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venerdì, Marzo 29, 2024

Arrestato con 300 grammi di hashish, assolto dal tribunale

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L’uomo era stato fermato dopo una perquisizione nel suo appartamento dalla Polizia di Stato

Paolo Mosè | Incensurato, ma con il vizio di consumare hashish in una certa quantità. A casa la squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Ischia ha rinvenuto nella disponibilità dell’imputato G.S. circa 300 grammi di hashish suddivisi in tre panetti. Arrestato in flagranza di reato, il pubblico ministero ha ordinato il processo per direttissima che si è celebrato nella mattinata di ieri.

Al termine di un serrato confronto con il rito abbreviato, il tribunale lo ha assolto dall’accusa con la formula perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Ed è stato dimostrato che quell’“erba” rinvenuta all’interno del proprio domicilio era stata acquistata esclusivamente per uso personale. E non vi erano elementi per confermare il teorema accusatorio sostenuto dal pubblico ministero di udienza, che riteneva invece che il quantitativo fosse legato alla vendita o anche alla cessione gratuita a qualche amico. Tanto da richiedere, a conclusione della requisitoria, la condanna a quattro anni di reclusione e l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere. Non meritevole della detenzione domiciliare, spiegando che la sostanza era tra le quattro mura domestiche.

Veniamo all’indagine che ha portato all’arresto di quest’uomo incensurato. Gli uomini del commissariato di Ischia che hanno trasmesso al pubblico ministero il verbale di arresto hanno spiegato che a seguito di una indagine alquanto capillare, avevano fondato motivo di ritenere che a casa del sospettato potesse essere nascosta della sostanza stupefacente. Senza aggiungere di aver ricevuto l’informazione da una fonte confidenziale, come accade di solito in questi casi. Ma che il tutto fosse frutto di una indagine come si faceva qualche anno fa. Per cercare il nascondiglio, gli agenti hanno fatto irruzione nell’appartamento portando con sé il cane antidroga. L’agente “a quattro zampe” non ha dovuto faticare molto per segnalare all’istruttore dove fosse nascosto l’hashish. Che ha un odore particolare e assai intenso e che non passa inosservato al cane, che è addestrato a lungo per riconoscere ogni tipologia di droga. I tre panetti avevano nascondigli diversi: nel bagno, nella camera da letto e un ripostiglio. Sin da subito l’uomo ha dichiarato di essere un consumatore di hashish, di avere l’abitudine di confezionarsi lo spinello ogni qualvolta ne avesse bisogno, soffrendo di forte esaurimento. L’hashish lo rendeva diverso, più tranquillo e con il passare del tempo non è stato più in grado di interrompere la terapia che aveva prodotto risultati lusinghieri, diventando più disponibile al dialogo, ad avere un rapporto con gli altri aperto.

Dinanzi ad una scoperta del genere, le forze di polizia procedono direttamente all’arresto. Segnalando, come anche in questo caso, al pubblico ministero dell’arresto in flagranza di reato. E il sostituto di turno agli affari penali ha ritenuto di procedere direttamente al processo per quantificare – riteneva – la pena da infliggere ad un soggetto che non risultava fino ad ora mai coinvolto in questioni, attività o traffici di stupefacenti.

IL PROCESSO
Il primo atto compiuto dinanzi al tribunale è stato la convalida dell’arresto, avvenuta dinanzi ad un giudice diverso da quello che poi ha emesso la sentenza. Nell’occasione è stato sentito uno degli operanti che ha seguito le indagini e ha proceduto all’arresto. Spiegando le modalità dell’operazione. Arresto che è stato convalidato sulla sola scorta del quantitativo sequestrato. Si è poi proceduto con il rito abbreviato scelto dall’avv. Nicola Nicolella, difensore dell’imputato.

Il pubblico ministero ha basato tutta la sua ricostruzione sui 300 grammi di hashish sequestrati, che di per sé è un quantitativo che già dimostra da solo che l’imputato avesse intenzione o quantomeno avesse già iniziato un’attività illecita. Cercando di raddoppiare l’investimento fatto. Non era credibile quanto dichiarato dallo stesso imputato in ordine ad un acquisto per uso personale. Sulla base del racconto degli operanti, dal sequestro eseguito, il pubblico ministero ha fondato la sua richiesta di condanna a quattro anni di reclusione. Concludendo che non vi sono i presupposti per la concessione degli arresti domiciliari, proprio in relazione alla dislocazione della sostanza stupefacente, che era stata nascosta in più punti dell’appartamento. Scelta dettata dalla necessità di non essere rinvenuta da chicchessia e soprattutto dalle forze dell’ordine. Spingendo per l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere.

Articolata e appassionante la discussione dell’avv. Nicola Nicolella, che ha posto diverse argomentazioni all’attenzione del giudice su ciò che realmente è stato constatato in questa operazione. Soprattutto ribadendo che l’attenta perquisizione eseguita dalla Polizia di Stato ha avuto solo l’epilogo del rinvenimento dei tre panetti per circa 300 grammi. E che la sostanza non era stata tagliata, né tanto meno si era iniziato per trasformarla in singole dosi per essere ceduta a terzi. E questo è un elemento per possibilmente concretizzare un’attività di spaccio. Nulla di tutto ciò si è verificato, nulla è stato constatato, come gli stessi operanti hanno dichiarato negli atti trasmessi e rispondendo alle domande delle parti all’udienza di convalida. Nessun tipo di attrezzatura è stata rinvenuta all’interno dell’abitazione. Per confezionare delle dosi, è necessario essere in possesso di un bilancino di precisione, delle pellicole di cellofan che servono per avvolgere le singole dosi. E’ stata trovata una piccola somma e questa non può essere affatto collegabile all’attività illecita.

Spiegando, l’avv. Nicolella, che il proprio assistito svolge regolarmente un’attività artigianale e al momento della perquisizione si trovava al lavoro. Come dimostra la tuta che indossava. Quindi per verificare una volta per tutte che quella piccola somma che aveva in casa, era frutto di un’attività pienamente lecita.
Rispondendo, inoltre, alle osservazioni del pubblico ministero sulle modalità dei vari nascondigli dell’hashish, ha richiamato diverse sentenze della Suprema Corte di Cassazione che di fatto stabilisce una esatta valutazione per identificare chi sostanzialmente possiede della droga allo scopo di rivenderla. Il solo possesso, senza che vi fossero altri elementi che dimostrassero questa attività, per la Corte va letto come un possesso per uso personale e quindi non punibile. E concludendo, alla fine dell’intervento, che il quantitativo, seppur consistente, era legato al fatto che l’imputato non aveva tutta quella disponibilità per potersi recare con una certa frequenza a Napoli per acquistare e si era premunito di portarsene a casa un quantitativo sufficiente per passare tranquillamente le festività natalizie e continuare la sua cura, che è risultata efficace per il suo stato di salute.

Il ragionamento della difesa ha trovato piena corrispondenza nel giudizio del tribunale, che ha assolto G.S. e dopo la lettura del dispositivo ne ha ordinato l’immediata liberazione.

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