.mo Mons. Lagnese,
Vi scrivo, anticipandovi sin d’ora che quanto andrò a rappresentarvi sarà oggetto di separata richiesta, che avrò modo di presentare in opportuna sede.
Con rammarico ripercorro brevemente gli eventi succedutisi lo scorso anno.
Ad inizio Avvento fu allestito nella Chiesa di San Gaetano a Forio – in quel periodo frequentata non solo da turisti, ma dai fedeli che partecipavano alla messa del mattino -, ed inaugurato con la compresenza di esponenti delle autorità civili, tra i quali lo stesso sindaco p.t. F. Del Deo, uno squallido ed equosolidale assemblaggio, fatto passare per presepe, e costituito non da classici pastori, ma di scatolame e confezioni di prodotti alimentari vari, mentre a stento, e giusto per dare una qualche inesistente parvenza di sacralità, in cima alla piramide “putecaria e salumieristica” si trovava a svettare una piccola e cinese baita prefabbricata con qualche statuina di plastica di colore neutro in rappresentanza della sacra famiglia; dei mucchietti informi e coprofilici dall’aspetto zoomorfico forse dovevano dare l’idea del bue e dell’asinello; altri tre soggetti antropomorfici forse simboleggiavano i re magi in cammino; nel cartaceo e notturno cielo sidereo svettava la stilizzazione di una stella pentalfica, simbolo di notoria fama. Il barattolame detto, esaurito l’impegno di presenza alla foriana Mostra d’Oltremare e d’Oltrechiesa, sarebbe stato in seguito destinato ai soliti poveri, sempre tirati in ballo e troppo a sproposito.

Ciò non bastando, parimenti e nuovamente per gli onnipresenti poveri, il giorno di Santo Stefano, rimossi scranni e suppellettili proprie del luogo, come pure Dio in Persona dal sacro tabernacolo, il rettore unitamente ad altre persone, tra le quali un pur apprezzato menestrello legato al luogo per “affinità priorata”, allestì una vera luculliana sala ristorante. Al pranzo vennero cooptati a partecipare come comparse alcuni – non tutti si prestarono alla farsa – degli ospiti del centro di prima accoglienza “Giovanni Paolo II” in Forio.

L’Eccellenza Vostra, arrivato trafelato e dopo il saluto di rito sullo scalone principale con il sindaco medesimo unitamente ai suoi sodali, indossò un grembiulino di consortile reminiscenza, dando la parvenza di recitare in una sorta di “reality show” dal probabile titolo “Cameriere per un giorno”. Un cineoperatore provvedeva a consegnare ai posteri il funesto evento, mettendo in risalto i bivacchi ed il recital canoro, nel frattempo che gli invitati di “terza classe”, continuamente sotto la mira della telecamera, subivano un’umiliazione sconcertante.

Passato quel giorno e per un intero anno, di quei poveri (che poi tanto poveri non sono, atteso che vivono sì in una casa famiglia, ma hanno un tetto ed i pasti assicurati, dei sussidi sociali ed il calore umano non solo degli operatori dirigenti, i quali si occupano di loro con molta abnegazione, ma anche di anime caritatevoli, che sogliono visitarli in ogni momento dell’anno), non ci si è più ricordati; quello stesso parroco, così magnanimo e carico di dolci sorrisi in occasione del convivio, si recò torvo al centro in un’unica occasione; vale a dire il giorno in cui venne scoperto il furto della statua della Madonna di Fatima (forse compiuto proprio il 26 dicembre, mentre si era distratti dalla crapula in corso), avendo evidentemente presupposto che l’autore del reato fosse tra i frequentatori casuali del posto.

Duole dire che il predetto banchetto in realtà è stata la miccia detonatoria per l’innesco di molti altri atti dissacratori, per la maggior parte perpetrati a chiaro fine di lucro, onde ottenere, in virtù della promozione del c.d. “TURISMO RELIGIOSO”, i fondi regionali. Ne è conseguito che nelle chiese siano andate in scena pure delle vere e proprie rappresentazioni teatrali di cattivo gusto, che vanno dalle imitazioni in chiave post moderna e rivisitata della celeberrima ‘Ndrezzata, per quanto è afferente la parrocchia di San Sebastiano M., alla messa in atto di opere eduardiane in quella di San Vito, giustificate dall’innocente volontà di festeggiare il parroco; in questo caso addirittura la sceneggiata è stata indecorosa se si pensa che è avvenuta dinanzi al SS. Sacramento, non spostato, con il tabernacolo ornato di canapeo, mentre gli attori recitavano di spalle.
Nel rivolgervisi, è ovvio che non parli di mio, ma in tutto sulla scorta di ciò che prevede ogni normativa di Santa Romana Chiesa.

Consultando in particolare il Codice di Diritto Canonico, si evince chiaramente, ove mai non lo si fosse ben compreso, che con il termine chiese si indicano “gli edifici sacri destinati al culto divino, ove i fedeli abbiano il diritto di entrare per esercitare soprattutto pubblicamente tale culto” (canone 1214) e vi deve essere tenuto lontano ciò che è alieno dalla santità del luogo” (canone 1220). Sono dunque destinate esclusivamente al culto divino e dedicate a Dio e ai suoi sacri misteri. Non per niente Gesù con zelo ha difeso il tempio ed altrettanto devono fare anche oggi i fedeli per la casa di Dio (Mt 21, 13), luogo di preghiera per eccellenza. Nelle chiese non bisogna comportarsi come se si stesse in qualsiasi luogo di intrattenimento, dovendo l’atteggiamento riflettere la nostra fede nella presenza di Cristo. Il fatto che Dio sia misericordioso e paziente, lento all’ira e grande nell’amore (Salmo 103, 8), non implica che ci si possa comportare in casa sua con una maleducazione che non ci si permetterebbe altrove e con i propri simili. La presenza reale nel SS. Sacramento esige da noi la massima reverenza a tal punto che, anche se non si sta celebrando la Santa Messa, l’ambiente in chiesa deve condurre alla preghiera e al rispetto di Dio.

Il MAGISTERO DELLA CHIESA ci dice che per sua natura una chiesa è un luogo sacro, pure quando non c’è una celebrazione liturgica; difatti, “nel luogo sacro è consentito solo quanto serve all’esercizio e alla promozione del culto, della pietà, della religione, e vietato qualunque cosa sia aliena dalla santità del luogo. L’Ordinario, però, per modo d’atto può permettere altri usi, purché non contrari alla santità del luogo” (canone 1210). Gli atti non liturgici in un tempio dedicato al culto avranno sempre un CARATTERE STRAORDINARIO, saranno atti puntuali e a mo’ di eccezione. È proibito ciò che può ferire i sentimenti religiosi dei fedeli, ciò che non è consono alla SANTITA’ dello spazio religioso e tutto quello che è contrario alla pietà cristiana e ai sani costumi. Gli atti che vi si svolgono non devono essere estranei all’esercizio e alla promozione del culto, della pietà e della religione.

Spetta al vescovo diocesano autorizzare o meno ogni caso concreto, tenendo conto del bene spirituale dei fedeli. Autorizzerà per iscritto solo concerti di musica religiosa e altri atti culturali o istituzionali, tenendo conto della natura e del contenuto dell’atto, stabilendo le condizioni per la realizzazione dell’evento; sarà il parroco a incaricarsi di vegliare affinché queste condizioni vengano rispettate. Giammai l’interno di una chiesa lo si può usare come sala teatrale ovvero come mensa. Quando le chiese vengono utilizzate per finalità diverse da quella propria, si mette in pericolo la sua caratteristica di segno del mistero cristiano, con conseguenze negative.

L’istruzione REDEMPTIONIS SACRAMENTUM, documento descrivendo dettagliatamente come si deve celebrare l’Eucaristia e quello che può essere considerato “ABUSO GRAVE” durante la stessa, afferma al capitolo III, n. 77, che la celebrazione della Messa non può essere inserita come aggiunta a una cena comune, né unirsi a qualsiasi tipo di convivio; parimenti non si deve celebrare la Messa, se non per grave necessità, su un tavolo da pranzo o in un refettorio, né mangiare in una chiesa.

Pertanto, pubblicamente Vi richiedo di vigilare a che sia da parte del rev. don E. Monte sia di altri sacerdoti, non vengano organizzate nuovamente simili fiere del “dio mangerino e spettacolino”, permettendo con complicità quella che è in tutto una vera DISSACRAZIONE DI UN LUOGO SACRO; invito, altresì, Vostra Eccellenza ad astenersi dal dare in prima persona il cattivo esempio, così come accaduto lo scorso anno, allorquando, dopo aver appreso delle prime avvisaglie di “chiesane” contestazioni circa la decisione scellerata del rettore di Santa Maria di Loreto, solidarizzaste con il parroco, per poi, grazie all’eco provocata dai media, travalicare con il discutibile comportamento persino i confini dell’isola stessa.

Di certo, e Vi è ben noto, ci sono molteplici immobili di proprietà ecclesiale, forniti di saloni: fra i tanti lo stesso centro di accoglienza “Giovanni Paolo II” ed il Palazzo Lavitrano. Ivi possono essere allestiti certi eventi, senza provocare scalpore nei “piccoli”. Tra l’altro, non venga trascurato che Dio impone che, nel fare l’elemosina e qualsiasi opera pia e di beneficenza, non si suonino le trombe dinanzi a sé, né che la mano destra venga a sapere ciò che fa la sinistra, ma tutto sia realizzato nel silenzio e nel nascondimento più estremi, per non ricevere gloria dal mondo. E Voi, Eccellenza, vi comportaste in modo contrario al Vangelo, anzi ogni gesto fu compiuto a favore di telecamera. Non è con la profanazione della casa di Dio che si dà il meglio di sé per ricevere il premio destinato al primo classificato nel “giorno annuale di (finta) bontà”. Reiterando la mia disponibilità ad ogni colloquio chiarificatore e parretico (per ogni incidente di Antiochia ho stipulato apposita polizza di copertura…!), Vi porgo in fede ed in carità i suoi cordiali e filiali saluti.

4 COMMENTS

  1. Pazzesco! Sembra di essere tornati al medioevo. Circondati da amebe sociali, bigotti dalla grande bocca farcita di inutili paroloni che servono solo a dare l’impressione di cultura e formazione superiore…. Bla bla bla bla…. Svegliatevi! Siamo nel 21 secolo!
    Incredibile, non ci posso credere.
    Ma lei ci crede veramente a quello che scrive?

  2. “La verità ti fa male lo so” suscita paragoni storici buttati in aria come mongolfiere sgonfie. Quasi come se il 21 secolo debba essere etichettato come il tempo della religiosità “magnereccia” e, chi sa, detto in modo di provocazione, come il tempo in cui i luoghi ad essa deputati possano essere adattati a temporanei prostiboli.

  3. ” A me me pare proprie na strunzata !!” , come direbbero in coro i tre-tre degli anni ottanta -novanta . Potrebbe essere uno sfogo-rivalsa di un parrino alienato. Lo si potrebbe riconoscere dal lessico che impiega. Basta andare in qualche parrocchia ben individuabile e riconoscerne inflessione e toni verbali. Con farciture dottrinali impiegate ad arte per bersi in un solo sorso tutti i sempliciotti pronti a seguire il capo branco di turno che non vede l’ora di farla pagare cara a chi incalza con coraggio le mine vaganti o le bombe inesplose e sporche della chiesa ischitana. Un NN (Nano -Nanetto) che non si scopre e rimane nell’ombra. Bella porcheria !

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