Si è chiusa una brevissima parentesi che ormai da una dozzina d’anni aspettavo di riaprire e che domenica scorsa, finalmente, ha visto la luce. Sono tornato nella “mia” Bulgaria, insieme a Trump, per soli due giorni di caccia alla beccaccia, coincidenti con la chiusura stagionale anche da queste parti. Sì, solo due giorni: un regalo che dovevo non tanto a me stesso, ma a questo setter che avrebbe meritato senza dubbio un soggiorno più lungo per confermare ancora di più, come puntualmente ha fatto, le sue ottime qualità.
Sono stato tantissime volte in questo paese, concentrandomi sempre nella città di Varna, dov’ero praticamente di casa.
E’ stato bello conoscere Rada, una donna di poche parole ma di comprovata serietà, esattamente come me l’aveva descritta l’amico cinofilo e cacciatore Donato Carella. Ma soprattutto ho vissuto nuovamente e con grande gioia quelle sensazioni che mi mancavano da troppo tempo e che hanno caratterizzato un periodo molto bello della mia vita: cani epici, amici vecchi e nuovi (qualcuno ancora presente, qualcun altro cancellato volutamente dal libro dei ricordi), paesaggi splendidi spesso inficiati dall’inciviltà dell’uomo e giornate di caccia intensissime alla ricerca della “regina”, lunedì con un caldo a dir poco insolito e ieri, invece, con un bentornato freschino; e per tutto il pomeriggio, sotto una pioggia leggera ma costante.
Quando le beccacce sono così nervose e disturbate non è certo agevole incontrarle nel migliore dei modi. Ma è altrettanto vero che quando lo spirito della caccia si concentra sull’azione dell’ausiliare e sulla gioia di vederlo progredire di ora in ora su un selvatico così complicato da trattare senza l’esperienza giusta, il gioco vale sempre e comunque la candela.
Spero di tornare presto lungo questa costa del Mar Nero così generosa per noi cacciatori, sempre accogliente e pronta ad un piacevole salto a ritroso nel tempo, in una realtà ancorata a un modus vivendi che conserva intatta la genuinità della gente semplice e senza particolari fronzoli.